Coronavirus, "andrà tutto bene": musica, luci, arcobaleni per resistere in Veneto

Canzoni dai balconi di casa. Arcobaleni colorati dai bambini appesi ai cancelli. Lenzuola istoriate sventolate dalle finestre. Pizzerie take away che portano da mangiare da mangiare a medici e personale sanitario. Sono tante le iniziative di chi in questi giorni di forzato isolamento cerca di dare segnali di positività e di ritorno alla vita. All’insegna del motto “andrà tutto bene”, che è anche un hashtag per i social. Per le vostre segnalazioni potete compilare la scheda che trovate nei seguenti link (oppure via mail alla redazione del giornale).
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“Ma il cielo è sempre più blu...”, un altro brano simbolo, quello di Rino Gaetano, cantato a squarciagola dal terrazzino di casa; intonato sul balcone tra le erbe aromatiche; canticchiato sul poggiolo e suonato dalla finestra. La musica ai tempi del coronavirus sta diventando il linguaggio collettivo del coraggio, capace di battere colpo su colpo paura, ansia, preoccupazione e scoramento. Domenica, ancora una volta, Padova ha risposto con entusiasmo al flashmob musicale delle 18 con una delle canzoni più famose di Rino Gaetano: “Ma il cielo è sempre più blu”. Dai balconi hanno cantato all’Arcella, in pieno centro, alla Sacra Famiglia, alla Guizza, a Camin, a Forcellini e sicuramente anche in altri frammenti di città che caparbiamente si ricompatta verso il futuro. L’appuntamento, come sempre, è stato alle 18. Per cantare “Chi vive in baracca, chi suda il salario, chi ama l’amore e i sogni di gloria, na na na na na na na na na na”. Mentre in via Bartolomeo Cristofori, in pieno centro, la piccola Maria Sole, 9 anni, intonava ” Volare” svolazzando pezzetti di stoffa dalla finestra della sua cameretta. Tre ore più tardi ancora un flashmob, partito da Matera alle 20 e rilanciato in tutta Italia per le 21: un minuto di silenzio e tante luci.

Tutti alle finestre con torce, lampadine, candele e display dei telefonini accesi. Un piccolo grande gesto, che ognuno ha potuto realizzare da casa sua, spiegato dagli organizzatori del flashmob “Italia Patria Nostra” sui social. Il messaggio è rimbalzato sulle chat WhatsApp, sulle pagine Facebook e su Telegram. Munito di tricolori e con la parola “Italia” marcata stretta, «per far vedere al mondo che l’Italia è viva e compatta. Solamente uniti si può vincere». Le regole sono state semplici: spegnere tutte le luci in casa, affacciarsi alla finestra con una fonte luminosa e poi far partire un lungo e caldo applauso collettivo. In città ha rilanciato l’iniziativa il maestro pizzaiolo Massimo Caniglia. «Peccato non abbia potuto partecipare dal mio ristorante», dice, «ma ho chiuso dall’8 marzo. Noi facciamo più ristorazione che pizze a domicilio e rimanere aperto non era possibile. Ho acceso la luce del mio cellulare alle 21 precise, a Busa di Vigonza, da casa mia. Qualche giorno fa l’Arcella si era trasformata in una grande piazza con concerti live, come gli studenti universitari di casa Selvatico (nella foto sopra il titolo), che avrebbero avuto tanta voglia di tornarsene a casa e invece sono rimasti in città. O come la musicista padovana Agnese Ferraro, vera rock star della musica classica, che vive a Milano e ha suonato il violino dalla sua casa milanese con una passione straordinaria: «Sono a casa come tutti gli artisti, come tanti lavoratori, tranne quelli che adesso sono in trincea e cercano di salvare tutto quello che si può salvare. Ho partecipato al flashmob degli artisti italiani e non, che hanno aperto le loro finestre e hanno mandato il loro contributo ai vicini e anche a quelli lontani». Agnese ha pensato anche ai suoi concittadini padovani, a loro un pensiero di forza perché “andràtuttobene”. La città in quarantena cerca una socialità nuova, ben oltre quella virtuale dei social, affacciandosi ai balconi e guardando la città con speranza. (Elvira Scigliano)

