Consoli indagato per estorsione ai danni di un imprenditore

Monza, il manager e tre funzionari di Montebelluna sospettati di avere costretto il cliente a sottoscrivere prestito di 6 milioni condizionato all’acquisto di azioni per 3 milioni
Ferrazza Venegazzù assemblea soci Veneto Banca 2014 nuovo consiglio di amministrazione e conclusioni Vincenzo Consoli
Ferrazza Venegazzù assemblea soci Veneto Banca 2014 nuovo consiglio di amministrazione e conclusioni Vincenzo Consoli

MONZA-MONTEBELLUNA. Non solo bancarotta, aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza bancaria. Per Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, ora c’è una nuova e più pesante accusa. L

a Procura di Monza l’ha indagato per estorsione, in concorso con altri tre funzionari dell’ex popolare di Montebelluna, nell’ambito dell’inchiesta innescata dalla denuncia presentata da Roberto Ratti, titolare della società Fin Pro, poi fallita, che aveva ricevuto finanziamenti baciati per svariati milioni di euro.

Ora la Procura di Monza ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio oltre che per Consoli anche per Massimo Borgonovo, all’epoca funzionario del Nucleo Corporate dell’area Milano-Brianza di Veneto Banca, per Davide Testa, coordinatore dei Gestori Corporate di Veneto Banca, e per Marco Maffei, ex capo dell’area territoriale Milano-Brianza e Bergamo.

La minaccia

I fatti contestati dalla Procura proseguono fino al gennaio del 2014. Secondo il pm Franca Macchia Consoli, nella sua veste di amministratore delegato, era il «promotore delle modalità di erogazione del finanziamento» alla Fin Pro, con sede a Milano che operava nel campo dell’alta tecnologia.

Per l’accusa i quattro hanno minacciato Roberto Gatti «in qualità di socio e legale rappresentante della Fin Pro (società già cliente dell’istituto e finanziariamente esposta in misura rilevante) di “mettere la Fin Pro in sofferenza” così, di fatto, esponendola al fallimento». Avrebbero così costretto l’imprenditore a sottoscrivere un nuovo finanziamento di 6 milioni di euro condizionato al contestuale acquisto di azioni di Veneto Banca per 3 milioni di euro.

I moduli in bianco

Ma le forzature da parte di Veneto Banca sono poi proseguite «esigendo», si legge nell’avviso di chiusura indagini, «nuove garanzie sulle somme erogate (così trasformando il proprio credito da chirografaro a privilegiato) nonché la contestuale sottoscrizione di moduli in bianco (di fatto atti che consentivano alla banca di disporre autonomamente delle azioni acquistate da Fin Pro, nonché ordini di bonifico utili per disporre autonomamente delle somme alla stessa erogate)».

Il tutto «con l’aggravante di aver cagionato alla società e ai soci della stessa un danno patrimoniale di rilevante gravità». Nel 2015 la Fin Pro aveva anche depositato una richiesta di risarcimento danni stratosferica, da oltre 62 milioni di euro. «Quella denuncia riteniamo si tratti del tentativo di sottrarsi alle conseguenze del fallimento», spiega invece l’avvocato Ermenegildo Costabile, legale di Vincenzo Consoli, che ora dovrà decidere se presentare una memoria o sottoporsi all’interrogatorio. —


 

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