Di Maio, diktat alle Regioni «Tagliate i vitalizi o meno soldi»

PADOVA
La minaccia è pesantissima: le Regioni che non tagliano i vitalizi subiranno un taglio dell’80 per cento dei trasferimenti dal governo. La norma inserita nella legge finanziaria l’ha voluta il vicepremier Luigi Di Maio, che su Facebook annuncia: «Bye bye vitalizi anche per i consiglieri regionali». E in Veneto, il capogruppo del M5S Jacopo Berti rilancia: «Ora vediamo da parte sta il presidente Luca Zaia: la sua maggioranza ha tentato di mantenere inalterati i vitalizi degli ex consiglieri, varando delle leggi che intaccavano appena quell’assurdo privilegio».
Lo scontro è totale e Roberto Ciambetti, presidente dell’assemblea legislativa, ribatte sicuro: «Non accetto lezioni, i 5 Stelle a Roma chiacchierano e annunciano i tagli agli assegni degli ex parlamentari dal 1 gennaio 2019. Noi li abbiamo fatti scattare nel 2014 e a febbraio 2018 è stata riapprovata la legge».
Messa così la querelle è destinata a durare sine die, almeno fino a quando la Conferenza delle Regioni non adotterà la delibera del presidente della Camera Roberto Fico che nel luglio scorso, grazie all’autodichia, ha varato il drastico taglio per gli ex deputati. Lo stesso provvedimento è stato approvato con i voti di M5S e Lega anche dall’ufficio di presidenza del Senato ma sulle due delibere pende una raffica di ricorsi, con l’avvocato Maurizio Paniz che ha già raccolto 500 “clienti” tra gli ex parlamentari che considerano sacri e inviolabili i diritti acquisiti.
Ora tocca ai 20 consigli regionali, in base al principio di eguaglianza e Jacopo Berti sguaina la spada: «Il governo del cambiamento è stato costretto a utilizzare le maniere forti per far mollare l’osso a tutta questa gente, che continua a far pressioni perché quell’odioso privilegio non venga toccato. Ora vedremo da che parte sta Zaia: dalla parte dei veneti o da quella degli ex consiglieri che hanno paura di perdere il loro tesoretto?».
Il governatore, come del resto Roberto Ciambetti, è impegnato senza un attimo di sosta a coordinare gli interventi della Protezione civile per fronteggiare i disastri del maltempo e non scende nella rissa politica tra Lega e M5S.
Che ci fosse bisogno di dare un ultimatum lo dimostra il boom dei costi della politica in Sicilia, Calabria e Campania, dove il M5S gode di consensi tra il 50 e il 60%. La spesa totale delle Regioni per 3.500 vitalizi supera i 150 milioni, 18 dei quali per la Sicilia e la spending review introdotta da Mario Monti nel 2012 ha visto ancora una volta allargare il divario tra Nord e Sud. La Conferenza delle Regioni ha adottato il primo taglio nel 2014, con Veneto, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna che hanno aperto la strada. Certo, a leggere l’elenco dei 226 ex consiglieri veneti alcuni privilegi balzano agli occhi e riguardano Sante Riello, padovano, 78 anni, che gode di un vitalizio di 3600 euro anche se a Palazzo Ferro Fini c’è rimasto sei mesi, dalla fine del 1979 alle elezioni di giugno 1980. Analogo il caso del vicentino Domenico Costa, esponente della Dc dal 1984 al 1985, mentre il veronese Gaudio Pedalino è rimasto in consiglio dal 1983 al 1985 tra le fila del Psi: se passa il ricalcolo con il metodo contributivo della delibera Fico, i loro assegni verranno drasticamente ridimensionati con la soglia minima di 900 euro al mese. L’unico che non rischia nulla è l’avvocato Alessio Morosin, che ha rinunciato al vitalizio di 2 mila euro. Insomma, i ricorsi sono già pronti con il rischio di intasare le aule della Corte costituzionale. —
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