Il “memory” con alcuni tra i dipinti più celebri della storia dell’arte, la realizzazione di un mandala artistico, il gioco “indovina la statua”, le ombre cinesi, la creazione di un mini cartone animato. Sono solo le prime attività pensate da Didatticando, associazione culturale veneziana che ha per destinatari i bambini e che si muove all’interno di musei e scuole, cercando di coniugare gli aspetti ludico ed educativo. Ora, con musei e scuole chiuse, l’associazione ha deciso di non fermarsi. Anzi, di “rilanciare”, condividendo sul suo sito una serie di progetti che i bambini possono svolgere a casa, magari aiutati dai loro genitori, in queste inedite giornate di sospensione. Anche in questo caso, attività capaci di mettere insieme il gioco e l’apprendimento della storia dell’arte, veicolato attraverso la realizzazione di semplici attività manuali. Una nuova maniera per dire che “Andrà tutto bene”. A patto, però, che si resti a casa, dove è comunque possibile divertirsi e imparare. «Abbiamo pensato a una serie di attività molto facili e alla portata di tutti, per le quali sono necessari materiali che chiunque ha nelle case, come cartoncini, matite, colla» spiega Chiara Poli, presidente dell’associazione. «In queste giornate, con musei e scuole chiuse, noi ovviamente non possiamo lavorare. Ma non ci andava di lasciare soli i bambini, quindi abbiamo pensato a queste attività perché, con i loro genitori, anche a casa potessero continuare a imparare, divertendosi». I progetti sono tutti disponibili nel sito dell’associazione culturale: www.didatticando.it, nella sezione “Idee”.

«Abbiamo creato per voi delle brevi attività da poter fare all’interno delle vostre case, così da tenere allenata la creatività» si legge nella pagina. «In questi laboratori vi faremo conoscere i luoghi di cultura veneziani con i quali collaboriamo durante tutto l’anno. Vi faremo scoprire personaggi, artisti e piccole curiosità che speriamo vi appassioneranno. Buon divertimento». Promette Chiara: «Quelle che abbiamo caricato fino a questo momento sono solo le prime attività, ma abbiamo in programma di pensarne e metterne a punto molte altre». I piccoli avranno quindi modo di conoscere i luoghi con cui l’associazione collabora tutto l’anno: la galleria Franchetti alla Ca’ D’Oro, il museo d’arte orientale di Venezia e Palazzo Grimani, inseriti all’interno del circuito del polo museale del Veneto. In aggiunta alle attività normalmente svolte all’interno delle scuole, come “Cartoncini”, in collaborazione con lo studio Magoga. «Si tratta di piccole attività che, speriamo, possano incuriosire, divertire e tenere impegnati i bambini in queste giornate così difficili per tutti noi» continua la presidente dell’associazione «anche se la nostra speranza, ovviamente, è quella di poter tornare al più presto all’interno dei musei e delle scuole, vedendo i volti sorridenti dei bambini, felici di imparare e giocare, fianco a fianco».
Tra cani da portare a spasso, argini delimitati per disincentivare corse e passeggiate e parchi chiusi forse più di altre domeniche si è notata la presenza del popolo dei rider che borsone sulle spalle e bici a portata hanno consegnato cibo da asporto nelle case dei padovani. Anche ieri le auto della Protezione civile hanno girato per la città ricordando ai padovani la priorità. «Ogni giorno 12 auto della Protezione civile dotate di altoparlanti raccomandano alle persone di stare a casa» ha detto ieri l’assessore Andrea Micalizzi. «Tutti possiamo e dobbiamo collaborare: stare a casa è un dovere per contrastare l diffusione del virus e uscire presto da questa situazione». Intanto su proposta di alcuni negozianti, da oggi sino a giovedì compreso, potrebbe scattare la chiusura delle botteghe del Salone per tutti i pomeriggi.

Tra i commercianti che propongono di abbassare le serrande dopo pranzo, eccetto venerdì e sabato, c'è anche Alberto Cisotto. «Innanzitutto sarebbe giusto che anche noi ci isolassimo in casa» sostiene. «A che serve restare aperti quando le piazze sono deserte e davanti ai nostri negozi si vede un acquirente ogni ora?». Immediata la risposta del presidente del Consorzio Il Salone. «Prendiamo atto della richiesta, ma come associazione, dopo aver riunito l’esecutivo, abbiamo deciso di tenere aperto anche il pomeriggio» osserva Paolo Martin. «Naturalmente chi vorrà chiudere lo potrà fare».

Dalle lettere sui cieli stellati a quelle sui campi di grano, da quelle all’amico Gauguin fino all’ultima indirizzata al fratello Theo. Da lunedì 16 marzo Marco Goldin dà voce alle parole di Vincent van Gogh, leggendole, commentandole e rispondendo alle domande di chi segue i suoi interventi in diretta alle 18 sulla pagina Facebook di “Linea d’ombra”. Tre appuntamenti a settimana, oltre al lunedì anche il mercoledì e il venerdì alla stessa ora, per incontrare il grande maestro dell’arte moderna, attraverso i suoi scritti epistolari, la sua vita e alcuni quadri che accompagneranno il commento di Goldin, rendendo conto visivamente delle emozioni espresse verbalmente. dagli albori Un viaggio che comincia dagli albori. Vincent van Gogh scrisse nella sua vita 900 lettere, di cui Goldin ha fatto una selezione privilegiando il lato poetico a quello drammatico, legato alla depressione e al suicido, per indagare l’animo del pittore sotto una luce che in qualche modo illumina di nuovi significati anche il momento di emergenza che stiamo vivendo. «Sicuramente due temi che distinguono la vita di van Gogh – continua Goldin – e che abbracciano il contesto attuale sono la solidarietà e la natura. Le lettere che ho scelto per questi appuntamenti online, che dureranno fino al 3 aprile ma potrebbero proseguire se avranno successo, sono quelle investite di un forte connotato poetico e che rivelano la sua disponibilità nei confronti del mondo. Van Gogh ha giocato tutta la sua vita con la solidarietà verso il prossimo, come stanno facendo oggi molte persone in prima linea come i medici e gli infermieri, e ha da sempre avuto un rapporto di fusione con la natura, che oggi ci manca e a cui dobbiamo dare più valore». Temi che invitano alla riflessione in un tempo di pausa, trascorso dal critico d’arte nella sua dimora per lo più leggendo e scrivendo. il romanzo «Sto ultimando il mio secondo romanzo sugli ultimi 70 giorni di vita di van Gogh – ci svela – che dovrebbe uscire a ottobre in concomitanza con la sua mostra monografica che abbiamo organizzato al Centro San Gaetano di Padova. E anche alle altre persone che in questo periodo sono a casa consiglio di prendere carta e penna e fissare i loro pensieri e la loro esperienza di questo vissuto, come aveva fatto van Gogh, ad esempio, con le lettere. Fuori dall’immediatezza dei social, la forma della scrittura con la penna e il foglio di carta, ci mette in relazione con la lentezza della vita che dobbiamo sperimentare e ci spingere ad essere più sinceri con noi stessi». Secondo Goldin un altro modo per investire il nostro tempo nell’intimità delle mura domestiche è la possibilità di fare dei tour virtuali nei musei, perché, in qualsiasi forma «è importante percorrere la via della bellezza – dice – e non potendolo fare in presenza la tecnologia ci aiuta a farlo in absentia: può essere un modo per rivisitare musei già visti o scoprirne nuovi da vedere poi dal vivo». E se gli si chiede quale sarà la prima cosa che farà una volta libero dal periodo di quarantena il critico risponde così: “riappropriarmi dello spazio e incontrare la natura, con una corsa in bicicletta o una lunga passeggiata in montagna, perché anche io come van Gogh ho un profondo rapporto con l’ambiente». — (elena grassi)

