False assunzioni per il permesso di soggiorno, tre arrestati. Sospesi un avvocato e un consulente del lavoro

Operazione della Squadra Mobile di Padova: finte società erano lo strumento per l’ottenimento dei documenti per persone che non ne avevano diritto. L’organizzazione avrebbe operato tra Veneto ed Emilia Romagna

Associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono in corso di esecuzione dagli investigatori della Squadra Mobile di Padova perquisizioni domiciliari e misure cautelari ed interdittive personali disposte dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura della Repubblica di Padova nei confronti di 5 indagati (fra cui un consulente del lavoro e un avvocato) residenti nelle province di Padova (uno nel capoluogo e l’altro a Monselice) e Rovigo.

L’operazione scaturisce da un’indagine che ha portato all’iscrizione di altre 78 persone sul registro degli indagati, 77 delle quali di origine straniera, a vantaggio delle quali sono state presentate, in cambio di denaro, numerose richieste di rilascio di permessi di soggiorno per motivi di lavoro (in quota decreto flussi 2020) sulla base di false assunzioni in diverse aziende fittizie con sedi ed unità locali nelle province di Venezia, Rovigo e Ferrara.

L’associazione criminale ha agito a Padova, Rovigo, Venezia, Vicenza, Treviso, Ferrara, Parma, Ravenna e Rimini (dal 2020 ad oggi).

A carico degli indagati sono stati ipotizzati il reato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e quelli di falso materiale ed ideologico, ipotesi queste ultime di cui l’organizzazione è chiamata a rispondere unitamente ad un 67enne di Poggio Renatico (Fe) e 77 stranieri, tutti indagati a piede libero.

Il meccanismo

L’associazione, secondo le indagini, sarebbe stata finalizzata alla formazione ed il rilascio, dietro pagamento di denaro (somme che si aggiravano intorno ai 2000 euro a pratica), di un numero indeterminato di atti e documenti falsi (contratti di assunzione, buste paga, ecc.) emessi per il tramite di società appositamente costituite e di fatto non operative (di cui sono risultati titolari, in epoche differenti, tre degli indagati destinatari di misura cautelare) al fine di far ottenere il rilascio od il rinnovo di permessi di soggiorno in favore di soggetti stranieri che non ne avrebbero avuto alcun titolo (77 le pratiche di rilascio di permessi di soggiorno avviate in quota decreto flussi e sanatoria 2020).

I protagonisti

A ricoprire i ruoli di promotori ed organizzatori dell'associazione sono stati un 50enne di Porto Viro (Ro) ed un 58enne di Monselice, entrambi destinatari di misura cautelare in carcere.

I due entrati in contatto con gli extracomunitari fornivano loro, dietro pagamento del denaro, la documentazione necessaria ad attestare i rapporti di lavoro fittizi.
A fianco a loro, un 48enne di Fiesso Umbertiano (Ro), agli arresti domiciliari, con ruolo prettamente esecutivo. Quale datore di lavoro fittizio, era incaricato di recarsi personalmente (accompagnandosi all'avvocato) negli uffici pubblici dove erano pendenti le diverse pratiche (Uffici Immigrazione delle Questure e Sportelli unici dell’Immigrazione delle Prefetture – in ultimo in quelli di Rovigo e Ferrara) e soprattutto di “rintracciare” ed incontrare gli stranieri da “regolarizzare”.

"Pensa quanti negroni devo vedere io tutti i giorni e tutte le sere…”. Così commentava in una conversazione. “E’ andata dentro la sanatoria …(…)… io li devo andare a beccare la sera stì negroni di m**...(...)... ".

Il ruolo dei professionisti

Ad essere pienamente coinvolti nella struttura associativa anche  due professionisti. Un 57enne di Porto Viro (Ro) consulente del lavoro ed un 48enne di Padova “avvocato” (iscritto nella Sezione speciale avvocati stabiliti dell’Ordine degli avvocati di Vicenza).

Per entrambi è stato disposto il divieto di esercitare la professione per 6 mesi.

Il primo, quale consulente del lavoro, ha messo a disposizione le proprie credenziali di accesso alle banche dati dei vari enti pubblici, elaborando i documenti e le attestazioni necessarie (i falsi contratti di assunzione, i cedolini stipendiali, lettere di licenziamento), registrandoli presso il Centro per l'impiego territoriale, contribuendo a simulare i rapporti di lavoro di fatto inesistenti tra i numerosi stranieri irregolari e le società oggetto di indagine.

L’avvocato, delegato dai titolari delle ditte complici per la gestione delle pratiche pendenti presso gli Sportelli Unici per l'Immigrazione delle Prefetture, ha a sua volta concorso nella formazione della serie di atti e documenti falsi.
Quest’ultimo, unitamente al 58enne di Monselice (figura apicale del sodalizio), era già stato coinvolto nel 2020 in un’altra indagine della Procura della Repubblica e della Squadra Mobile di Padova, sempre per le medesime tipologie di reato. Ciò ha indotto gli stessi indagati ad indirizzare le “richieste” di emersione e regolarizzazione verso le Questure e Prefetture di più province, allo scopo di eludere le più che probabili verifiche da parte dei pubblici ufficiali della Questura di Padova.

La genesi dell’indagine

L'indagine ha preso avvio sul finire del 2020 a seguito degli accertamenti effettuati dalla Questura di Padova per verificare i rapporti lavorativi dichiarati e documentati da soggetti di nazionalità nigeriana in sede di richiesta di rinnovo e conversione del titolo di soggiorno per motivi di lavoro, essendo emersi dubbi circa l'effettività dei rapporti dichiarati.

In occasione delle prime visite ispettive operate in collaborazione con gli Ispettorati Territoriali del Lavoro di Venezia, Rovigo e Ferrara presso le società individuate (aventi sedi ed unità locali nelle località di Adria, Porto Tolle, Lendinara, e Fiesso Umbertiano - tutte in prov. Rovigo -, Quarto D'Altino (VE) e Codigoro (FE)), è stata riscontrata la totale assenza di locali e dipendenti.

Nessuna delle attività dichiarate (commercio all'ingrosso di carne fresca, congelata e surgelata, acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare, trattamento e rivestimento dei metalli e commercio all'ingrosso di materiali da costruzione) è risultata essere realmente svolta, ciò a fronte di 86 assunzioni operate nel 2020 ed ulteriori 88 nel 2021 (in virtù sia del decreto flussi che delle procedure di emersione).

Le testimonianze di alcuni irregolari

Ad aver contribuito alle indagini della Procura e della Polizia di Stato di Padova sono state pure le dichiarazioni testimoniali rese da alcuni cittadini irregolari. Costoro hanno confermato come fosse effettivamente il 58enne di Monselice a fungere da "collettore" con gli stranieri da "regolarizzare", a tenere personalmente i contatti telefonici con essi, fissando, volta per volta, d'intesa col 50enne di Porto Viro (Ro), data, ora e luogo d'incontro per la consegna della documentazione lavorativa e per il ritiro del denaro.

Stranieri che, anziché raggiungere ed essere impiegati presso le sedi delle aziende indicate nei contratti di lavoro (ricadenti principalmente nella provincia di Rovigo), risultavano recarsi pressoché quotidianamente in aree prossime alla stazione ferroviaria Mestre, dove fiorente è lo spaccio.
Tale modus operandi è stato rilevato ancora di recente, sino ai primi giorni del mese di marzo, essendo stati documentati dagli investigatori ulteriori scambi di danaro e documentazione tra la coppia di indagati ed alcuni stranieri.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova