Da Onnis ad Ambrosini la Clinica senza pace

PADOVA . Il caso che - suo malgrado - ha come protagonista il professor Pietro Litta rappresenta un nuovo capitolo della saga che da decenni tormenta la Clinica ginecologica dell’Azienda ospedaliera...
PADOVA . Il caso che - suo malgrado - ha come protagonista il professor Pietro Litta rappresenta un nuovo capitolo della saga che da decenni tormenta la Clinica ginecologica dell’Azienda ospedaliera di Padova? Medici contro medici, universitari contro universitari, ricercatori contro ordinari e associati. Tutti contro tutti. Camici bianchi sospesi, riammessi, licenziati. Denunce anonime, esposti, lettere, che hanno un minimo comun denominatore, il mittente. I carteggi arrivano sempre dallo stesso posto, dalla Clinica stessa. Le pagine di cronaca sanitaria e giudiziaria sono zeppe di “casi” che hanno come protagonisti i camici bianchi che hanno solcato le corsie della Clinica oggi diretta Giovanni Nardelli.


Per citare i più famosi, si parte dai tempi di Antonio Onnis, con il tormentato caso di Ermanno Laureti, medico universitario che ha sostenuto in ogni sede legale di essere stato vittima di mobbing tra le mura ospedaliere. In tempi più recenti ha fatto scalpore il caso Ambrosini: l’ex direttore Antonio finito prima sui giornali e poi in Procura perché avrebbe firmato da primo operatore interventi mai eseguiti. E ancora il figlio Guido, ginecologo pure lui, oggetto di numerosi esposti. Uno su tutti il caso dei cateteri per la procreazione medicalmente assistita. Nel mirino è finito pure un altro ginecologo, Roberto Laganara, accusato di aver eseguito visite private non autorizzate. Nel 99 per cento dei casi le carte trasmesse in Procura relative alla Clinica ginecologica dell’Azienda ospedaliera di Padova non riguardano colpe mediche ma truffe ai danni dell’ospedale e ogni forma possibile di violazione delle leggi che regolano l’attività pubblica e privata che i ginecologi esercitano in via Giustiniani. Che anche il caso Litta sia da ascrivere a questa categoria? Di certo il direttore generale Luciano Flor apre il 2018 con una questione da risolvere tutt’altro che gradevole.


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