Corso di Medicina dell'Università di Padova a Treviso, no del Governo: il Veneto insorge
Il Consiglio dei ministri impugna la legge regionale che ha dato il via libera al progetto, il sindaco di Treviso: "Veneto preso di mira". Il rettore Rizzuto: "Stupiti e delusi". Zaia: "Ricorreremo"

Il Palazzo del Bo, sede centrale dell'Università di Padova
TREVISO. «Ormai è palese che qualcuno, a Roma, abbia preso di mira il Veneto e quelle Regioni che, nel pieno rispetto della legge e delle competenze, creano opportunità per i rispettivi territori». A sostenerlo è il sindaco di Treviso, Mario Conte, appena appresa la decisione del Consiglio dei ministri, nella seduta di venerdì 5 giugno, di impugnare la legge regionale del Veneto che prevede l'attivazione, da parte dell'Università di Padova, del corso di laurea in Medicina e chirurgia a Treviso.

Il sindaco di Treviso Mario Conte
«Sosterremo la Regione e il presidente Luca Zaia - aggiunge Conte - nel far valere, in tutte le sedi, i contenuti della legge regionale e la correttezza dell'iter. Rallentare o addirittura cercare di negare a un intero comprensorio un polo universitario d'eccellenza, che si traduce poi in medicina e cure che peraltro hanno permesso, recentemente, di contenere l'emergenza sanitaria, ci sembra una presa di posizione quantomeno discutibile».

Il rettore dell'Ateneo padovano Rosario Rizzuto
«Siamo profondamente stupiti e delusi dall’impugnazione annunciata – afferma a sua volta Rosario Rizzuto, Rettore dell’Università di Padova – L’attivazione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia a Treviso risponde a una precisa volontà del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha chiesto in questi anni agli atenei di aumentare i numeri relativi alla formazione di nuovi medici. Oltretutto stiamo parlando di un progetto che ha già ottenuto l’accreditamento formale della sede proprio dallo stesso Ministero. L’efficace collaborazione fra Università e Regioni su questo obiettivo non appare certo violare le competenze statali, ma anzi sostiene un importante impegno a favore dei futuri medici e del sistema sanitario, un impegno la cui importanza è risultata evidente anche nella recente emergenza dovuta alla pandemia Covid-19».

Il governatore del Veneto Luca Zaia
“E’ un fulmine a ciel sereno. Sarebbe stato meglio, da parte del Governo, usare il buon senso perché in questo caso non stiamo parlando di chissà quale strana operazione, ma della gemmazione di una facoltà, di un corso di laurea in medicina e chirurgia a Treviso, una sede che ha già otto cliniche universitarie, i primi anni di insegnamento, e che con questa legge completa un ciclo virtuoso iniziato molti anni fa”. Così, il governatorre veneto Luca Zaia commenta l’impugnativa della legge regionale.
“Tutto – sottolinea Zaia – è stato portato avanti e definito in totale collaborazione con l’Università e il Rettore Rizzuto e con la sua prestigiosa Scuola di Medicina presieduta dal professor Merigliano. Un’operazione, tra l’altro, in linea perfetta con l’importanza di rafforzare la formazione in sanità, emersa con tanta evidenza nel corso dell’emergenza Covid-19”.
“Ho appreso con stupore – prosegue il Governatore – che l’impugnativa è stata chiesta dai Ministeri della Salute e dell’Economia. Ne ho immediatamente parlato con il Ministro per gli Affari Regionali Boccia – riferisce Zaia – e mi auguro che ci sia la possibilità di sedersi a un tavolo per evitare il prosieguo dell’impugnativa. Se così non fosse – annuncia il Presidente del Veneto – ricorreremo in tutte le sedi appropriate per difendere e affermare le nostre buone ragioni

Seduta del Consiglio dei ministri
La legge della Regione Veneto contestata dal Governo è la numero 10 del 14 aprile scorso, “Attivazione da parte dell'Università degli studi di Padova del corso di laurea in medicina e chirurgia presso l’Azienda Ulss 2 Marca Trevigiana. Disposizioni in materia di finanziamento da parte della Regione del Veneto e ulteriori disposizioni”. L'impugnazione è motivata da Roma come opposizione a uno scavalcamento di competenze da parte della Regione, "in quanto una norma in materia sanitaria viola la competenza riservata al legislatore statale in materia di determinazione dei livelli essenziali di assistenza, ponendosi in contrasto altresì con il principio di copertura finanziaria e con i principi fondamentali in materia di tutela della salute e in materia coordinamento della finanza pubblica, in violazione degli articoli 81, 117 (secondo comma, lett. m) e terzo comma, della Costituzione".
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