Con il passeggino per acquistare la droga cambia lo spaccio nel cuore della movida

Anche famiglie in vacanza con bimbi tra i clienti dei 12 spacciatori nigeriani arrestati dalla polizia. Pusher pure dal Padovano
DE POLO - TOMMASELLA - JESOLO - OPERAZIONE DI POLIZIA CONTRO SPACCIO DROGA - IMMAGINI TRATTE DAL VIDEO DELLA POLIZIA
DE POLO - TOMMASELLA - JESOLO - OPERAZIONE DI POLIZIA CONTRO SPACCIO DROGA - IMMAGINI TRATTE DAL VIDEO DELLA POLIZIA



jesolo

In giro con il passeggino per una sosta dal pusher in lungomare Mike Bongiorno. La droga a Jesolo supera i confini della movida ed entra perfino nei contesti familiari. Già perché c’è anche un’allegra famigliola tra le decine di persone registrate durante il mese di indagine serrata - condotta dalla squadra mobile della polizia di Stato di Venezia insieme al Servizio Centrale Operativo di Roma, e coordinata dalla procura di Venezia - che ha portato all’arresto di dodici spacciatori nigeriani. Veri e propri “professionisti”, provenienti in parte dalla provincia di Venezia (otto, nessuno però ospitato alla Croce Rossa), in parte dal Veneto (Padova e Vicenza) e in parte da fuori regione (Trento). Ma, a dimostrazione di come i pusher attivi a Jesolo fossero veri e propri pendolari della droga, era soprattutto Torino e il Piemonte il cuore dell’organizzazione: « capitale della criminalità nigeriana», come ha spiegato ieri Giorgio Di Munno, a capo della mobile veneziana. Il gruppo si spostava sui mezzi pubblici.

Nei trenta giorni di indagine, come spiegato nella conferenza stampa di ieri in Questura sui dettagli dell’operazione “Jesolo Summer 2020”, sono stati utilizzati telecamere comunali, agenti infiltrati delle sezione narcotici e droni per le riprese dall’alto dei momenti salienti delle compravendite di stupefacenti. L’organizzazione della piazza di spaccio era pressoché perfetta, anche come offerta di stupefacente: dalla cocaina, prevalentemente, fino all’eroina. Lo spaccio avveniva soprattutto di notte, e a poche decine di metri dai luoghi più frequentati della movida jesolana. Decine e decine le cessioni registrate dagli agenti nel corso dei weekend di agosto, la maggior parte delle dosi erano tenute in bocca dai pusher che al momento opportuno le sputavano per consegnarle, una volta ricevuti i soldi. E proprio il drastico calo dei prezzi dovuto con ogni probabilità agli strascichi del Covid sul mercato illegale, hanno spiegato gli agenti, ha portato a un aumento vertiginoso della domanda. Da parte di giovanissimi, ma anche di gente normale e di famiglie.

A dimostrazione, secondo il Questore Maurizio Masciopinto, di un fenomeno ormai «intriso nel tessuto sociale».

Per gli otto nigeriani portati davanti al tribunale di Venezia giovedì mattina, il processo per direttissima si è concluso per ora con la convalida dell’arresto e la misura cautelare del divieto di dimora in Veneto, in attesa della sentenza. Niente carcere, dunque: si è trattato di cessioni di droga di modeste quantità. E infatti sono stati solo due gli etti sequestrati. «Ma era necessaria una risposta di questo tipo prima della fine dell’estate», le parole del Questore, «per togliere il dubbio alla cittadinanza che dalle forze dell’ordine ci fosse tolleranza verso il fenomeno. Dopo la stretta sull’alcool e sulle risse ora si chiude un cerchio».

Vale anche per un’estate jesolana tutt’altro che semplice, come ha specificato il commissario Marco Fabro: «Un anno fa avevamo 10 mila ragazzi nel weekend a ballare, con il Covid ce li siamo ritrovati in piazza. Non è stato semplice gestirli». —

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