Coronavirus, in Veneto è emergenza case di riposo: ecco i numeri del contagio

Ecco struttura per struttura, i casi confermati di contagio e le situazioni più critiche. Ferrari, Cgil, sulla base del report. “La situazione nelle strutture sanitarie e nelle case di riposo del Veneto, a partire da Merlara, è drammatica. La Regione deve agire”
CARRAI - SINIGAGLIA ALLA FONDAZIONE BREDA CARRAI - SINIGAGLIA ALLA FONDAZIONE BREDA
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VENEZIA. "Le notizie che ci arrivano non solo dalle strutture sanitarie ma anche dalle case di riposo del Veneto assumono contorni sempre più drammatici". La Cgil del Veneto, in particolare Christian Ferrari, segretario regionale dell'organizzazione sindacale, scatta una fotografia delle case di riposo del Veneto, in piena emergenza Coronavirus.
 
Il caso di Merlara (Padova). "In particolare, è sul punto di precipitare la situazione della struttura di Merlara, dove gran parte degli ospiti e almeno la metà del personale sono ormai contagiate.
 
In quest'ultimo caso è urgentissimo intervenire sia con la fornitura di Dispositivi di protezione individuale adeguati e a norma, sia inviando personale per sostituire chi sta manifestando problemi di salute. 
 
Andrebbe anche valutata l'opportunità di spostare gli ospiti in luoghi dove gli siano garantite le cure di cui hanno bisogno e sia evitata un'ulteriore trasmissione del Coronavirus a chi se ne occupa.
 
Non c'è tempo da perdere se si vogliono evitare danni irreparabili a un numero davvero consistente di persone.
Purtroppo, Merlara non è un caso isolato, molte altre residenze che ospitano anziani e persone fragili stanno arrivando al punto di rottura.
 
È urgente che la Regione e le ULSS forniscano DPI compatibili con le norme vigenti a tutto il personale sanitario, socio-sanitario e ausiliario di tutte le strutture", scrive la Cgil del Veneto.
 
Emergenza Case di Riposo – le Situazioni critiche nei territori:
 
Padova: "Abbiamo sentito 3 direttori e tutti mi hanno detto la stessa cosa: da inizio febbraio l'ULSS6 ha bloccato tutte le forniture di mascherine".
 
Casa di riposo di Merlara
 
63 positivi su 69 ospiti. 
 
25 operatori su 46 positivi
 
CDR MONSELICE
 
9 dipendenti positivi e 54 negativi , 33 in attesa dell'esito del tampone
 
25 ospiti positivi , 2 negativi, 5  in attesa dell'esito del tampone
 
 
Bonora Camposampiero
 
Hanno avuto un ospite positivo, appena arrivato dalla geriatria di Camposampiero destinato all'ospedale di comunità. 
 
Il CDA ha deciso di non accogliere pazienti provenienti dall'ospedale, in quanto ritengono che il focolaio sia lì.
 
Configliachi
 
Un positivo ricoverato venerdì 13 sera. Tutti i tamponi del reparto e dipendenti negativi. 
Hanno un paio di casi sospetti che trattano come infetti, fino ad esecuzione del tampone. 
Hanno sovracamici e mascherine chirurgiche con visiera da usare per i casi sospetti, che sono stati isolati.
 
Altavita IRA
 
2 dipendenti impiegati in quarantena, nei reparti ancora nulla.
 
Poche mascherine. Qualche caso con sintomi che sono stati posti in isolamento 
 
Verona: hospice di Marzana e centro Cerris, un caso di Corona Virus di un ospite a Villa Bartolomea e Cerea mentre a Legnago un OOS contagiato, ora attendiamo i tamponi
 
 
Treviso: Casale sul Sile, Casa di Riposo Alano di Piave 6 Operatori (3 OSS e 3 Infermieri) positivi, 20 ospiti positivi;
 
Belluno: Fonzaso, Alano di Piave, e Casa di riposo di Puos d'Alpago 26 ospiti e 5 lavoratori positivi
 
Rovigo: Fratta Polesine
 
Venezia: Residenza Francescon, Portogruaro,  8 casi di ospiti, oggi tampone per tutti.
 
L'attacco: "situazione esplosiva" La situazione è sempre più esplosiva. Risente del ritardo con cui si è affrontato e si sta affrontando il tema sicurezza nelle case di riposo.
 
Preoccupa anche il caso Oic che si è aggiunto ieri, con 2 ospiti positivi, già isolati e che erano stati inviati lì dall'ospedale il 5 marzo. Probabilmente erano anziani ricoverati in ospedale per altre patologie, ed è stato chiesto alla struttura di accoglierli. L'OIC è una struttura di eccellenza, ma ha 800 ospiti.
 
"Bisognerebbe avere maggiori informazioni anche su questo tipo di movimenti di pazienti. Anche sul fatto che, come pare sia avvenuto a Monselice, gli anziani che dalle Rsa sono stati ricoverati in ospedale, vengono rimandati a morire nelle strutture di provenienza motivandolo con atteggiamento caritatevole.
 
