Centrodestra, autoconvocati per la “costituente civica”

VENEZIA. Una classe dirigente decapitata dalle inchieste giudiziarie lancia un referendum per chiedere ai veneti di costituirsi in stato sovrano. Ce ne vuole di coraggio. La Lega che gridava Roma...
Di Renzo Mazzaro

VENEZIA. Una classe dirigente decapitata dalle inchieste giudiziarie lancia un referendum per chiedere ai veneti di costituirsi in stato sovrano. Ce ne vuole di coraggio. La Lega che gridava Roma ladrona, con i ladri in casa cambia cavallo e salta su quello dei venetisti, l’unico che sembra ancora capace di correre. Il Pdl in preda alla diaspora, schiacciato dal peso dei suoi arrestati eccellenti, non dà segni di vita apparente.

È la fotografia del centrodestra veneto ormai da mesi. Bisogna rassegnarsi? Il silenzio dei palazzi regionali viene rotto oggi da una iniziativa che parte dal basso: l’area politica di centrodestra muove un passo per ricomporsi e uscire dalla stretta che ha azzerato i riferimenti regionali. Il tam-tam viaggia via internet, su fb e i social network. Si ritrovano a Vicenza, alle 18, Istituto dei Servi di Monte Berico. Vengono da esperienze diverse, quasi tutte fallimentari, sono frustrati e delusi ma non demordono. È un’assemblea autoconvocata, aperta a tutti «i liberi e i forti», citando De Gasperi, «che sono interessati alla costruzione della costituente popolare civica del Veneto in previsione delle elezioni regionali del 2015».

In prima fila c’è l’immancabile Ettore Bonalberti, poi Domenico Menorello, Filippo Fasulo e Mario Boscaro, Luciano Finesso, Giorgio Zabeo, Francesco Giuliari, Maddalena Buoninconti, Simone Venturini, Ubaldo Lonardi e tanti altri. Con una congerie di sigle che lasciamo agli intenditori: Alef, Adc, Udc, Cdu, Popolari, Area popolare, Rinascita popolare, L’albero e via elencando. Non mancano personaggi piuttosto collaudati: Ugo Bergamo, Riccardo Ronchitelli e perfino l’intramontabile Camillo Cimenti. L’elenco non è completo perché finisce con dei puntini minacciosi. Si vedrà oggi pomeriggio quanto seguito avrà l’iniziativa.

«Non ci interessa promuovere nuove liste», dice Menorello, «anche se probabilmente saremo costretti a farlo, ma solo per porci in alternativa al Ncd che in questo momento sta trattando su otto tavoli diversi e stringe accordi preferibilmente con il Pd. Cercano di precostituire le alleanze per l’anno prossimo e continuare a galleggiare. Non possiamo permetterci di restare nelle mani di Marino Zorzato. Ma il rilancio deve partire dai contenuti, per questo verificheremo le sensibilità e gli obiettivi in tre incontri di una scuola popolare, che dovrà proporre un manifesto per il Veneto».

La prima lezione riguarderà i temi della famiglia e del welfare; la seconda la crisi economica, l’occupazione, i giovani e le imprese; la terza la forma di governo, puntando ad un’unica regione triveneta, da Bolzano a Trieste passando per Venezia. I relatori sono ancora da definire, ma si tratta di nomi del giro nazionale.

C’è da dire che anche Menorello ha un discreto pedigree, venendo dal gruppo degli autoconvocati del 2009, quelli che dovevano lanciare Forza Veneto, salvando di passaggio il soldato Galan. Altra esperienza fallimentare, che ha lasciato il segno. Da una batosta all’altra, finché è arrivata quella più grossa, che ha fatto tabula rasa. Tirarsi fuori dall’inchiesta Mose e riconquistare la fiducia e il consenso dei veneti, sarà un bel problema.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova