Galan va all’Agricoltura. L’annuncio di Berlusconi ma Bossi storce il naso
Dopo il vertice di Arcore, il Pdl sancisce il rimpasto Il governatore uscente prenderà il posto di Luca Zaia

Giancarlo Galan
VENEZIA
. Giancarlo Galan subentrerà a Luca Zaia come ministro dell’Agricoltura del Governo Berlusconi: ad annunciarlo è stato lo stesso premier, intervenendo alla riunione dell’ufficio di presidenza del Popolo delle Libertà. Ma la scelta, scaturita martedì notte ad Arcore dagli stati maggiori di Pdl e Lega, non sarebbe affatto indolore e, anzi, avrebbe suscitato la profonda irritazione di Umberto Bossi; il senatùr, a quanto si è appreso, si sarebbe assentato brevemente dal summit e, nell’apprendere la decisione al rientro, avrebbe manifestato la sua insofferenza.
Non è un segreto che il Carroccio avrebbe voluto mantenere il timone del dicastero, ritenuto un serbatoio prezioso di consensi grazie alla sua dotazione finanziaria, al circuito dei consorzi e al rapporto preferenziale con le associazioni di categoria, la potente Coldiretti in primis. Lo stesso Bossi, nei recenti comizi in Veneto, aveva manifestato la volontà di non cederlo all’alleato, al punto da ipotizzare un’improbabile doppio incarico per Zaia. E il ministro Roberto Calderoli si era spinto a ventilare una rosa di candidati leghisti alla successione.
Ad aggrovigliare il nodo, i pessimi rapporti che intercorrono tra il governatore uscente e i leghisti, degenerati al punto che, alla vigilia del voto, Galan ha bollato come «un campione di slealtà e cattivo gusto» il senatùr, reo di averlo schernito («Al massimo può occuparsi della Pesca») dal palco di una manifestazione elettorale a Mestre.
Tant’è. Nel faccia a faccia di villa San Martino, il Cavaliere ha tenuto duro, strappando infine il via libera a un «rimpastino» che non altera gli equilibri politici dell’esecutivo. In cambio - ha assicurato - le sospirate riforme istituzionali federaliste avranno corsie preferenziali, tempi rapidi e, soprattutto, cabina di regìa leghista.
Per parte sua, Giancarlo Galan non sembra entusiasta dell’imminente carico. Aspirava alla Cultura o, in subordine, alle Infrastrutture; dovrà invece occuparsi di politiche agricole, alimentari e forestali. «Ho letto anch’io i giornali e ho avuto qualche telefonata. Ne parleremo più avanti», ha replicato seccamente ai cronisti romani appostati all’ingresso di palazzo Grazioli, dove - di lì a poco - Berlusconi avrebbe sancito la sua nomina. Lo stesso presidente del Consiglio ha annunciato che - in occasione del giuramento davanti al presidente della Repubblica - incontrerà il nuovo ministro alla presenza di Bossi, nell’obiettivo evidente di ricucire lo strappo successivo allo scambio di contumelie.
Le prime avvisaglie, però, non sembrano incoraggianti: «Se la memoria non mi inganna», manda a dire Giampaolo Dozzo, deputato leghista di Quinto di Treviso «era stato Galan ad affermare che non avrebbe mai e poi mai fatto il ministro delle mozzarelle. Visto che ora ha deciso di accettare, è chiaro che ci troviamo davanti ad un altro caso della serie “teniamo famiglia”». Il livore non è casuale: a suo tempo Dozzo, già sottosegretario all’Agricoltura, era in corsa con Zaia per la poltrona ministeriale; forse, dopo l’esodo di quest’ultimo a Palazzo Balbi, aveva pregustato il grande salto.
Qualche mugugno anche in casa pidiellina, dove il presidente della commissione agricola dell’Unione Europea Paolo De Castro (che rivendicava la nomina a un «uomo del Sud») si dice deluso. Ben diversi i toni del leader dell’Udc veneta, Antonio De Poli, lesto a esprimere un caloroso augurio di buon lavoro al ministro in pectore; un fair play che non stupisce: il padovano laico e quello cattolico sono accomunati da identica allergia verso chi esibisce fazzoletti verdi.
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