Da più parti ci segnalano che sono state bloccate nuove ammissioni nelle case di riposo. Anche qui bisognerebbe avere maggiori informazioni sugli indirizzi, se ci sono, dati dalla Regione", continua la Cgil
 
 
Per quanto riguarda i dati generali sulle case di riposo in Veneto:
 
1) i posti letto disponibili sono più di 34.373 quasi tutti occupati. Di cui 24.359 con impegnative di residenzialità finanziate dalla Regione. Le IPAB pubbliche sono complessivamente 106, moltissime le strutture private. I posti letto complessivi sono così distribuiti: 17.839 nelle strutture private, e 16.534 in quelle pubbliche;
 
2) L'età media degli ospiti dei centri servizi (case di riposo) è di 85 anni (dati del 2016 - fonte nuovo PSSR);
 
3) 197.000 sono gli anziani non autosufficienti: il calcolo è stato fatto dalla Regione Veneto (nuovo PSSR);
 
4) 76.000 sono le assistenti familiari (badanti): il calcolo è stato fatto dalla Bocconi (dati 2018);
 
5) Il numero complessivo del personale che – a vario titolo – lavora e ruota intorno al sistema è di ca. 10.000 tra diretti (dipendenti delle case di riposo) e indiretti (in appalto).
 
Dai numeri sopra elencati emerge che circa 163.000 anziani non auto sono assistiti a casa da badanti (76.000) e parenti (circa 87.000).
 
Valutazioni della CGIL Veneto:
 
"Le strutture residenziali per anziani rischiano, come gli ospedali, di diventare fonte di contagio con il drammatico problema che nelle case di riposo il personale medico è pari a quasi zero, il personale infermieristico ha un rapporto di di 1 I.P. ogni 12 ospiti e non ci sono reparti di terapia intensiva o sub-intensiva.
 
La carenza di personale, già denunciata, si è aggravata tra contagi e mobilità verso le strutture sanitarie pubbliche che ne stanno reclutando.
 
La situazione mette in allarme i familiari che denunciano a noi sindacato, la tardiva messa in sicurezza dei propri cari.
 
L’assenza degli operatori, già all’estremo, determina il rischio di mancate cure o prestazioni come l’aiuto nel pranzo o l’idratazione.
 
Oltre a questo, segnaliamo che le unità di offerta semiresidenziale sociosanitarie e sociali (centri diurni etc…), comprese quelle per anziani, persone con disabilità, minori, etc, sono CHIUSE.
 
Le dimissioni protette non sono più indirizzate agli ospedali di comunità.
 
Le proposte della Cgil del Veneto
 
• Le case di Riposo devono essere considerate, in questa emergenza, presidi sanitari a tutti gli effetti. 
Quindi vanno garantiti personale, medici e ausili adeguati. Nelle strutture già oggetto di focolai bisognerebbe attrezzare quanto prima degli spazi separati con posti letto per delimitare l'infezione, supportare il personale infermieristico e garantire la presenza medica per tutta la giornata;
 
• qualora non sia possibile organizzare aree separate e in sicurezza nell’ambito della struttura: bisogna valutare il trasferimento degli ospiti malati di Covid-19 in strutture sanitarie oppure – analogamente a quanto già fatto per gli ospedali – individuare degli Hub-Ipab dedicati ad ospiti Covid-19;
 
• anche durante la notte deve essere garantita adeguata presenza di personale sanitario;
 
• sostenere gli organici e valutare la sostituzione del personale malato o in quarantena con il personale che si è liberato a seguito delle chiusure delle strutture semiresidenziali e dei centri diurni, sia pubblici che privati: molti operatori di cooperative non sono ad oggi impegnati. Ricorrere a nuove assunzioni anche temporanee e proporre il richiamo in servizio di operatori in pensione;
 
• bisognerebbe, da subito, fare i tamponi a tutti gli ospiti e a tutto il personale delle strutture residenziali;
 
• dotare tutti di DPI a norma di legge (segnaliamo un grave difficoltà di approvvigionamento ovunque): vanno garantiti i DPI e i presidi previsti per chi opera in ambito sanitario a contatto con i malati;
 
• impegnarsi per promuovere e incentivare contatti degli ospiti con i propri familiari per via telematica e con video chiamate per attenuare il senso di isolamento degli anziani;
 
• limitare le nuove ammissioni nelle case di riposo ai soli casi urgenti e improcrastinabili, previa procedura di controllo;
 
• sospendere i rientri a casa, salvo che la famiglia sia disponibile a mantenere a domicilio l’anziano fino alla fine dell’emergenza;
 
• affrontare anche le problematiche degli anziani assistiti a casa. Nessuno parla del problema delle BADANTI, invisibili, non tutelate, senza indicazioni su come comportarsi, con possibilità che mettano a rischio la loro sicurezza e quella della persona anziana assistita e dei familiari (i nostri caaf ci dicono che stanno ricevendo molte richieste di regolarizzazione di colf e badanti perché altrimenti non possono uscire di casa..).
 
È necessario e urgente che la Regione emani disposizioni e direttive chiare sui Servizi territoriali socio-sanitari per anziani e persone con disabilità come è stato fatto dalla Regione Emilia-Romagna.
 
In generale chiediamo un cambio anche sul piano del metodo, serve un approccio sistemico con una regia, un coordinamento e un intervento regionale: dalla fornitura dei DPI all’emergenza personale, dalla riorganizzazione logistica al trasferimento degli ospiti contagiati.
 
Non si possono lasciare sole le singole strutture – e i comuni – che non sono in grado di affrontare situazioni di crisi ed emergenza come quelle che si vanno diffondendo.
 
Serve cioè istituire una unità di crisi regionale o provinciale come punto di riferimento e di coordinamento.
 
*I dati sono stati forniti dalla Cgil del Veneto

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