Galan e la terra da vendere in attesa c’è Veneto Banca

VENEZIA. Bisogna fare il tifo per Giancarlo Galan e il suo “fattore” Tiziano Zigiotto, perché riescano a vendere l’azienda agricola Frassineto, oltre 400 ettari a Casola Valsenio, sull’Appennino tosco-emiliano. La vendita consentirebbe all’ex presidente di recuperare gran parte del denaro necessario a cancellare l’ipoteca su Villa Rodella, accesa anni fa con Veneto Banca, per un importo di 1.850.000 euro. In caso contrario la stangata calerà sulla banca, che si troverà a pagare i due terzi del debito di Galan con la giustizia.
Villa Rodella è stata confiscata come “prezzo della corruzione” con un valore attribuito di 2.600.000 euro, concordato tra le parti e scritto in sentenza. Nella quale nessun cenno si fa all’esistenza di un’ipoteca. Eppure Giancarlo Galan l’aveva scritto chiaro e tondo – bisogna dargliene atto, a rettifica di quanto riportato dal nostro giornale – nel memoriale consegnato in carcere al Gip di Milano, nell’estate del 2014. Lo sapeva la procura di Venezia. Lo sapeva la Guardia di Finanza. Nessuna omissione può essere addebitata agli avvocati di Galan, Antonio Franchini e Niccolò Ghedini.
Evidentemente il tribunale ha considerato l’ipoteca elemento non essenziale. La procura voleva la villa per colpire il simbolo di un potere costruito sulla corruzione e l’ha avuta. Il risultato è che oggi ciò si traduce in un credito a rischio per Veneto Banca. Lo Stato ha la precedenza, i diritti di terzi sono azzerati e la banca dovrà rifarsi su altre proprietà. Se ci riesce.
L’azienda agricola Frassineto è il pezzo grosso. È stata pagata poco meno di un milione di euro. Galan l’ha acquistata nel 2008 da don Pierino Gelmini, che la utilizzava per le comunità “Incontro”. Oggi i fabbricati dove vivevano i ragazzi sono in deprecabile stato di abbandono. Porte e finestre scassate, calcinacci negli interni, mobili irrecuperabili. È da escludere che si tratti di vandalismo. Più che altro l’effetto del tempo, le intemperie in zona collinare, gli animali selvatici, un disuso che va avanti da anni. All’inizio la gestione Galan aveva intrapreso lavori di ristrutturazione, poi abbandonati. A Casola circolavano voci di un litigio – vai a sapere quanto vero o amplificato – tra lui e l’avvocato Ghedini, che ha rilevato un’azienda agricola poco lontano, nella vallata del Santerno. Sfugge in ogni caso il senso di un acquisto con mancato utilizzo del bene. Solo per impegnare denaro, o per incamerare aiuti dalla Comunità europea? Dai fondi Pac l’azienda Frassineto ha incassato circa 150.000 euro in tre anni, senza muovere un muscolo. Cifra importante ma sempre poco rispetto all’investimento. L’unico obiettivo sempre perseguito dalla gestione Frassineto – affidata da Giancarlo Galan che ha il 70% all’azienda Monterotondo di Tiziano Zigiotto che detiene il 30% – è il tentativo di inglobare una proprietà limitrofa. Un fazzoletto di terreno, sul quale sorge una casa donata da don Gelmini ad un operaio, che l’ha ristrutturata assieme al figlio. È una delle pochissime case abitate nella vallata ma ha il difetto di trovarsi proprio sull’ingresso di Frassineto. La minuscola proprietà è stata transennata fino ad un metro dai muri dell’abitazione, per non dare respiro ai vicini. L’ultimo assalto per costringerli a vendere è stato fatto lo scorso agosto, con un’offerta che padre e figlio hanno respinto. Perché? «Nel preliminare c’erano cose che non mi garbavano – dice il figlio –. Ho lasciato cadere tutto e non voglio più saperne».
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