Festeggiare un compleanno con gli amici si può, con un pizzico di inventiva. Compleanno virtuale, da solo tra le quattro mura domestiche, ma allo stesso tempo chiacchierando con gli amici di sempre, non l’avrebbe mai neppure immaginato. Eppure giovedì sera Jacopo Zen, padovano, ha brindato ai sui 38 anni online. Sullo schermo del computer portatile una ventina di caselle aperte in simultanea racchiudevano i volti sorridenti dei suoi amici, tra bicchieri di birra, prosecco e patatine. «È stato sicuramente un compleanno speciale, che non dimenticherò», racconta Jacopo, che nonostante la situazione di emergenza e l’invito a restare il più possibile dentro casa, ha trovato il modo di festeggiare ugualmente. l’idea A rendere tutto possibile dal punto di vista pratico ci ha pensato la tecnologia e in particolare la piattaforma “Zoom”, la stessa utilizzata dall’Università di Padova per lezioni, esami e lauree online. «L’idea in realtà è stata di Maria, la mia compagna. Lei gira molto per il suo lavoro e utilizza spesso questo programma per riunioni e conferenze», racconta il neo 38enne, che in realtà aveva piani ben diversi per il suo compleanno. «Avevo organizzato già un paio di mesi fa una sciata tra amici in montagna ma ovviamente il programma è saltato». E qualcuno simpaticamente nell’aperitivo online di giovedì sera ha ricordato proprio il week end mancato. «Federico, un amico che fa l’attore e che vive a Venezia, si è collegato con berretto e mascherina da sci». senza frontiere Non c’erano solo padovani alla festa online, ma amici collegati da tutta Italia e qualcuno anche dal resto del mondo. «Tutti eravamo a casa. Mauro si è collegato da Trento con la famiglia, Maria da Modena, Paolo da New York», continua Jacopo «ho chiesto a tutti di scaricare il programma, ho creato l’evento virtuale e l’ho chiamato “Il futuro è stasera”». Un messaggio positivo che porta con sé una certezza: «Innanzitutto che tutti noi avremo un futuro e poi che questo potrebbe essere non solo un inizio di rivoluzione nelle nostre abitudini ma anche un nuovo modo per valorizzare i rapporti interpersonali. L’uomo per sua natura cerca sempre soluzioni per andare avanti». E andare avanti significa anche non perdere la buona abitudine di fare un brindisi con gli amici per il proprio compleanno, anche a distanza. «I miei genitori non li ho potuti vedere, anche per tutelare loro in questo momento difficile, mentre la mia compagna è in un’altra città e così mi sono ingegnato per non stare solo». torta a domicilio Anche la torta non è ovviamente mancata. Grazie a Maria che l’ha fatta recapitare con Delivery: Jacopo ha così anche potuto spegnere le candeline. «Cosa chiedere di più?» ironizza contento «la situazione è quasi surreale. Ci hanno chiesto senso di responsabilità e noi dobbiamo dimostrarlo», dice Jacopo, che in questi giorni trascorre a casa il maggior tempo possibile «nella mia azienda che si occupa di commercio di prodotti lubrificanti industriali stiamo lavorando moltissimo con lo smart working. Credo che sia indispensabile un periodo di stop per debellare questo maledetto virus e riprendere poi la vita di sempre. E comunque, alla fine... tutto andrà bene». (alice ferretti)

«Basta una piccola offerta per fare una grande cosa». È lo slogan di Red Canzian per sostenere la campagna di raccolta fondi per acquistare dei ventilatori polmonari per l’Usl 3 di Venezia e l’Usl 2 di Treviso. «I nostri medici sono i nostri angeli che stanno lavorando giorno e notte in modo incredibile per tutti noi. Questa è un’iniziativa bellissima». E sono tante le iniziative che l’ex Pooh sostiene in queste giornate difficili. Il concerto registrato a ottobre a Noventa di Piave, con l’obiettivo di farne un dvd. Quindi “spezzettato” in 11 serate: una canzone e un racconto. Tutte disponibili sulla pagina Facebook dell’artista alle 21 