Giannino: «L’origine dei guai va cercata nei prestiti agli amici»

TREVISO. Cronaca di una bolla annunciata. Ma sulla quale gli organismi di vigilanza hanno chiuso gli occhi. Oscar Giannino, giornalista ed economista, è stato uno dei primi a suonare l’allarme sullo...
05/02/2013 Roma, trasmissione Ballarò. nella foto Oscar Giannino
05/02/2013 Roma, trasmissione Ballarò. nella foto Oscar Giannino

TREVISO. Cronaca di una bolla annunciata. Ma sulla quale gli organismi di vigilanza hanno chiuso gli occhi. Oscar Giannino, giornalista ed economista, è stato uno dei primi a suonare l’allarme sullo stato di salute del sistema bancario italiano e sulle anomalie delle quotazioni azionarie delle popolari venete. Figurarsi adesso.

Giannino, Veneto Banca farà la fine di Vicenza?

«Le premesse sono queste: Atlante si prenderà tutto, con un danno patrimoniale di undici miliardi e mezzo per duecentomila azionisti, piccoli imprenditori, commercianti, professionisti. Una sberla che in confronto Etruria e le altre sono poca cosa».

Dov’è stato l’errore?

«Nel non vedere per tempo che bisognava piantarla non solo con i prestiti agli amici, ma anche con l’autofinanziamento patrimoniale: un errore di mala gestio dei manager locali e del sistema di vigilanza. Ora apprendiamo dalle memorie nelle Procure che la vigilanza appurava già nel 2001 che un terzo del patrimonio di vigilanza a Vicenza e un quarto a Montebelluna non era da considerare, in quanto frutto di azioni comprate in cambio di mutui e finanziamenti. Mi auguro che nelle considerazioni finali della Banca d’Italia se ne parli, ma lo ritengo improbabile».

Qui tutti hanno creduto alla banca del territorio.

«Hanno creduto ciecamente a Consoli e a Zonin, oltre a essersi fidati delle autorità che parlavano del sistema bancario italiano come del più solido al mondo. In altre parti del pianeta, ora, ci sarebbero non dico insurrezioni popolari, ma di certo reazioni più dure».

Qui no, anzi, ora c’è la chiamata alle armi per sottoscrivere il nuovo aumento di capitale.

«Per certi versi li capisco, chi ha investito può solo sperare in una ripresa che faccia salire il valore delle azioni».

Speranza o chimera?

«Dipende da chi farà le cose e con quale livello di trasparenza».

Che giudizio dà sull’operazione Atlante?

«Non è credibile, con le risorse che ha, che possa essere in grado di puntellare un sistema che ha 83 miliardi di sofferenze nette. È nato per salvare Unicredit che aveva un problema enorme su Vicenza, a quello è servito. Ora, dopo l’aumento di capitale di Veneto Banca, rischia di aver già finito le risorse».

Come spiegherebbe a un veneto dove sono finiti 11,5 miliardi di capitalizzazione di due banche popolari?

«Quesi soldi se ne sono andati da tempo, con valori delle azioni che non avevano alcun corrispettivo reale».

Una bolla?

«Era una bolla totale». (f.p.)

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