Elezioni, la Lega vuole stravincere a Treviso e punta su Rovigo
"La Padania" annuncia che nel Trevigiano il Carroccio va "contro la sinistra ma anche contro il Pdl"

VENEZIA. La «Padania» privilegia i titoli chilometrici, se poi coincidono con una legnata all'alleato berlusconiano, è tutto grasso che cola. «A Montebelluna, Oderzo e Villorba il Carroccio contro la sinistra ma anche contro il Pdl». A strillarlo è l'edizione veneta del quotidiano, a ribadire (se mai ce ne fosse bisogno) che nella Marca l'asso pigliatutto si chiama Carroccio.
Così, alla vigilia del test elettorale, la Lega malcela l'ottimismo con la prudenza dei suoi dirigenti più avvertiti: «Ho girato parecchio e i segnali sono positivi ma non credo che il voto di domani rappresenti un test per l'amministrazione Zaia», commenta Federico Caner, il capogruppo in Regione «questa consultazione è legata al territorio e risente delle peculiarità locali. A pesare, semmai, sono i riflessi di grandi questioni come il federalismo e l'immigrazione».
Gridare al lupo, enfatizzando l'entità degli sbarchi a Lampedusa, potrebbe rivelarsi un boomerang... «Intendiamoci, finora l'emergenza profughi è una percezione di rischio più che una prospettiva reale; gli arrivi in Veneto fino ad oggi sono stati minimali, non se n'è accorto praticamente nessuno, ma sul problema dell'immigrazione la nostra base elettorale è ipersensibile, vorrebbe il blocco navale».
E l'eldorado federalista? «Qui c'è soddisfazione, si prende atto che le leggi promesse sono state approvate e che l'attuazione richiederà un po' di tempo». Alle provinciali di Treviso, il presidente uscente (e rientrante) Leonardo Muraro pregusta di fare un solo boccone dei competitors, a cominciare dai pidiellini destinatari (e mittenti) di insulti quotidiani: «Il consenso di Leonardo Muraro nasce da venticinque anni di lavoro sul territorio, nel Trevigiano siamo tranquilli, prevedo buoni risultati nel Veronese e credo che ci siano le condizioni per conquistare il Comune di Rovigo, spezzando un monopolio della sinistra che dura da troppo tempo».
Anche nel Padovano il barometro del Carroccio tende al bello: «Sono fiducioso, la campagna elettorale si è rivelata un'esperienza bellissima, molto intensa dal punto di vista umano ed emozionale», poetizza Roberto Marcato, vicepresidente della Provincia e nuovo segretario in pectore. Che da settimane gira come una trottola da Abano a Montegrotto, da Montagnana («Mai vista tanta gente alla presentazione della nostra lista») a Este, per non parlare dei centri minori, tutti visitati. «La sensazione è che i veneti ci confermeranno la fiducia già espressa a Luca Zaia, chiedendo però tempi rapidi nelle riforme, a cominciare dal federalismo. I rapporti col Pdl? Sono discreti, con qualche screzio perché a volte tendono a dimenticare che adesso il primo partito è la Lega».
Bazzecole, rispetto alla lotta alla baionetta che contrappone verdi e azzurri trevigiani... «A volte i contrasti hanno assunto carattere personale, impedendo di fatto l'alleanza», riconosce Caner «le divergenze attuali ci avrebbero impedito di governare in caso di vittoria, meglio correre da soli, magari rischiando di perdere ma conservando la nostra credibilità».
Ma chi è davvero il popolo leghista? «Lo zoccolo storico, rappresentato da piccoli imprenditori e artigiani, e il ceto operaio, che in molte realtà diventa maggioritario e guida il partito. La Lega non è un movimento d'opinione, è un partito popolare, il partito del lavoro radicato tra la gente, che non diventa istituzionale neanche quando amministra. Una differenza col Pdl? Loro si sono opposti all'addizionale Irpef sui redditi oltre i 50 mila euro, perché vogliono tutelare i contribuenti medio-alti, noi siamo favorevoli per garantire una migliore sanità a tutti. Questa è una differenza ma ce ne sono molte altre».
E Gian Paolo Gobbo, padre-padrone del leghismo nostrano? Partecipa alla campagna in prima persona, più attento forse a selezionare i nuovi gruppi dirigenti e a garantire l'ortodossia bossiana (la Lega è in piena stagione congressuale e l'eterno rivale Flavio Tosi promette battaglia) che a mietere ulteriori consensi.
Con qualche comparsata televisiva che fa rumore, leggi il niet sdegnato allo svolgimento di un Gay pride nella sua città («Modello negativo per i bambini, per l'evoluzione culturale e naturale della persona») o il lancio della ricetta-Gentilini per ripulire Napoli dalle sue variegate sporcizie («Solo lo sceriffo numero uno potrebbe salvarla»).
A volare basso, così, è proprio il governatore di Palazzo Balbi. Non è che si tiri indietro Luca Zaia, anzi galoppa volonteroso ai quattro angoli della regione per tirare la volata ai candidati amici, raccomandandoli agli elettori anche sul suo cliccatissimo profilo Facebook.
Però dispensa con astuzia un ritornello: il test amministrativo parziale non rappresenterà una pagella sul primo anno del suo mandato di Governatore ma avrà, semmai, una rilevanza politica nazionale.
Intanto l'occhiuta «Padania» lo segue passo passo, immortalandolo, ad esempio, al mercato di Montebelluna dove «un gruppo di signore straniere lo saluta con entusiasmo», gli chiede un autografo e fa outing: «Buongiorno Zaia razza Piave, anche noi siamo razza Piave, veniamo da Santo Domingo ma viviamo qui da vent'anni e votiamo Lega. Bravo Zaia. Grazie Bossi». E buon fazzoletto verde a tutti.
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