Falde asciutte, a rischio le campagne venete

Riserve idriche ai minimi storici a causa della siccità. Servirebbero 200 millimetri d'acqua per salvare l'irrigazione agricola

VENEZIA. C’è poca neve in montagna, ha piovuto poco negli ultimi tre mesi, le falde sono molto basse, i fiumi hanno poca acqua. Se nelle prossime settimane non ci saranno piogge abbondanti, diventerà difficile gestire l’irrigazione agricola che parte tra un mese approvvigionandosi sia dalle acque sotterranee che da quelle superficiali.

Il quadro di possibile criticità emerge dal Rapporto sulla risorsa idrica in Veneto pubblicato dall’Arpav.

«Per riequilibrare numericamente il deficit pluviometrico maturato dall’inizio dell’anno idrologico (che convenzionalmente parte dal 1 ottobre) sarebbero necessari nel prossimo mese poco meno di 200 mm di precipitazione come valore medio sul territorio regionale, quando invece la precipitazione media storica di marzo circa è di circa 70 mm. Tra un mese, e soprattutto d’estate, sarà più evidente la possibile criticità. È ancora presto per dare allarmi, ma è una situazione che sicuramente merita una notevole attenzione», spiega il responsabile del Servizio idrogeologico Arpav, Italo Saccardo.

Piogge scarse in inverno. Le piogge superiori alla media (+39%) di febbraio non bastano a compensare l’assenza di precipitazioni a dicembre e la scarsità a gennaio. Nell’ultimo trimestre c’è stato un deficit medio del 27%.

A livello di bacino idrografico, rispetto alla media 1994-2016 gli apporti pluviometrici sono inferiori alla media in quasi tutti i bacini: -40% sul Piave, -33% sull’Adige, -32% sul Livenza, -30% sul Brenta, -23% sul Po, -16% sul Sile, -13% sul Fissero Tartaro Canal Bianco, -12% sul Lemene, -11% sulla pianura tra Livenza e Piave e sul Bacino scolante. Solo sul bacino del Tagliamento risultano nella media (-2%).

Poca neve in montagna. Febbraio è stato un mese dalle temperature miti (+1,8°C), ha nevicato poco (apporti totali di 100-110 cm a 2.200 m di quota, 60-70 cm a 1.600 e 35-55 cm a 1.200 m). Anche se la copertura è buona perché ha nevicato un po’ dappertutto, il cumulo di neve fresca da ottobre al 1 marzo è il più basso almeno dal 1980 ad oggi, con un deficit di neve caduta di -40% a 2200 m di quota e -60-70% a 1200-1600 m.
Riserve idriche.

Le attuali riserve idriche sono solo il 42% di quelle presenti a fine febbraio 2016 (deficit -182 Mm3) e negli anni recenti risultano superiori solo al 2012. Sul bacino del Piave, in particolare, sono stimabili in 131 milioni di metri cubi di acqua rispetto a una media di 338 Mm3.

Falde molto basse. Nonostante le piogge di febbraio abbiano innescato una moderata fase di alimentazione, in molte zone i livelli delle falde acquifere sono vicini ai minimi di riferimento (anni 2002-2003). La situazione è critica in alcuni posti: a Cittadella come nell’alta pianura trevigiana i valori sono prossimi ai minimi assoluti degli ultimi 20 anni.

Il pozzo di monitoraggio di Castelfranco è asciutto. Livelli bassi si registrano anche in Sinistra Piave, in particolare allontanandosi dall’asse del fiume, con valori pari a -88% rispetto alla media del mese.
Corsi d’acqua bassi. Alterata la portata del Livenza, del Bacchiglione, del Garzone e del Po (monitoraggio a Pontelagoscuro).

Preoccupante in particolare la situazione dell’Adige, dove in foce la scarsa portata non riesce a contrastare il cuneo salino ed è addirittura insufficiente per attivare le paratoie di barriera, interessando alcuni approvvigionamenti idropotabili e in prospettiva quelli irrigui.

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