di ogni sera. «Non è facile riempire le giornate» spiega Red. «Avevo voglia di regalare qualcosa di bello ai miei amici e alle persone che mi seguono». Una carezza, soprattutto a chi è a casa da solo. «Io ho la fortuna di avere tanto da fare. Continuo a lavorare alla mia opera rock, che presenterò l’anno prossimo, dedicata alla Venezia del ’700. Ho preparato il copione dello spettacolo che questa estate porterò in giro per l’Italia. E poi ho fatto tantissime costruzioni con il Dash insieme al mio nipotino, Gabriel» confida il musicista. «Proprio ora stavo guardando “I quattro dell’Ave Maria” , film del’68 che avevo visto all’inizio della mia carriera. E poi, alle 18, ho partecipato al flashmob musicale, cantando alla finestra “Dio delle città e dell’immensità / Se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi / Vediamo se si può imparare questa vita / E magari un po’cambiarla prima che ci cambi lei” e aggiungendo che andrà tutto benissimo». Andrà tutto benissimo, quindi. «Sì, se stiamo a casa. Basta che solo una persona stia in giro per vanificare lo sforzo di tutti. Basti vedere i contagi di questi giorni, perché la settimana scorsa tantissimi sono andati a sciare o a bere l’aperitivo. Dobbiamo stare attenti, perché questo virus ha un’infettività molto alta». SORRISI “Guardi il prosecco in questo periodo è contingentato, per le sue esigenze direi che abbiamo disponibile un frizzantino fatto con le bustine per il mal di testa. In tempi di guerra bisogna sapersi adattare, se mi conferma l’indirizzo siamo da lei in dieci minuti, arrivederci signor Giovanni”. A parlare è Andrea della “Fate beRe fratelli Onlus”, che risponde alla telefonata di un anziano in terribile astinenza dalla sua “ombra di bianco”. La telefonata è mandata in diretta nel telegiornale “Happydemia” in onda sull’omonima pagina Facebook per tenerci informati sulla vita quotidiana nelle varie regioni d’Italia. I collegamenti dal Veneto sono a cura dell’opitergino Andrea Gobbo, battutista che ha collaborato con le famose pagine Facebook “Prugna” e “Capsicum”, è ospite di “Lercio” e co-fondatore di “Regresso”. Qual è il tema per il nostro territorio? «Sicuramente il vino, bevanda conviviale e simbolica, nella puntata zero sono il centralinista che riceve le richieste degli anziani per la consegna dell’alcol a domicilio, nei prossimi collegamenti sarò il fattorino che porta le bottiglie. Cosa mi chiedono? Gli uomini “vodka per ubriacare la badante russa”». Ogni giorno regali sulla tua pagina Facebook una battuta dalla quarantena, tipo? «“L’amuchina a imbutiglie in caént on in cresént? ” riferito all’igienizzante fatto in casa e alle fasi lunari. Il decreto invece dà “Condizioni ideali per testimoni di Geova e venditori di aspirapolveri”. In risposta alla battuta sulla “pizza corona”: “Basta odio contro i francesi: baciamoli tutti”. Per chi va al lavoro in macchina: “Siamo in tre in tutta l’autostrada ma quello che ti sorpassa a 150 con la Smart per darti fastidio c’è sempre”». Sarà una battuta a salvarci? «Lo scopo della battuta è portare un momento di leggerezza e sollievo a chi sta a casa. Il potere dell’ironia è quello di raccontare il quotidiano da un punto di vista non convenzionale, trovando la straordinarietà nelle cose che sembrano più banali e smontando la complessità delle questioni, che ci faranno così meno paura. Fare battute è il mio modo di esorcizzare un vissuto che non è diverso dagli altri, anche io cerco un momento di evasione, è una possibilità che abbiamo per reagire». Qual è la tua battuta più famosa? « “Ho guardato con attenzione tutti i manifesti elettorali. Ho deciso, voterò Calzedonia”, è diventata virale quando la scrissi e salta fuori ad ogni tornata elettorale. Ovviamente nel manifesto delle calze al tempo c’era una modella». (elena grassi)
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