Crac Veneto Banca, rinviato a giudizio Vincenzo Consoli
L'ex amministratore delegato dovrà rispondere dei reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso. Prima udienza il 10 aprile, ma c'è l'ombra della prescrizione

TREVISO. Rinvio a giudizio per l’ex amministratore delegato di Veneto Banca Vincenzo Consoli. La decisione del giudice delle indagini preliminari di Treviso, Gianluigi Zulian, è arrivata nel primo pomeriggio di sabato 20 febbraio, dopo che la mattinata era stata riservata all’arringa difensiva dell’avvocato Ermenegildo Costabile.
Il legale di Consoli, nel corso della sua articolata arringa, aveva pesantemente contestato le accuse della procura della Repubblica di Treviso sostenendo soprattutto il fatto che Consoli era solo un capro espiatorio e che non gli si potevano addebitare a lui tutte le colpe del default dell’ex Popolare di Montebelluna.
Con il rinvio a giudizio per i reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto per Consoli si materializza un processo sul quale pesa l’ombra di una prescrizione imminente.
La prima udienza del processo è stata fissata per il 10 aprile.
Consoli, dipinto nel corso della requisitoria come il padre-padrone di Veneto Banca, capace di “dopare” i conti e nascondere agli ispettori di Banca d’Italia la reale situazione finanziaria della Popolare di Montebelluna, quando ormai la crisi stava minando il valore delle azioni.
Secondo l'accusa, insomma, Consoli occultò consapevolmente le gravi perdite che l’istituto aveva subito a causa di una sciagurata politica di concessione dei finanziamenti in alcuni casi senza nessuna garanzia.
Il tutto mentre il valore dell’azione stabilito dall’assemblea dei soci su proposta del consiglio di amministrazione era sempre tenuto molto elevato a dispetto della reale condizione economica e patrimoniale della banca.
Si è calcolato che quando nel 2015 l’azione valeva 39 euro in realtà ne valesse 7 o 8. Il prezzo dell’azione nel 2016 in occaione di un ultimo tentativo di aumento di capitale crollò poi a 10 centesimi. E gli stress test superati dalla Popolare di Montebelluna lo si doveva grazie a conti e bilanci “dopati”. Insomma, anche quando il terreno stava franando, Consoli manteneva saldo il timone della banca tanto che, nel bel mezzo della burrasca, da amministratore delegato passò al ruolo di direttore generale.
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