Dichiarato fallito, accusa il magistrato

L’imprenditore Paltrinieri della padovana Belvedere: «Interessi oscuri». Anm del Veneto: «Parole false e inaccettabili»
Di Giorgio Cecchetti

PADOVA. Da mesi la Procura di Padova, ad opera del pubblico ministero Marco Peraro, ha aperto un’indagine penale sulla «Belvedere spa», che fa riferimento all’imprenditore italo americano Robert Flavio Paltrinieri. La storica società edile, che ha sempre avuto sede a Loreggia ma il 4 marzo scorso si è trasfefita a Rovereto, è stata dichiarata fallita dal Tribunale civile di Padova il 29 aprile scorso; una sentenza che Patrinieri non ha digerito, tanto da rilasciare dichiarazioni di fuoco contro i giudici: «La decisione del Tribunale di Padova è ingiusta e sbagliata», ha sostenuto; e ancora: «Presidieremo la Belvedere fino a quando la giustizia non sarà ristabilita»; infine: «Il giudice Maria Antonia Maiolino ha disapplicato la legge... questa decisione pare portatrice di interessi oscuri».

Dichiarazioni che hanno provocato una presa di posizione del presidente della sezione veneta dell’Associazione nazionale magistrati, il pubblico ministero veneziano Roberto Terzo. «In relazione alle scomposte esternazioni negli organi di stampa locali fatte dal signor Robert Flavio Paltrinieri in merito al fallimento della Belvedere s.p.a., società nella quale rivestiva un ruolo non meglio precisato», si legge nel comunicato diffuso, «la Sezione Veneta dell‘Associazione Nazionale Magistrati esprime la sua forte solidarietà alla collega Maria Antonia Maiolino e agli altri magistrati della sezione fallimenti del Tribunale di Padova». «Le parole del signor Paltrinieri su un incredibile complotto tra “poteri forti” e magistrati sono false, diffamatorie e inaccettabili e a dimostrarlo ci sono i fatti riportati nella sentenza di fallimento. Infatti, il fallimento della Belvedere spa è stato dichiarato non certo per un capriccio dei giudici, ma dopo una ponderosa perizia di esperti contabili che ha accertato l’irrecuperabile insolvenza della società per azioni nei confronti dei creditori». «Prendere atto del fallimento di quella esperienza imprenditoriale», conclude il documento, «deve essere sembrato troppo difficile all’imprenditore italo-americano che, senza troppa fantasia, ha preferito scaricare le responsabilità sui magistrati».

Nelle 17 pagine della sentenza, la giudice Maiolino che l’ha scritta, informa che a presentare l’istanza di fallimento è stata la stessa Procura, sulla base degli accertamenti e degli interrogatori condotti dalla Guardia di finanza, come ad esempio quello del consulente della stessa azienda, il commercialista padovano Paolo Ferrin. «Dalla situazione patrimoniale al 30 giugno 2015 emerge uno sbilancio tra attività e passività di oltre 25 milioni di euro», si legge nella sentenza, «nonchè un debito tributario di 4 milioni; l’Agenzia delle entrate ha riferito che la società aveva omesso i versamenti per l’anno 2015 per Iva e non ha reso alcuna dichiarazione relativa a redditi, Iva e Irap per il 2014; e dagli accertamenti presso l’Inps è emerso il mancato versamento dei contributi da giugno ad agosto 2015, nonchè il mancato rispetto di una precedente rateazione».

Nella sentenza, inoltre, il giudice risponde ai vertici della società (il presidente del Consiglio d’amministrazione è Pierluigi Gallo e l’amministratore delegato è la catanzarese Filomena Cavallo, moglie di Patranieri), i quali sostenevano di poter ripianare i debiti grazie alla vendita degli immobili della «Belvedere»: «Ritenuto peraltro che dell’importante compendio immobiliare descritto vi è evidenza di una rapida liquidabilità degli immobili per un importo di neppure 600 mila euro: la celere possibilità di liquidazione infatti non può essere riconosciuta, come pretende la società, sulla base della mera stima giacché è di tutta evidenza che stimare un bene è cosa ben diversa dal vendere il bene a valori di mercato, soprattutto se si tratta di un hotel-ristorante o di aree edificabili».

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