Gesti eroici di gente comune
Perché la Lega non voleva «l’emendamento Dragan»
VENEZIA. Alla fine si sono fatti un applauso. Commovente. Erano le undici dell’altra sera e finalmente, tutti d’accordo, i consiglieri regionali votavano «l’emendamento Dragan», che non ha questo nome ma tutti sanno che serve a dare 50.000 euro alla famiglia del muratore bosniaco. Non ha un nome, perché non ha un nome neanche il nuovo articolo 44 della legge 3 febbraio 2006 numero 2, sul quale l’«emendamento Dragan» andava a innestarsi. Articolo ideato dalla giunta Galan per dare una mano alla famiglia di Loris Romano, 50 anni, sindaco di Villa Bartolomea, Bassa veronese, assassinato il 1º ottobre 2006 in municipio da un dipendente comunale, poi suicidatosi.
I fatti. Vediamo di rimetterli in ordine: c’è una legge, la numero 2 del 3 febbraio 2006, che prevede all’articolo 44 un riconoscimento economico della Regione Veneto fino a un massimo di 50.000 euro per gli eredi di militari, poliziotti, vigili del fuoco e personale di protezione civile, caduti nell’adempimento delle loro funzioni. Per aiutare la famiglia di Loris Romano, che ha lasciato moglie e due figlie di 11 e 16 anni, la giunta Galan fa arrivare in aula, collegato all’assestamento di bilancio e presentato dalla prima commissione, un articolo 44 emendato che aggiunge all’elenco dei caduti anche «amministratori locali del Veneto». Altri consiglieri presentano un secondo emendamento all’articolo 44 che allarga i beneficiari dei 50.000 euro anche «a persone o loro eredi che a prezzo della vita o di una invalidità permanente abbiano salvato vite altrui nel territorio veneto».
Questo emendamento bis, pensato evidentemente per la famiglia Dragan, viene presentato in quinta commissione. Nell’ordine del giorno arriva dopo. Ma ha sempre a che fare con l’articolo 44, ragiona Raffaele Bazzoni, forzista, che invita i colleghi a discuterne una volta sola. No, non si può fare, dice Franco Manzato capogruppo della Lega, perché la richiesta di Bazzoni arriva dopo l’approvazione di un ordine del giorno di ringraziamento del Veneto al gesto eroico di Dragan. Sembrerebbe fatto apposta per lui, mentre invece è un provvedimento che riguarda tutti. Così l’aula discute due volte dell’articolo 44: la prima per aggiungere «amministratori locali del Veneto», la seconda nove ore dopo per aggiungere «persone o loro eredi eccetera». L’incidente è tutto qua. Ed erano tutti d’accordo. Dite se non si poteva impiegare il tempo meglio.
Assestamento. Tutta questa discussione era inserita nel rendiconto finanziario 2006 e nell’assestamento del bilancio 2007, che l’aula ha approvato a maggioranza (32 voti a favore, 16 contrari e 1 astenuto). I conti della Regione per il 2006 chiudono con un saldo finanziario attivo di 334 milioni di euro. Ciò nonostante e per quanto strano vi sembri, entro fine anno si renderà necessario un indebitamento di 1.092 milioni di euro «per non pregiudicare i progetti approvati e linee di spese già impegnate». Le voci più consistenti riguardano i fondi per la salvaguardia di Venezia e della laguna, 524 milioni di euro; la mobilità regionale, 208 milioni; la tutela del territorio, 124 milioni.
Non autosufficenti. Con voto all’unanimità è passato lo stanziamento di 5 milioni di euro per finanziare 500 nuove impegnative di residenzialità da assegnare alle Usl attualmente sottoparametro per posti letto riservati a persone non autosufficienti. L’aula sostiene il mantenimento in tutte le 21 Usl venete delle 23 mila impegnative attuali, nonostante l’orientamento alquanto cinico degli assessori competenti, che sostengono la necessità di ridurre la «residenzialità» aumentando la «domiciliarità». E’ bello pensare che le persone non autosufficenti possano essere accudite in casa loro. Soprattutto costa di meno al servizio pubblico. E le famiglie si arrangino pure.
Caccia. Prima della mezzanotte c’è stato il tempo anche per approvare a maggioranza (contrario il centrosinistra) un disegno di legge che modifica l’attuale normativa veneta (legge 13 del 2005) sulla caccia in deroga. Il nuovo testo di legge si è reso necessario - ha spiegato il relatore Clodovaldo Ruffato, forzista - perché l’Unione Europea aveva aperto una procedura di infrazione nei confronti della Regione Veneto. Il testo approvato stabilisce che la deroga va rinnovata ogni anno. Le specie abbattibili sono il passero (100 capi per stagione per ciascun cacciatore), la passera mattugia (100 capi), lo storno (100 capi), la tortora dal collare (50 capi), il cormorano (50 capi), il fringuello (100 capi) e la peppola (25 capi). Un ordine degl giorno prevede che la giunta regionale presenti ogni anno al Consiglio la proposta sulla caccia in deroga. La normativa dovrà essere approvata, sentita la commissione competente, entro il 15 giugno.
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