Emiliano: «Con l’autonomia non si può intaccare il patto fiscale col Sud»

Intervista al governatore della Puglia che apre la porta all'intesa ma ritiene fondamentale dare poteri reali alla conferenza Stato-Regioni
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante le operazioni di voto per il referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare, Bari, 17 aprile 2016. ANSA/VINCENZO CHIUMARULO
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante le operazioni di voto per il referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare, Bari, 17 aprile 2016. ANSA/VINCENZO CHIUMARULO

Michele Emiliano è un “ottimo amico” di Luca Zaia e non vede come fumo negli occhi l’intesa sull’autonomia differenziata che prima il Veneto, poi la Lombardia e l’Emilia Romagna sono pronte a firmare con il premier Giuseppe Conte. A frenare sono i ministri grillini e l’altro giorno a Roma, Luca Zaia ha incontrato il vicepremier Luigi Di Maio ma la questione non è stata affrontata. Siamo sempre in alto mare, con 9 Regioni del centro-nord che pigiano l’acceleratore, mente tutto il sud - con l’eccezione della Puglia- tira il freno.

Presidente Emiliano, la bozza dell’intesa è pronta: cosa ne pensa la Puglia di questa svolta che supera il centralismo dei ministeri?

«L’intesa in materia di autonomia con le singole Regioni sta maturando con un percorso atipico, cioè fuori dalla sede naturale che è la conferenza Stato-Regioni. In effetti non c’è tutta questa fretta. Bisogna riflettere perché si rischia di creare una disparità di trattamento su materie importantissime e quindi un ulteriore squilibrio tra le diverse aree del Paese. Senza trascurare il tema della difficoltà oggettiva di dedicare solo a tre Regioni alcune competenze previste dall’articolo 116 della Costituzione, lasciando i ministeri a dover gestire le stesse materie per tutte le altre Regioni».

Il governatore Zaia le rivendica tutte e 23, lei intende seguire la stessa strada o no?

«In astratto sì. Ma in concreto, e molto responsabilmente, la Regione Puglia non intende sottrarsi al confronto con tutte le altre Regioni per arrivare a un esercizio cosciente e consapevole delle funzioni delle quali si chiede l’attribuzione. La Regione Puglia sa di essere particolarmente efficiente in alcune materie, come turismo e ambiente, tuttavia è conscia della necessità che qualunque attribuzione dallo Stato centrale alle Regioni avvenga in un quadro di equilibrio e senza cedere alle spinte autonomiste più o meno mascherate e fini a se stesse».

Insomma lei non teme, come Enrico Rossi della Toscana, un’Italia a tre velocità con le 5 regioni a statuto speciale, le 3 con l'autonomia differenziata e le altre 12 in lista d'attesa?

«No, non è questo il mio timore, pur essendo evidente che sarebbe molto meglio stabilire in maniera più collettiva i vari obiettivi di maggiore autonomia da raggiungere. Occorre ripristinare la centralità della conferenza Stato-Regioni che purtroppo i governi precedenti hanno ridotto a uno strumento di mera consultazione. Io penso invece che la concertazione tra periferia e centro debba tornare a svolgere pienamente la sua funzione. È in quella sede che si può mediare tra le esigenze delle 20 Regioni per arrivare ad un componimento che non mortifichi le legittime aspettative di alcuni territori del nord e non condanni altre realtà alla marginalità».

In Puglia è nato un comitato, con l’adesione di docenti universitari e intellettuali, che chiede al premier Conte di non firmare l’intesa. C’è il suo zampino?

«No, è la società civile che si muove perché esiste il fondato pericolo che dietro la richiesta di autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna si celi in realtà solo la volontà di ottenere autonomia fiscale: in altre parole, si teme che le richieste ridondanti possano nascondere il tentativo di un compromesso sul tema centrale dell’autonomia fiscale con conseguenze disastrose per il sistema Paese che oggi non se lo può permettere».

Zaia ha sempre teso la mano al presidente Emiliano, cosa vi accomuna e quali sono le differenze?

«Ho un rapporto personale ottimo con il governatore Zaia e assieme al Veneto ho combattuto la battaglia contro le trivellazioni nel mare. Ci accomuna un senso di profonda appartenenza al territorio che governiamo e il tentativo di migliorare le amministrazioni portandole all’eccellenza. Sono certo che anche a Zaia sia ben presente il principio di solidarietà che ispira la carta costituzionale la quale, nonostante un’impronta autonomista che i nostri padri costituenti le hanno dato, è incardinata attorno al principio di solidarietà fra autonomie».

Risorse: si va verso ulteriori tagli con la spending review anche se il deficit nel Def sale dall'1,6 al 2,4% oppure lei vede all'orizzonte un cambio di rotta con il governo “gialloverde”?

«Al momento non mi sembra di percepire alcun cambio di rotta. Non mi pare che le scellerate politiche dei precedenti governi di tagli indiscriminati ai trasferimenti alle Regioni siano stati messi in discussione. Mi preme sottolineare al governo che non siamo in grado di sopportare ulteriori tagli, la storia della riforma delle Province ne è la prova lampante: lo Stato ha voluto devolverci sempre maggiori competenze senza accompagnare il processo da adeguati trasferimenti di risorse». —




 

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