Cellula jihadista a Venezia, i vicini: "In quella casa viavai continuo"

VENEZIA. «La luce sulle scale si accendeva e spegneva in continuazione; credevo ad un guasto, allora sono uscito dall'appartamento, e c'era un carabiniere con il passamontagna: mi ha detto: dentro e zitto».
Rivive così Angelo Malandra, amministratore del condominio di Venezia dove risiedevano i presunti terroristi, il blitz delle forze dell' ordine che stamane ha portato a sgominare una cellula kosovara in probabile contatto con l'Isis.
L'irruzione è partita alle 4 del mattino, poi l'operazione si è protratta fino alle 6. Passato lo sgomento, Malandra ha continuato la sua giornata, andando a verificare quale il contratto d'affitto stipulato a suo tempo dai kosovari che abitavano l'alloggio sopra il suo.
«Sono andato a prenderlo nell'agenzia dov'era stato formato 6-7 mesi fa, e mi sono accorto che era sì tutto regolare, ma scadeva a luglio: se qualcosa dovevano fare sarebbe dovuto accadere entro quella data».
Il titolare di un ristorante vicino alla casa ricorda i ragazzi ora finiti in arresto. Li descrive come giovani allegri, che non facevano pensare a nulla di male. Ultimamente, però, riferisce, «c'era un via-vai di persone nel loro appartamento. Una sera ne ho contati una quindicina, perché si erano fermati a chiacchierare proprio davanti all'entrata di servizio del mio locale».
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