Don Spoladore, la Diocesi non commentaMa don Brusegan: "Sbigottito e a disagio"
Padova, intervista con il delegato per l'Ecumenismo sul caso del sacerdote noto come "Padre Rock" che secondo una donna sarebbe il padre di suo figlio di otto anni
PADOVA.
Con che stato d'animo avete appreso la notizia?
«Sbigottimento e anche disagio. Disagio perché non sappiamo quanto corrisponda a verità ciò che è stato scritto in questi giorni».
Don Giovanni Brusegan, delegato per l’Ecumenismo della Diocesi di Padova, si sta preparando la cena quando risponde al telefono. Ha appena celebrato una messa in ricordo del marito di una professoressa del Curiel, il liceo scientifico di via Durer dove ha insegnato per molti anni. La telefonata forse non arriva inaspettata. Don Brusegan comunque pesa le parole.
Se confermata, tuttavia, la faccenda si fa pesante per la Diocesi. Prima la storia di don Sante Sguotti, poi di don Federico Bellettin, e ora l’ipotesi di un don Paolo Spoladore padre.
«Al di là dei singoli casi credo sia necessario tenere un atteggiamento di misericordia corretta più che di scandalo. Con ciò non voglio giustificare nessuno, ma nemmeno essere frainteso».
Come mai alcuni anni fa «Donpa» è stato spostato dalla parrocchia di San Lazzaro?
«Era un modo per fargli vivere con più autonomia rispetto a quanto può fare un prete di parrocchia il suo modo di comunicare con il canto. Era sicuramente per premiarlo».
L’ha sentito in questi giorni?
«No. Io ho un bel rapporto con don Paolo. Un rapporto di reciproca stima e simpatia».
Secondo lei si è confidato con qualcuno?
«Non saprei. Per come lo conosco prima vorrà verificare i fatti. E comunque posso dire una cosa?»
Prego...
«Oggi viviamo in un mondo fatto di scandali. Ma cerchiamo di rispettare il sacro. E’ l’ultima Bastiglia. Il celibato dei preti è un valore: ogni critica va valutata attentamente. Serve dignità, evitiamo il lassismo».
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