E l’assessore Donazzan non votò per il cacciatore del Pdl

VENEZIA A Strasburgo dove si trova l’eurodeputato Sergio Berlato, re dei cacciatori veneti, non arrivano le sfumature dell’animo femminile, la tristezza di Elena Donazzan che si è chiusa nel silenzio...

VENEZIA

A Strasburgo dove si trova l’eurodeputato Sergio Berlato, re dei cacciatori veneti, non arrivano le sfumature dell’animo femminile, la tristezza di Elena Donazzan che si è chiusa nel silenzio dopo il congresso del Pdl vicentino. Tremenda la sequenza di domande che Marco Scorzato del Giornale di Vicenza poneva all’arrivo dei pullman il pomeriggio delle votazioni: sei qua per Berlato? «Sì». Sei un cacciatore? «Certo». Iscritto all’Acv? «Sì». Anche al Pdl? «No, i partiti non mi interessano, sono qua per difendere il diritto di andare a caccia». Si può dare per scontato che in ogni votazione ci sia gente poco informata, o magari disinformata. Ma trovare fondate ex post le critiche ex ante, come direbbe il professore di latino, deve aver infastidito l’assessore Donazzan, che pure è in Regione grazie ai voti dei cacciatori di Berlato. Del quale è stata assistente parlamentare, poi candidata in Consiglio regionale e da lui sostenuta. Una carriera cresciuta all’ombra dell’altra. I due si conoscono bene, difficile che la Elena pensi alla politica come un ambientino tipo il cacciator nel bosco che vide una pastorella, era graziosa e bella eccetera. E’ una corsa in pista, facendo a sportellate per buttare fuori strada l’avversario. Ciò nonostante qualcosa da registrare in questo Pdl vicentino che si candida al cambiamento c’è, per la Donazzan. Anche se Berlato da Strasburgo cade dalle nuvole.

Una registrata alle valvole di testa andrebbe data anche al Pdl di Padova, dove tutti cantano vittoria meno quello che che ha vinto davvero, Valdo Ruffato: su 32 componenti del direttivo provinciale la coppia Degani-Zorzato ha 15 eletti, Ruffato 9, Fecchio 5 e la lista giovani di Padrin 3. Ruffato con i suoi 9 può fare maggioranza larga assieme ai 15 di Degani-Zorzato , totale 24; oppure maggioranza risicata con i 5 di Fecchio e i 3 della lista giovani, totale 17. A voler spingersi nell’aritmetica, i 3 giovani potrebbero fare maggioranza risicata con i 15 di Degani-Zorzato (totale 18) se Padrin uscisse da una posizione di isolazionismo che nasce dall’ostilità. Difficile. Anche qui è gente che si conosce da sempre, sa di ognuno i metodi di far carriera. E non sempre li apprezza. Questi conteggi in ogni caso appartengono alla vecchia classe dirigente «drogata», come la chiama Luca Ruffin, eletto vicecoordinatore per il gruppo Ruffato: «drogata» dalla cooptazione, nominata dall’alto. Il voto di domenica ha riportato il potere in basso, a chi ha contatti con il territorio: sindaci, assessori, consiglieri provinciali o regionali, tutti quelli che si sono fatti eleggere con le preferenze. Le truppe cammellate non sono peggiori dei salotti di Arcore. Giancarlo Galan è retrocesso a numero 2 di Marino Zorzato, Maurizio Sacconi a numero 2 di Remo Sernagiotto. In attesa che anche il coordinatore regionale Alberto Giorgetti venga messo ai voti.

Renzo Mazzaro

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