Capriole sul Ponte di Rialto, lo sfregio del parkour a Venezia

VENEZIA. Un giovane si esibisce in una capriola da cardiopalma sulla balaustra del Ponte di Rialto, mentre gli amici lo riprendono con un drone. Il cielo è bianco e i masegni bagnati come avviene in quei giorni invernali in cui l’umidità si tocca con mano. I passanti guardano senza parole il salto che, per qualche attimo, tiene sospeso il suo corpo nel vuoto.
E se cadesse? Nell’istante della perfomance passa una barca e il pensiero corre a quella notte del 12 agosto 2016, quando un marinaio neozelandese si tuffò dal Ponte di Rialto schiantandosi su un taxi. Dopo pochi mesi morì per le conseguenze dell’impatto. Il ragazzo fa parte di Wizzy Gang, collettivo francese di sport estremo chiamato parkour, che iL 31 gennaio ha pubblicato su YouTube il video “Parkour sfida sull’acqua a Venezia (con il rischio di 500 euro di multa)” e il salto a Rialto sulle storie di Instagram con riprese effettuate in piena pandemia, senza autorizzazioni. Un veneziano nel video ricorda ai ragazzi che se passa la polizia la multa da 500 euro è assicurata, ma l’imperativo è saltare.[
VENEZIA. Un giovane si esibisce in una capriola da cardiopalma sulla balaustra del Ponte di Rialto, mentre gli amici lo riprendono con un drone. Il cielo è bianco e i masegni bagnati come avviene in quei giorni invernali in cui l’umidità si tocca con mano. I passanti guardano senza parole il salto che, per qualche attimo, tiene sospeso il suo corpo nel vuoto.

E se cadesse? Nell’istante della perfomance passa una barca e il pensiero corre a quella notte del 12 agosto 2016, quando un marinaio neozelandese si tuffò dal Ponte di Rialto schiantandosi su un taxi. Dopo pochi mesi morì per le conseguenze dell’impatto. Il ragazzo fa parte di Wizzy Gang, collettivo francese di sport estremo chiamato parkour, che iL 31 gennaio ha pubblicato su YouTube il video “Parkour sfida sull’acqua a Venezia (con il rischio di 500 euro di multa)” e il salto a Rialto sulle storie di Instagram con riprese effettuate in piena pandemia, senza autorizzazioni. Un veneziano nel video ricorda ai ragazzi che se passa la polizia la multa da 500 euro è assicurata, ma l’imperativo è saltare.

Il parkour è diffusissimo tra i giovani e richiede un’eccellente preparazione fisica, una grande dose di coraggio e una concentrazione non da poco. Tuttavia viene da chiedersi se fare un salto mortale sul cornicione del Ponte di Rialto sia da considerarsi sport o degrado, dove sia il confine tra un’acrobazia e una bravata e se le pietre della città siano da trattare come gli attrezzi di una palestra a cielo aperto.
Qualcuno potrebbe dire: i giovani lo fanno ovunque nel mondo, ma che dire degli emulatori e di chi continua a considerare la città come un set? E dei salti sulla cornice di pietra d’Istria dei palazzi sui canali? In un attimo e in piena pandemia Venezia ripiomba in un esibizionismo che pareva parte di un lontano passato, con i turisti a usare le rive e le balaustre dei ponti come trampolini per poi farsi i selfie.

Ed è così che l’iconico ponte diventa ancora una volta, dopo i già tanti tuffi, teatro di una performance da postare sui social per raggiungere più notorietà possibile. Come prevede il parkour, tutto nella città è utilizzato per saltare come delle molle e, in questo caso, cadendo spesso in acqua, in barba ai divieti.
Nel video ufficiale su YouTube ci sono salti dai ponti, dalle impalcature, dai parapetti, dai muretti, dagli scalini e dalle bitte, ma forse non si è colto che non è una città di cemento. È Venezia, fatta di pietre secolari e sempre più fragili. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il parkour è diffusissimo tra i giovani e richiede un’eccellente preparazione fisica, una grande dose di coraggio e una concentrazione non da poco. Tuttavia viene da chiedersi se fare un salto mortale sul cornicione del Ponte di Rialto sia da considerarsi sport o degrado, dove sia il confine tra un’acrobazia e una bravata e se le pietre della città siano da trattare come gli attrezzi di una palestra a cielo aperto.
Qualcuno potrebbe dire: i giovani lo fanno ovunque nel mondo, ma che dire degli emulatori e di chi continua a considerare la città come un set? E dei salti sulla cornice di pietra d’Istria dei palazzi sui canali? In un attimo e in piena pandemia Venezia ripiomba in un esibizionismo che pareva parte di un lontano passato, con i turisti a usare le rive e le balaustre dei ponti come trampolini per poi farsi i selfie.

Ed è così che l’iconico ponte diventa ancora una volta, dopo i già tanti tuffi, teatro di una performance da postare sui social per raggiungere più notorietà possibile. Come prevede il parkour, tutto nella città è utilizzato per saltare come delle molle e, in questo caso, cadendo spesso in acqua, in barba ai divieti.
Nel video ufficiale su YouTube ci sono salti dai ponti, dalle impalcature, dai parapetti, dai muretti, dagli scalini e dalle bitte, ma forse non si è colto che non è una città di cemento. È Venezia, fatta di pietre secolari e sempre più fragili. —
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