Elezioni: Lega grande sconfitta, nuovo squillo grillino

Il Pd, ko a Belluno e Mira, vince con il Pdl a Jesolo e a Thiene Conegliano, Vigonza e Cerea premiano il centrodestra

VENEZIA. Il Veneto regala un altro sindaco al Movimento 5 Stelle: dopo l’exploit vicentino a Sarego, anche la “rossa” Mira premia un grillino, il giovanissimo Alvise Maniero che al ballottaggio ribalta i pronostici e batte il candidato democratico Michele Carpinetti, cui non è bastato il sostegno del centrosinistra al gran completo; probabilmente il vincitore ha calamitato i consensi di un centrodestra deluso e sbandato, resta però lo smacco dello schieramento progressista tradizionale, incapace di corrispondere alla richiesta - contraddittoria magari, però crescente e diffusa - di cambiamento.

È l’esito più sorprendente di un secondo turno caratterizzato dal crollo di affluenza alle urne (52,2%) e dal vento anti-sistema che, pur con le varianti legate a un test parziale e locale, soffia ormai prepotente. Come a Belluno, dove, contro ogni previsione, la favorita della vigilia Claudia Bettiol - alfiere del partito democratico - cede il passo a Jacopo Massaro, outsider spalleggiato da un ventaglio di liste civiche estranee alla politica istituzionale. Un segnale forte, che, alla luce della drastica bocciatura dell’amministrazione uscente Pdl-Lega, assume il tenore di uno schiaffo alla casta.

Ma il grande sconfitta della giornata è la Lega. Se quindici giorni fa il “valore aggiunto” di Flavio Tosi e Massimo Bitonci aveva puntellato le roccaforti di Verona e Cittadella - tamponando così la crisi di fiducia in atto - stavolta la caduta di consensi balza evidente: con la maroniana Maria Rita Busetti, segretaria del Carroccio vicentino, bruscamente sfrattata dalla poltrona di sindaco di Thiene ad opera di Giovanni Casarotto, lo sfidante centrista espressione dell’anomalo (ma redditizio) asse “montiano” composto da Pd-Pdl-Udc.

Né va meglio al sindaco uscente di San Giovanni Lupatoto, Fabrizio Zerman: il “padano” vende cara la pelle ma è costretto ad arrendersi a Federico Vantini che, forte del sostegno compatto del centrosinistra, intercetta anche una quota non trascurabile di elettorato pidiellino irritato dalla corsa solitaria dell’ex alleato. Un duro colpo che riaccende la polemica in seno alla Lega: «Senza Bossi non vinciamo», è il commento della parlamentare padovana Paola Goisis, vedova inconsolabile del Senatur «perché diventiamo un partito come gli altri e la gente ci volta le spalle». L’asse Pd-Pdl (che tanti malumori ha suscitato tra i democratici costringendo i vertici a rettificarne portata e obiettivi) sorride a Jesolo, dove Valerio Zoggia prevale sul veterano Renato Martin: un voto difficile da decifrare - con il polo moderato frantumato in cinque schegge e il proliferare delle civiche - tale però da segnare un’inversione di tendenza.

E se l’Udc rinfodera le ambizioni terzopoliste pur incassando un discreto risultato, il centrodestra - pressoché azzerato dal voto nazionale e severamente punito dal primo turno - tira un sospiro di sollievo a Conegliano, dove Floriano Zambon prevale sull’ex procuratore della Repubblica Antonio Fojadelli; la scelta azzurra di non ricandidare il sindaco uscente in favore di una personalità più in sintonia con la città si è rivelata vincente.

Analoghe considerazioni a Vigonza, con Nunzio Tacchetto capace di spuntarla in controtendenza, privilegiando la dimensione civica della sua candidatura rispetto al bacino politico di provenienza. Una linea adottata con successo anche dal veronese Paolo Marconcini, che strappa la conferma a Cerea. Lampi nel buio che non illudono Giancarlo Galan: «La vecchia politica è morta e sepolta», sentenzia.

Tant’è. Impoveriti e minacciati dalla crisi sociale, i veneti disertano sempre più massicciamente le urne, salvo premiare chi ispiri loro discontinuità o credibilità amministrativa, estranei a ogni logica di appartenenza politica, concepita ormai come un soffocante retaggio del passato.

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