Con Flor è stata premiata la scuola di medicina patavina per sconfiggere la pandemia in Veneto

VENEZIA. La nomina di Luciano Flor rimette ordine alle gerarchie: Zaia chiude la stagione del policentrismo con rotta su Castelfranco e Treviso voluta da Domenico Mantoan e riporta la scuola di medicina di Padova nel cuore del governo di palazzo Balbi.
Per sconfiggere la pandemia il governatore ha scelto un manager di 62 anni, nato a Revò in Val di Non, che si è laureato a Padova con la specializzazione in Igiene e medicina preventiva, prima di avviarsi alla carriera di dirigente con Luigi Diana, in costante dialogo con gli atenei di Padova e Verona.
«Ringrazio il presidente Zaia che ha annunciato la mia nomina» le sue uniche dichiarazione ieri verso le 13,40. Parlerà oggi a Marghera Luciano Flor che quando ha una giornata libera d’estate va alla conquista del Catinaccio e del Latemar, con arrampicate da brivido.
Se è a Padova invece per tenersi in forma gioca a calcio al Pedron al Portello, con la quadra di medici che a dispetto degli acciacchi di stagione non si vuole arrendere e lotta tra il fango e la pioggia per buttare il pallone in porta.
Nel team c’è anche Daniele Donato che sa fare miracoli da serie A con la palla da volley, pronto a uscire di scena per godersi la pensione tra qualche mese. Anche Luciano Flor voleva tornare a occuparsi della sua azienda di golden Melinda tra il lago di Santa Giustina e Cles, ma ha deciso di continuare con le sfide impossibili non certo sedotto dal denaro, visto che ha rinunciato al maxi stipendio da 240 mila euro: vuole realizzare il nuovo ospedale di Padova e vaccinare i veneti per raggiungere l’immunità di gregge.
Bisogna raggiungere una soglia molto alta: il 70% in Italia, quasi 42 milioni di persone, 3,4 milioni dei quali in Veneto. E con il partito dei no vax si dovranno purtroppo fare i conti: umiliati nelle urne il 20 settembre, continuano a bersagliare i social con messaggi che rasentano la follia. E sono riusciti ad eleggere persino una deputata in Parlamento con i 5 Stelle: per rimediare all’errore Di Maio ha cacciato Sara Cunial, che però da Montecitorio non si muove.
Luciano Flor non frequenta i palazzi romani e fa sapere di avere già organizzato il piano d’intesa con il commissario Arcuri per partire con le vaccinazioni domenica 27 dicembre. I dettagli? Si conosceranno mercoledì a Marghera con Francesca Russo, il professor Giorgio Palù che guida l’Aifa e ovviamente Luca Zaia.
Flor non ama rilasciare interviste, preferisce lavorare con discrezione. Alle 8 è in ufficio e se ne va dopo 12 ore. Qualche mese fa ha voluto sottolineare che lui nel 2016 ha deciso di collaborare con il presidente Zaia, che non conosceva, su precisa sollecitazione della facoltà di Medicina pronta a rialzare al testa dopo un estenuante dibattito sul nuovo ospedale, bloccato da liti politiche e veti incrociati.
A maggio ha cercato di ricucire lo strappo tra il professor Andrea Crisanti e Francesca Russo sulla strategia dei tamponi a Vo’. Dopo aver valorizzato con orgoglio la professionalità del microbiologo rientrato a Padova da Londra, ha dato a Zaia quel che è di Zaia ed è nato un feeling che lo ha portato sulla poltrona più importante della sanità veneta.
Dovrà gestire 9 miliardi di euro, senza restare vittima della tirannia burocratica delle pagelle dei Dg, che lo ha visto in rotta di collisione con Mantoan per i tagli di stipendio. Del resto ha occupato dal 2007 al 2011 la cattedra di Economia Aziendale e Management Sanitario e quindi conosce la finanza di progetto.
«Si chiude un anno orribile, pesantissimo per la nostra struttura ospedaliera che ha dimostrato di saper reggere a una pandemia che si presenta più complessa di come ce l’eravamo immaginata», ha dichiarato qualche settimana fa nel corso di una conversazione sul nuovo ospedale di Padova. Flor se ne va dopo aver chiuso il dossier Pediatria e a chi gli chiedeva il 10 dicembre scorso cosa c’era sul suo futuro, rispondeva con una battuta: «Io la penso come Zaia, se lavoro in regione Veneto è perché mi trovo bene con il presidente. Lo ringrazio per la stima». —
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