Corsi professionali, lite per 3 milioni Ipea si presenta al Tar e in Regione

VENEZIA. Irrompe in campagna elettorale un dossier sui corsi di formazione professionale. L’hanno messo assieme due padovani, l’ex assessore regionale ed ex deputato europeo dell’Udc Iles Braghetto e...
Di Renzo Mazzaro

VENEZIA. Irrompe in campagna elettorale un dossier sui corsi di formazione professionale. L’hanno messo assieme due padovani, l’ex assessore regionale ed ex deputato europeo dell’Udc Iles Braghetto e il suo braccio destro Marco Spiandorello, titolari di Ipea, un ente defenestrato lo scorso ottobre dalla sede di Bassano con motivazioni considerate irrisorie, tanto che in un ricorso al Tar chiedono 1.458.000 euro di danni alla giunta Zaia. Lo sta adoperando come una clava Santino Bozza, consigliere regionale uscito dalla Lega, che si ricandida in una lista autonomista di appoggio ad Alessandra Moretti. Bozza ne ha fatto argomento di un’interrogazione depositata il 20 maggio scorso, ancora senza risposta. È gente che ha il dente avvelenato per motivi diversi, ma il fatto nulla toglie o aggiunge alle visure camerali e alle analisi dei bilanci su cui poggia il dossier. Il contesto è spinoso per le polemiche che esplodono periodicamente in un settore squassato da gestioni truffaldine, degenerate in scandali vari, con inchieste della magistratura ancora in corso. Non esattamente il miglior biglietto da visita per le strutture regionali preposte al controllo e per l’assessore Elena Donazzan che ne ha la delega dal 2005. Il dossier tiene nel mirino Irigem, l’ente concorrente di Ipea, subentrato il 31 ottobre 2014 nella gestione dei corsi per acconciatori ed estetiste a Bassano, che - stanto alle contestazioni - avrebbe fatto una cresta di oltre 3 milioni di euro su un totale di 13 milioni di finanziamenti regionali incassati dal 2008 al 2014. Irigem è stato fondato nel 1986 dall’ingegner Giovanni Jannacopulos.

Rete Veneta. C’è subito un intoppo: Jannacopulos è anche l’editore di Rete Veneta e se hai una tv puoi essere tentato di orientare le telecamere in direzione del tuo interesse, più che della notizia. Ma se accadesse, non sarebbe certo d’accordo Luigi Bacialli, direttore dell’emittente, che viene da una lunga militanza nella carta stampata, condotta a livelli di vertice. Resta il fatto che quando i genitori lo scorso ottobre protestavano perché a Bassano i corsi per acconciatori ed estetiste cui avevano iscritto i figli non partivano, piombavano immediatamente sul posto le telecamere di Rete Veneta. Un’efficienza che rompeva molto le scatole a Braghetto e a Spiandorello, che di lì a poco si sarebbero visti defenestrare dalla Regione per far posto a Irigem.

La defenestrazione. Ipea viene messa fuori per contestazioni risibili, secondo Braghetto e Spiandorello: difformità impiantistiche e igieniche subito riportate a norma. Tanto che al momento della revoca l’assessorato della Donazzan aveva la certificazione dell’Usl 3 che «le carenze igienico sanitarie prima riscontrate erano state rimosse». Ma la situazione non doveva essere ideale se i due stavano cercando di trasferire i corsi nella Casa di carità arti e mestieri delle suore canossiane. Le quali rispondono loro che non possono impegnarsi. Dicono sì invece quando si presenta Irigem. Se era un complotto, anche le suore erano state reclutate. Contro Braghetto, insegnante di religione, è tutto dire.

Intreccio societario. Irigem ha come soci fondatori i coniugi Giovanni Jannacopulos e Caterina Bizzotto e il figlio Filippo. I tre risultano coordinatori e direttori dei corsi professionali ammessi al finanziamento. Alla famiglia Jannacopulos fanno capo altre società: l’immobiliare Arcobaleno Srl ai tre componenti, Gufo.it srl e Guida Corsi srl a Filippo, Rete Veneta e Telenord per il 95,77% alla famiglia e per il 4,23% al solo Filippo. Poco importerebbe saperlo, se queste società non risultassero fornitrici dei materiali e strutture necessarie ai corsi Irigem. Il 40% dei 13 milioni di euro complessivamente erogati dalla Regione tra il 2008 e il 2014 ai corsi Irigem, precisamente 3.242.576,60 euro, è finito a queste società. Insomma, il denaro resta in famiglia.

L’irregolarità. Nel caso di fornitori coincidenti o riconducibili ai titolari di enti di formazione, gli enti stessi devono segnalarlo alla Regione. La transazione deve avvenire a costo zero e la Regione deve controllare. Secondo Braghetto e Spiandorello questa triangolazione invece correva a briglia sciolta. A dimostrazione citano un capitolato di gara del dicembre 2010, dove Irigem risulta pagare 28.350 euro più Iva per un noleggio di apparecchiature informatiche che servono a 3 corsi e poi 101.982 euro più Iva per le stesse apparecchiature che servono a 9 corsi. «Se le apparecchiature non cambiano», ragiona Spiandorello, «perché viene triplicato il costo? È evidente che Irigem poteva permettersi questi svarioni perché sapeva di non essere controllata».

I controllori. Gli uffici regionali dicono: «È in corso un’indagine della Gdf sui contributi pubblici per la formazione professionale percepiti da Ipea nelle annualità dal 2011 al 2014, alla quale la Regione sta fattivamente collaborando». Per il resto tutto in regola: «Le verifiche sono state condotte nei confronti di tutti gli enti», «la Regione ha sempre agito nell’esclusivo interesse degli allievi». E nell’interesse dei contribuenti? Braghetto e Spiandorello con l’Agenzia Formazione Lavoro avevano rilevato i corsi Ipea nel 2011 in tre province venete, dopo un regolare bando emesso dalla Regione in seguito a malversazioni e truffe del precedente gestore. Agli uffici della Donazzan risultavano 400.000 euro di buco. In realtà il buco (storia nella storia) era di 8 milioni di euro: lo scoprono i nuovi gestori e nel 2012 lo denunciano alla stessa Regione, alla procura della Repubblica e alla Corte dei conti. Denuncia aggiornata con nuovi particolari nel 2014.

Le repliche. «Attaccano me per colpire la Donazzan e Zaia», dice Jannacopulos. «Io sono uscito da Irigem una decina d’anni fa, non ho ruoli dirigenziali o di coordinamento dei corsi, se non saltuariamente». E la triangolazione con le società di famiglia? «Il rapporto è trasparente, non esiste nessuna cresta e non sarebbe neanche possibile, perché siamo obbligati ai costi standard imposti dalla Regione». «Queste polemiche saltano fuori ad ogni campagna elettorale», risponde infastidita Elena Donazzan. «Sono cominciate quando c’era Grazia e riprese quando sono arrivato io. Riguardano Irigem probabilmente perché il titolare ha una tv abbastanza schierata e si attira gli attacchi. Ma io ho sempre risposto in aula. Dico di più: abbiamo un accordo con la Gdf alla quale giriamo tutte le irregolarità che emergono. E risultano problemi con Ipea, non con Irigem».

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