Compriamo i prodotti delle aree martoriate dal maltempo

La proposta dello scrittore Ferdinando Camon: inutile "adottare alberi", aiutiamo piuttosto l'economia veneta e friulana

Un amico lettore, intelligente e sensibile, Luigi Pelliccione, ha un’idea generosa: per aiutare le zone del Norditalia, danneggiate dall’uragano, noi che abitiamo nel Norditalia dovremmo comprare prodotti di quelle zone.

Sono d’accordo. In primo luogo dovremmo prenotare le prossime vacanze sciistiche negli alberghi di quelle zone, a prescindere da come sarà il paesaggio intorno.

Non dovremmo andare in Slovenia o in Austria, solamente perché le terre di casa nostra hanno patito un disastro. Dove però non sono d’accordo con l’amico generoso è quando lui dice che dovremmo, ciascuno di noi, acquistare uno degli alberi stesi a terra, abbattuti e morenti. Capisco l’idea, ma poi cosa facciamo con quell’albero? Dove lo trasportiamo? Come lo utilizziamo?

Piuttosto, mi pare più praticabile l’idea di comprare nei negozi i prodotti delle zone disastrate, sceglierli spontaneamente negli scaffali, pagarli, portarli a casa. Vado spesso a Los Angeles, e quando la produzione americana era in crisi vedevo nei negozi apparire cartelli con un invito: “Americani, comprate americano”. Per quanto possa sembrare ingenuo, ha funzionato. La produzione americana, prima schiacciata da quella giapponese e da quella asiatica, s’è risollevata.

Propongo la stessa cosa.

Certo che nella prossima stagione sciistica le stazioni a est e a nord dei nostri confini offriranno paesaggi più idilliaci, sia intorno agli alberghi che intorno alle piste, ma quel che propongo è proprio questo: non abbandonare i nostri centri sciistici solo perché la sventura li rende adesso meno seducenti, o alcuni addirittura drammatici.

Sciare sui pendii battuti da un uragano ha una sua memorabilità. Ma tutte le mattine potremmo aiutare le zone disastrate preferendo nei negozi i prodotti che da quelle zone vengono. Dalle aree della Venezia Giulia, della Carnia, al Friuli, all’Altopiano di Asiago, ai colli vicentini, alle colline veronesi, alle Prealpi e alle Alpi, dal bellunese al trentino, vengono formaggi, miele, vini, paste, latte, birra fra i migliori del mondo.

Cito questi prodotti perché rientrano fra i nostri acquisti quotidiani, quindi acquistarli ci permette di aiutare quotidianamente le terre danneggiate. E non sto parlando contro l’etica del mercato: se il mercato vuole che il prodotto migliore sia il più venduto, il burro di Asiago, i vini bianchi dei colli orientali del Nord-Est, il pinot grigio, i canederli e il latte del bellunese, la birra di Udine, il vino rosso delle colline prospicienti il Garda che ricevono i riflessi pomeridiani del lago, hanno i sapori più dolci della terra. Ricordarselo non fa il bene soltanto di chi vende, ma anche di chi compra.

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