Crisanti: «Fra due-tre settimane mi aspetto un’impennata di casi»

PADOVA. Aumentano i nuovi casi ma, soprattutto, aumenta la percentuale delle positività riscontrate tra i tamponi effettuati in Veneto. A certificarlo è Azienda zero, con il suo consueto bollettino settimanale. Bollettino che ben si esemplifica con una curva in continuo aumento. Se nella settimana tra il 22 e il 29 giugno, i tamponi positivi erano appena lo 0,1 per cento del totale, nella settimana tra il 7 e il 13 settembre la percentuale è aumentata a 2. In pratica, da un esame positivo su mille a uno su cinquanta.
Professor Crisanti, professore di Microbiologia all'università di Padova e padre del modello veneto, qual è la sua interpretazione dell’aumento della percentuale di tamponi positivi?
«C’è una sola spiegazione: la trasmissione del virus è aumentata. E questo in ragione del ritorno a scuola e delle riaperture generalizzate. L’avvio del nuovo anno scolastico in presenza ha avuto come esito le code da centinaia di bambini all’ospedale di Padova in attesa di un tampone, che ora viene richiesto anche solo per una minima tosse. Prima non era così. Abbiamo persino dovuto allestire una tenda».
Servirebbero più tamponi?
«Sicuramente e, di settimana in settimana, ne serviranno sempre di più, perché aumenterà la richiesta. Facendo una stima per difetto, in tutta Italia bisognerebbe farne 300 mila al giorno, contro gli attuali picchi da 90 mila che vengono raggiunti solo in giornate particolari».
Andrebbero eseguiti su categorie particolari?
«No, bisogna continuare a seguire il "metodo veneto”, poi esteso a tutta Italia, che ci differenzia da Francia, Inghilterra e Spagna. E quindi controlli ad amici, colleghi di lavoro, vicini di casa e, in generale, a tutti i contatti delle persone risultate positive».
A proposito di tamponi, a che punto è il piano di aumentarli in modo esponenziale che ha sottoposto al ministro D’Incà?
«In fase di valutazione».
Lunedì sono iniziate le scuole. Guarda con preoccupazione alle prossime settimane?
«Gli effetti della riapertura delle scuole inizieremo a vederli a due-tre settimane dalla riapertura. Se mi aspetto un’impennata dei casi? La risposta è sì. Tra ragazzi e insegnanti, ma anche tra i familiari degli studenti. D’altra parte, se è vero che in aula c’è il rispetto del distanziamento sociale, allo stesso modo abbiamo visto tutti che, usciti da scuola, i ragazzi fanno tutto quello che vogliono, con le misure che vengono abbandonate non appena si mette il piede oltre la porta di uscita».
Il consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi, ha anticipato l’imminente lockdown in Israele, misura che probabilmente sarà seguita dalla Francia. Mentre sostiene che non sia un’ipotesi per l’Italia, dove ci stiamo comportando bene. Conferma?
«Sì, ma perché ci stiamo comportando bene? Perché cerchiamo sistematicamente tutti gli asintomatici. Categoria di cui, senza voler fare polemica, fino a poco tempo fa Ricciardi negava l’esistenza».
Questo riguarda gli scienziati; anche noi cittadini comuni ci stiamo comportando bene?
«Assolutamente no. Venga un giorno alle 13.30 in piazza Duomo a Padova e assisterà a scene da mettersi le mani nei capelli. Immagini che vanificano tutti gli sforzi e il lavoro che tutti noi abbiamo fatto in questi mesi». —
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