Casalesi: in Appello l’accusa mitiga le richieste

Clan Crisci: resiste l’impianto mafioso ma il pg sollecita sconti di pena per alcuni tra i maggiori imputati
Di Giorgio Cecchetti

MESTRE. Quell’invito, nell’udienza dello scorso 10 gennaio, del presidente della Corte d’assise di Venezia Daniela Perdibon a trovare un accordo tra accusa e difesa «Perché il processo è grosso» deve aver convinto il sostituto procuratore generale Giancarlo Buonocore a venire a patti almeno con i difensori degli imputati disposti a rinunciare ai motivi d’appello. Così nella sua requisitoria, ieri il magistrato ha chiesto consistenti sconti per alcuni dei maggiori imputati, seppur ribadendo che quella messa in piedi da Mario Crisci è stata un’associazione a delinquere di stampo mafioso. Il processo è quello d’appello alla banda di strozzini legati al clan dei Casalesi, che ha imperversato per alcuni anni in Veneto, facendone terra di Gomorra, con l'obiettivo di taglieggiare imprenditori in difficoltà per poi rilevare le loro aziende.

Il rappresentante dell’accusa ha chiesto la conferma delle condanne di primo grado a 20 anni per Crisci, Massimo Covino e Antonio Parisi, a sette anni e 8 mesi per Donatella Concas, a cinque anni per Salvatore Destito e a 4 anni e 8 mesi per Alberto Carraturo. Ma ha chiesto 11 anni e 4 mesi per uno dei picchiatori campani, Ciro Parisi (sei anni e 3 mesi in meno della sentenza di primo grado), cinque anni e 4 mesi in meno per il poliziotto Christian Tavino passato armi e bagagli con gli strozzini (da 12 anni e mezzo a sette anni e 2 mesi), ben sei anni e due mesi in meno per la veronese Diana Ziotti, che procurava i clienti ai napoletani (da 12 anni e 4 a 6 anni e 2).

Queste alcune delle altre richieste: cinque anni e 8 mesi per Gabriele Marostica, l’imprenditore prima vittima dei napoletani poi loro alleato (in primo grado era stato condannato a 9 anni), cinque invece di sette anni per Alessandro Mazza, cinque anni e due mesi per il commercialista Ivano Corradin, cinque anni e 8 mesi per Giuseppe Zambrella (due anni e 4 mesi in meno), quattro anni e 4 mesi per Angelo Nattino, due anni in meno come per Anna Guarino (da cinque anni e 9 mesi a tre e 10 della richiesta del rappresentante della Procura generale.

Già nella serata di ieri, nell’aula bunker di Mestre, hanno poi iniziato ad intervenire gli avvocati di parte civile, che oggi concluderanno. Quindi, sarà la volta dei difensori, infine la sentenza è prevista per il 21 febbraio. Ieri, il difensore di Crisci ha chiesto alla Corte di poter acquisire tutti i verbali degli interrogatori del suo cliente per dimostrare che la sua collaborazione con gli inquirenti dopo l’arresto è stata non solo totale ma anche utilissima alle indagini. Verbali che sono cosparsi di omissis perché Crisci ha rivelato particolari che riguardano i suoi rapporti con i clan dei Casalesi. Ha spiegato che per poter utilizzare il loro «marchio» per spaventare gli imprenditori veneti e per poter usufruire dei loro picchiatori consegnava loro il 15 per cento di quello che intascava con l’usura.

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