Cozzolino e Benedetti nella tempesta rimborsi

Il deputato veneziano: «Ho trattenuto 13 mila euro per problemi personali È stata una leggerezza ora superata, ma sono pronto a fare un passo indietro»
MALFITANO-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-PRESENTAZIONE CANDIDATI MOVIMENTO 5 STELLE.
MALFITANO-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-PRESENTAZIONE CANDIDATI MOVIMENTO 5 STELLE.

PADOVA. La “rimborsopoli” del M5S arriva fino in Veneto con due deputati nella bufera: il veneziano Emanuele Cozzolino e la padovana Silvia Benedetti. Una tempesta che potrebbe passare in fretta: «Stiamo procedendo con i controlli per mettere fuori dalla porta quelli che non hanno donato tutto quello che avrebbero dovuto. Sono emerse irregolarità da parte di queste persone: Andrea Cecconi, Carlo Martelli, Maurizio Buccarella, Ivan Della Valle, Emanuele Cozzolino». Lo scrive il Movimento 5 Stelle sul blog. «A ognuno di questi è stato chiesto di provvedere immediatamente a versare quanto dovuto. Domani pubblicheremo ulteriori dati», si legge nella nota.

La conferma. Dopo due ore di silenzio, alle 21 arriva una nota di Cozzolino: «Sono pronto a fare un passo indietro, se mi verrà chiesto, nell’interesse del M5S. Voglio pubblicare un report con tutte le ricevute dei versamenti: ho avuto dei problemi personali e non ho versato circa 13.000 euro. Una parte di questi soldi sono rimasti fermi sul conto che utilizzo per fare le movimentazioni. Avevo intenzione di colmare i versamenti entro il termine del mio mandato. Ho utilizzato una parte dei fondi che erano in mia piena disponibilità in un momento di difficoltà personale, forse con leggerezza ma con vera intenzione di restituirli. Questa cifra è stata ripianata in questi giorni. Ad oggi confermo di aver restituito volontariamente e in toto la cifra sopra indicata: 179.543,26 euro, alla quale bisogna ancora aggiungere la rendicontazione di gennaio, febbraio e marzo 2018 che calcolerò appena sarà terminato il trimestre corrente. Il mio contributo complessivo nel fondo del Microcredito è quindi in linea rispetto alla media delle restituzioni degli altri parlamentari e tenderà ai 200.000 euro», scrive Cozzolino.

Il caso Benedetti. Diverso il caso di Silvia Benedetti, deputata dal 2013 e capolista nel plurinominale nel collegio di Padova: il suo nome è stato diffuso dalle “Iene” assieme a quello di altri 9 deputati. Conferme ufficiali non ce ne sono, lei non commenta e solo oggi il M5S affronterà il suo caso.

L’avviso ai “naviganti del web” è chiaro: mettevi in regola prima che sia troppo tardi, afferma Luigi Di Maio che sta passando in rassegna l’anagrafe contributiva, con la grana delle “mele marce” che dichiarano di aver versato una somma con il relativo bonifico sul conto corrente aperto al Mef. Come finirà? La prima a sbattere la porta, non certo per i soldi, ad inizio legislatura è stata la senatrice Paola De Pin, una trevigiana che ama il “valzer” di partito: dal M5S all’estrema sinistra per finire ora con l’estrema destra.

Il caso Strasburgo. Tra Venezia e Treviso tiene banco anche l’uscita di scena di David Borrelli, precursore del M5S, l’europarlamentare che ha fatto incontrare le partite Iva del Nordest con Casaleggio senior, il padre di Davide, fondatore della “Associati srl” che controlla la piattaforma Rousseau, l’asset strategico del Movimento: da qui passano le “primarie” on line con la selezione della classe dirigente che siede nelle istituzioni. David Borrelli è uno dei tre big nazionali che ha reclutato anche Massimo Colomban per salvare le municipalizzate di Roma, ma il feeling tra l’imprenditore che ha fondato Permasteelisa e il sindaco Raggi non è mai decollato. Da Strasburgo rimbalza la voce che la figura chiave del caso-Borrelli sia Cristina Belotti, considerata “ambasciatrice” della “Casaleggio e associati” all’Europarlamento e ora al centro di una storia di rimborsi.

Insomma, tutto s’intreccia in questa campagna elettorale costruita attorno alla figura di Luigi Di Maio, candidato premier, pronto a staccarsi da Beppe Grillo per tentare la scalata solitaria a palazzo Chigi con la benedizione della City di Londra. Peccato che tra candidati in odore di massoneria e “mele marce” che sbagliano i rimborsi, la strada sia lastricata d’imboscate.

Versati 23 milioni. Eppure sarebbe sbagliato non riconoscere che il M5S «ha restituito 23 milioni sul fondo creato al Mef per finanziare il microcredito alle piccole imprese», spiega il senatore padovano Giovanni Endrizzi. «Abbiamo dovuto montare le tende per tre notti davanti agli uffici del ministro Padoan perché dicevano che non si poteva aprire il conto corrente, tanto erano spaventati dall’iniziativa. E’ vero che anche i parlamentari Pd e della Lega lasciano una parte della loro indennità ai partiti, ma i nostri soldi finiscono direttamente ai cittadini e alle piccole imprese. Non siamo noi a distribuirli, ma il ministero dell’Economia», spiega Endrizzi. «Sia chiaro, non esiste nessun obbligo di legge a restituire parte delle indennità, si tratta solo di un codice etico che ci siamo dati ma chi trucca la carte deve essere cacciato, i furbi non possono militare nel M5S», conclude Endrizzi.

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