E i neo eletti lasciano giocare i capi «Luca e Matteo sanno cosa fare»

VENEZIA. «Il Veneto con Zaia è in mani preziose. E Salvini, a livello nazionale, ha dimostrato di essere un leader in grado di vincere e di governare». Il neo deputato Sergio Vallotto, veneziano di...
La sala del palazzo de Le Stelline a Milano dove si è tenuta la riunione con gli eletti al parlamento della Lega. Milano 9 Marzo 2018. ANSA / MATTEO BAZZI
La sala del palazzo de Le Stelline a Milano dove si è tenuta la riunione con gli eletti al parlamento della Lega. Milano 9 Marzo 2018. ANSA / MATTEO BAZZI

VENEZIA. «Il Veneto con Zaia è in mani preziose. E Salvini, a livello nazionale, ha dimostrato di essere un leader in grado di vincere e di governare». Il neo deputato Sergio Vallotto, veneziano di Noale e segretario provinciale del Carroccio, eletto nel collegio Veneto 1, esprime un sentimento diffuso tra le fila leghiste: nel Carroccio non esiste un problema di leadership. Già perché, nonostante le smentite del diretto interessato, la suggestione di Zaia premier del centrodestra è aleggiata come un fantasma durante la riunione dei 184 parlamentari leghisti tenutasi ieri a Milano.

Quello del governatore veneto, sostengono alcuni, sarebbe il profilo ideale a calamitare quei voti necessari alla formazione di un governo. Del resto, la partita dell’autonomia ha dimostrato come una convergenza Lega-Pd non sia un’aberrazione. In quell’occasione, Palazzo Balbi pur a trazione leghista era riuscito a portare dalla sua il centrosinistra veneto. Perché il tema era sensibile e trasversale. E allora l’appello di Salvini al Pd potrebbe richiedere l’aiuto del governatore veneto: «Spero siano a disposizione per dare una via d’uscita al paese, a prescindere da chi uscirà dalle primarie», sostiene il segretario nazionale. Ad ogni modo, che sia Zaia o Salvini poco cambia, almeno a sentire i parlamentari leghisti: «Sono entrambe due persone sicuramente all’altezza di ogni compito e ruolo. Io credo – continua Vallotto - che il governatore abbia un ruolo fondamentale qui nel Veneto, comunque sono considerazioni che non spettano a me e vedrà lui».

Oltre a Vallotto, agli Stati Generali dei neo parlamentari leghisti c’erano tutti i 32 eletti tra deputati e senatori nel territorio veneto. E del resto la Lega, in Veneto, ha sbaragliato la concorrenza. Primo partito con il 32%, un traino per la coalizione del centrodestra che ha raggiunto quasi il 50% di tutte le preferenze. Tanto che in alcuni collegi, le percentuali leghiste hanno triplicato i voti di Forza Italia. Un boom certificato dalla crescita esponenziale rispetto all’11% delle precedenti elezioni del 2013. Ben staccati gli avversari. Il Movimento Cinque Stelle, secondo, ha raggiunto il 23% mentre il Pd, terzo, si è attestato sulla soglia nazionale del 18% (una scoppola che ha provocato le dimissioni della segretaria metropolitana Gigliola Scattolin).

Un vero e proprio cappotto, tanto che il centrodestra compatto ha vinto in tutti i collegi uninominali in Veneto. «Un risultato strepitoso della Lega – così lo stesso Zaia all’indomani del voto - Un risultato che ci fa dire che il Veneto, dopo otto anni di amministrazione della Regione, viene premiato per aver saputo fare delle scelte». Così, chi in macchina, chi in treno, la compagine leghista ha risposto presente all’appello. Il leader Salvini, infatti, ha chiamato a raccolta tutte le sue truppe alle Stelline di Milano: 184 parlamentari, tra volti noti e neofiti sullo scenario politico nazionale. Il candidato in pectore della coalizione di centrodestra, nel giorno del suo quarantacinquesimo compleanno, ha voluto guardare negli occhi i suoi. Una riunione organizzativa segreta, nessun tema politico è stato trattato direttamente. Non si è parlato di proposte per la presidenza delle due Camere, non si è parlato di dialogo con le altre forze politiche, né di altri temi caldi. Niente trapela dalla riunione milanese, perché le direttive dall’alto sono precise: quello che si deve sapere lo dice il capo. «Non possiamo e non dobbiamo dire nulla, le dichiarazioni ufficiali le ha rilasciate il segretario nazionale», dicono in coro i parlamentari veneti. Tra loro l’ex sindaco di Padova Massimo Bitonci (eletto nel proporzionale), la vice segretaria regionale Giorgia Andreuzza (eletta nel collegio di Venezia col 31,4% dei voti, davanti a Enrico Schenato del M5S) e Andrea Ostellari, segretario provinciale del Carroccio. Solo una riunione di partito, quindi. Nello specifico, insieme a Salvini i parlamentari hanno scandito le tappe del percorso che porterà all’insediamento delle Camere, il prossimo 23 marzo. Alleanze, squadre di governo e presidenze delle Camere: niente. Per adesso i temi caldi restano taciuti. Nessuno, a parte i segretari, si espone prima dell’inizio delle consultazioni al Quirinale.

Eugenio Pendolini

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova