Finge la laurea: s’impicca per la vergogna

Stefano Toniolo, 23 anni, si è ucciso nel fienile di casa. Il corpo trovato dalla mamma. Il giovane era iscritto al corso triennale di Ingegneria elettronica ma aveva sostenuto solo pochi esami
CITTADELLA
. Aveva giocato male e alla fine è rimasto incartato. Stefano Toniolo, 23 anni, giovedì pomeriggio ha giocato l’unica carta che a quel punto riteneva possibile: il suicidio. Stefano, iscritto al corso triennale di Ingegneria elettronica, aveva raccontato ai genitori che stava per laurearsi. Ma era una bugia. Così, l’altro giorno si è impiccato con una corda legata ad una trave, nel fienile dietro casa. Proprio nel giorno in cui aveva detto ai suoi che avrebbe discusso la tesi.


Il corpo del giovane è stato trovato verso le 21 dalla mamma, Carla Scalco, e dalla sorella maggiore Cristina, 31 anni. Per il medico legale Stefano Toniolo era morto da almeno sei ore. Stefano Toniolo, giovedì mattina, era uscito di buon’ora dalla sua abitazione in via Ca’ Bortolotto 3 a Cittadella. Aveva detto ai suoi genitori che sarebbe andato all’Università a discutere la tesi. Ma non li voleva con sé. Aveva insistito per andarci da solo. Già. Perché nei giorni scorsi aveva detto che quella laurea per il corso triennale in Ingegneria elettronica era poca cosa. Che si sarebbe iscritto agli altri due anni per conseguire la laurea «vera». E allora sì che avrebbero festeggiato tutti insieme. Mamma Carla Scalco aveva insistito. Stefano l’aveva rassicurata: «Ma no, mamma - aveva replicato - E’ una cosa da nulla. Niente di che».


Non era vero. Era tutto. L’inizio e la fine. La resa dei conti di chi non vede altro che le proprie spalle contro un muro. Per questo, Stefano non voleva nessuno intorno a sé. Ci aveva pensato per giorni, per settimane, a come trovare la carta vincente. Per non perdere la faccia. Confuso e tradito dalla vergogna, ha trovato dentro di sé solo il coraggio dei vinti. Ha atteso che papà Francesco (agricoltore), mamma Carla (operaia) e la sorella Cristina (in attesa di occupazione), uscissero anche loro di casa per chiudere il cerchio. Ed è andato dietro la villetta. E’ entrato nel fienile e ha assicurato una fune ad una trave. Poi ha infilato la testa nel cappio. E si è lasciato andare. Per sempre.


Non è una cosa da poco. Stefano Toniolo mal sopportava di guardare in faccia i propri genitori che, dopo una vita di sacrifici, lo avevano sostenuto fino alla laurea. Stefano non sapeva che l’avrebbero perdonato. Sebbene per loro quella laurea sarebbe stata un motivo d’orgoglio sociale. Mamma Carla era in attesa già da martedì scorso, giorno in cui il figlio aveva detto che si sarebbe laureato (Francesco e Carla hanno un altro figlio, Luca, 29 anni, che nei giorni scorsi era all’estero per lavoro). Ma la discussione della tesi era saltata all’ultimo momento. Così Stefano aveva detto ai genitori. «Lo farò giovedì», senza far capire le sue vere intenzioni.


Giovedì pomeriggio, presentimento di mamma, Carla Scalco quand’è tornata a casa ha cercato Stefano in camera sua. E non l’ha trovato. L’ha chiamato a gran voce per tutta la casa. Poi ha provato a contattarlo al cellulare. Spento. Insieme alla figlia Cristina, mamma Carla è andata fino in stazione a Cittadella per vedere se la bici di Stefano era ancora lì. Ma non c’era. Stefano, dunque avrebbe dovuto essere già tornato da Padova. Rincasando, madre e figlia hanno cominciato ad avvertire un senso di inquietudine. Hanno riprovato a chiamarlo, più volte, ma il telefonino era spento. Verso le 21 la scoperta. Mamma Carla ha aperto la porta del fienile e ha trovato il figlio appeso alla trave. E poco a poco sono affiorate, fra il dolore e le lacrime, tutte le verità e le menzogne. Il libretto universitario quasi intonso, la tesi inesistente. Stefano Toniolo in questi anni aveva frequentato l’Università non con quel profitto che raccontava ai genitori. Convinti che mese dopo mese, esame dopo esame, il loro figlio sarebbe arrivato alla laurea. Stefano glielo aveva solo fatto credere. Gli sembrava così facile mentire: fino all’altro giorno. Quando non è più riuscito a trovare una soluzione. Se non quella di farla finita.

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