Dal terrorismo nero alla cocaina

Trincanato «trait d’union» tra i Nar e la banda di Felice Maniero
PADOVA. Sono per lo più ex. Ex Nar (Nuclei armati rivoluzionari), ex Ordine nuovo, ex Mala del Brenta, ex Banda della Comasina (quella guidata da Renato Vallanzasca), ex truffatori e finanche un simpatizzante delle Br. Legati fra loro da una sottile striscia bianca: un fiume di cocaina che dal Sudamerica, attraverso la famiglia della ’ndrangheta dei Morabito, arrivava in Veneto per poi essere distribuita anche in Lombardia e in Emilia Romagna.


Ex che non hanno mai perso il vizio di delinquere e che, superata abbondantemente la soglia degli «anta», hanno anche abbattuto le barriere ideologiche trasformando la loro esperienza criminale in un ottimo know-how per far proliferare il business. D’altra parte smistare 15 chili di cocaina alla settimana (questo è quando ipotizzato) non è roba semplice. Per questo Angelo Manfrin, 64 anni, veronese di nascita, residente a Modena e con base operativa a Novara aveva con sè otto telefoni con i quali dirigeva gli affari.


ANGELO MANFRIN.
Angelo Manfrin non è un personaggio sconosciuto nel Veneto e tanto meno a Padova. Nel 1990, infatti, è stato condannato dalla corte d’Assise d’appello di Venezia per associazione a delinquere in concorso insieme a Gilberto Cavallini, Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, Fioravanti e la Mambro furono protagonisti del conflitto a fuoco sul lungargine Scaricatore, il 5 febbraio del 1981, durante il quale vennero uccisi i carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese, a cui oggi è intitolata la sede del comando provinciale dell’Arma di Padova, nonché quella del Ros. Manfrin all’epoca aveva realizzato una sofisticata rete logistica di supporto alla latitanza dei terroristi Nar.


Esperienza che forse lo ha agevolato nel costruire anche la rete del narcotraffico. D’altra parte Manfrin era quello che risolveva i problemi. Serviva un covo? Lui lo trovava. C’era da ricettare merce? Chiamavano lui. Come il 19 dicembre del 1980, quando Valerio e Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini, Giorgio Vale, Pasquale Belsito, Fiorenzo Trincanato, Stefano Soderini e Andrea Vian assaltarono una gioielleria a Treviso e i preziosi furono ricettati da Manfrin. Il nome di Manfrin era spuntato fuori (sempre come ricettatore) anche qualche mese prima (7 marzo 1980) quando a Trieste Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini razziarono una gioielleria.


FIORENZO TRINCANATO.
E’ Trincanato il trait d’union fra ex Nar e Mala del Brenta. Il nome di Fiorenzo Trincanato, 52 anni, residenza a Camposampiero e domicilio in città in via dei Tigli (alla Guizza, dove è stato arrestato l’altra notte con in casa un etto di cocaina), appare in decine di faldoni depositati negli ultimi trent’anni in più Procure del Veneto. Erano nella disponibilità anche di Fiorenzo Trincanato, infatti, le armi a mollo nel canale Scaricatore che i fratelli Fioravanti e Francesca Mambro stavano recuperando quando scoppiò il conflitto a fuoco in cui morirono Codotto e Maronese (Giusva Fioravanti, ferito, venne catturato poco dopo). Tuttavia Trincanato è sempre stato molto più sensibile ai soldi che alle ideologie. Nar e Mala del Brenta o Br e Mala, avevano contatti soprattutto perché il gruppo di Felice Maniero era in grado di procurare armi corte, armi lunghe ed esplosivo.


E Trincanato si muoveva con destrezza in entrambi gli ambienti. Il suo curriculum criminale è lungo almeno otto pagine: rapina, associazione a delinquere (1981), ricettazione (1994), sequestro, rapina e estorsione (1994), custodie cautelari (1998), possesso di armi clandestine (2006). Una carriera iniziata coi Nar e conclusa con la Mala del Brenta. C’era Fiorenzo Trincanato nel commando che, nel 1994, fece fuggire Maniero dal Due Palazzi. Sempre Trincanato fu arrestato dalla Mobile padovana durante i blitz Rialto e Ghost Dog.


ROBERTO FRIGATO.
Quando si delinque si va in cerca degli amici fidati per trovare appoggi e aiuti. Per quale motivo quindi non coinvolgere nel business anche Roberto Frigato, residente a Vescovana 49 anni, un passato nelle file di Ordine Nuovo e una condanna definitiva scontata in varie carceri italiane? Il suo legame con la destra era chiaro: nel 1991 l’allora deputato Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse chiede la scarcerazione di Frigato all’allora ministro di Grazia e Giustizia Giuliano Vassalli per motivi di salute.


Frigato in cella dal 1988 (fine pena 25 giugno 1998) per ricettazione, favoreggiamento, associazione sovversiva e banda armata si era ammalato in carcere di anoressia mentale e fu ricoverato all’ospedale San Carlo di Milano, arrivando a pesare 44 chili. All’epoca il ministro diede parere contrario alla scarcerazione. Terminata la detenzione Frigato era ritornato a casa. Adesso la nuova «mazzata» con l’accusa di narcotraffico in concorso.

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