Condanna per i tre morti nella solfatara

Famiglia di Meolo inghiottita a Pozzuoli: sei anni al proprietario del sito, assolti cinque soci. I parenti: «Monito per il futuro»
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - MEOLO - CARRER - ZARAMELLA E FIGLIO
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - MEOLO - CARRER - ZARAMELLA E FIGLIO

MEOLO

Sei anni di reclusione a Giorgio Angarano, 73 anni, legale rappresentante della Vulcano Solfatara Srl, la società che gestiva il sito in cui è avvenuta la tragedia. Una sanzione di 172 mila euro alla società, con la confisca dell’area. Mentre sono stati assolti gli altri cinque soci rinviati a giudizio. È stata letta ieri, in Tribunale a Napoli, la sentenza nel processo con rito abbreviato per la strage della Solfatara di Pozzuoli, costata la vita a una famigliola di turisti veneti, residenti a Meolo, in provincia di Venezia. Le vittime furono i coniugi Massimiliano Carrer (45 anni) e Tiziana Zaramella (42), oltre al loro primogenito Lorenzo di appena 11 anni.

VORAGINE NELLA FANGAIA

Era il 12 settembre 2017. Per il loro ultimo giorno di vacanza, i Carrer avevano scelto di visitare il sito vulcanico di Pozzuoli. Il piccolo Lorenzo si era avvicinato alla zona della fangaia, aperta al pubblico, per scattare una fotografia. All’improvviso una voragine si aprì sotto i suoi piedi, inghiottendolo insieme ai genitori accorsi per salvarlo. Per i tre turisti, storditi dai gas del sottosuolo, non ci fu nulla da fare. Si salvò solo il figlio più piccolo dei Carrer, che allora aveva otto anni ed assistette impotente al dramma. In seguito alla tragedia la Procura di Napoli ha aperto una minuziosa inchiesta, che si è avvalsa delle consulenze di geologi ed esperti di fama internazionale. I pubblici ministeri Anna Frasca e Giuliana Giuliano hanno ottenuto il rinvio a giudizio di Angarano e di altri cinque soci della Vulcano Solfatara Srl, oltre che della stessa società. Pesanti i reati contestati per un totale di 14 capi d’accusa, a cominciare da quelli di omicidio colposo e disastro colposo.

CONDANNE PESANTI

Ieri si è celebrata l’ultima udienza al termine della quale, dopo quattro ore di camera di consiglio, il Gup Egle Pilla ha letto la sentenza. Sei anni di reclusione a Giorgio Angarano, il legale rappresentante della Vulcano Solfatara, condannato alla pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Alla società è stata inflitta una sanzione di 172 mila euro, con l’interdizione dell’esercizio dell’attività per sei mesi e la confisca dell’area. Gli altri soci sono stati assolti per non aver commesso il fatto. I familiari delle vittime, già risarciti integralmente, sono stati assistiti da Studio 3 A, con gli avvocati Alberto Berardi del foro di Padova e Vincenzo Cortellessa. Per quest’ultimo si tratta di una sentenza significativa. «A parte la posizione degli altri soci, sono state integralmente accolte le richieste della Procura. La confisca dell’area fa perdere alla società una rilevante fonte di introito, considerato il quasi milione di turisti all’anno».

LA TRAGEDIA SIA DA MONITO

«Che la morte di mio fratello, di mia cognata e di mio nipote possa essere da monito affinché le logiche del profitto non abbiamo mai più a prevalere sulla prioritaria incolumità delle persone». È l’auspicio formulato da Elisabetta Carrer, la sorella di Massimiliano, che oggi si prende cura del nipote sopravvissuto. «Qualsiasi condanna sarebbe stata inadeguata per un fatto così terribile per la nostra famiglia e soprattutto per mio nipote, a cui è stata tolta la sua famiglia», spiega, «oggi ha undici anni, crescendo inizia a chiedersi perché delle persone possano aver permesso che accadesse una tragedia del genere. Comprendiamo che c’è anche la giustizia dei tribunali e prendiamo atto di questa sentenza, che ci lascia non poco amaro in bocca per l’assoluzione degli altri soci della società, ma che quanto meno mette la parola fine a una lunga vicenda giudiziaria». —



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