ELEZIONI REGIONALI Pdl Veneto, sotto accusa finisce il partito

Galan tolto di mezzo, Berlusconi non si fa vedere, vertici regionali inesistenti: un mix esplosivo. Nella competizione con la Lega i candidati abbandonati a se stessi e la base del partito si sente tradita da Roma
Centrodestra in piazza domenica a Roma
Centrodestra in piazza domenica a Roma
PADOVA. E’ un mix esplosivo e la miccia è corta. Il Pdl del Veneto rischia di saltare in aria. Il botto è ovviamente rinviato a dopo le elezioni ma c’è da temere che avverrà qualunque sia il risultato del voto, perché il malumore è esteso e condiviso. La base si sente tradita e abbandonata.


I candidati, lanciati a caccia di preferenze, si misurano con la potenza di fuoco della Lega, presente dovunque come partito organizzato, mentre del Pdl non si avverte neanche l’esistenza. Ognuno deve arrangiarsi per conto proprio. Tolto di mezzo Giancarlo Galan, al quale piacesse o no tutti facevano riferimento, la scena è rimasta vuota.


Chi pensava che l’avrebbe riempita Berlusconi con un giro elettorale dei suoi, è rimasto deluso. Solo san Silvio poteva bilanciare lo strapotere mediatico di Luca Zaia. Invece Berlusconi non è arrivato e niente fa pensare che arriverà nel Veneto. Al contrario, ha chiamato tutti a Roma in aiuto. E non c’è chi non veda, con tutto il rispetto per il Capo, che se un candidato alle regionali ha 300 persone da mobilitare, preferisce mobilitarle qui, dove lo votano. Forse è per questo che i conti sulle presenze a Roma non quadravano. In alternativa a Berlusconi, supposto che l’alternativa esista, i vertici nazionali del Pdl non hanno messo a disposizione nessun ministro. Alfano, Tremonti, Scaiola: non risulta che nessuno faccia campagna elettorale nel Nord. E’ ben vero che il Pdl Veneto ha due ministri, ma Maurizio Sacconi è legato al suo gruppo e sostiene la campagna di Remo Sernagiotto, Valdo Ruffato, Renzo Marangon, Davide Bendinelli. Punto. Non è mica padre Cristoforo.


Quanto a Renato Brunetta, è candidato sindaco a Venezia: quando torna a casa ha fatto il suo lavoro. Se arriva Fabrizio Cicchitto a Vicenza, è perché lo invita Lia Sartori, ex socialista come lui. Se arriva il ministro Altero Matteoli, i suoi amici di An lo portano a fare la campagna elettorale a Chioggia per Moreno Teso contro Carlo Alberto Tesserin, che pure punta a un posto in giunta con Zaia o alla presidenza del Consiglio regionale. E nessuno parla a nessuno. Dai vertici regionali del Pdl silenzio di tomba. Qualche dichiarazione elettorale sui giornali ma zero coordinamento, zero presenza sul territorio. Spariti.


Giocoforza arrangiarsi. A Padova il mascalzone veneto Raffaele Zanon, ex An, ha trovato intese trasversali con Settimo Gottardo per vendere cara la pelle. A Venezia dobbiamo delle scuse a Renato Martin, che l’unica speranza che può aver perso è di arrivare primo. Perfino un ex militare come Filippo Ascierto riconosce che «ci vorrebbe qualcuno a cassetta per guidare i cavalli di razza che abbiamo». Vale anche se fossero ronzini. Il partito, come idea condivisa di obiettivi da raggiungere insieme, giurandolo pure con la mano sul cuore, si vede solo a Roma. Lì i giuramenti vengono bene.

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