Giustizia, appello al ministro «Venezia diventi sede disagiata»

Arretrato e poco personale: a Bonafede una lettera firmata da magistrati e avvocati di tutta la regione

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Venezia diventi sede disagiata. È un vero e proprio grido d’allarme quello che arriva dal sistema giudiziario veneto. Arretrato storico e carenza di personale portano già ad affermare che «gli uffici giudiziari del distretto di Venezia non sono in grado di affrontare l’emergenza». Sul tavolo del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è arrivata in questi giorni una lettera, firmata dal presidente della Corte d’Appello di Venezia, dal procuratore generale, dal presidente del tribunale di Sorveglianza, dal presidente del Tribunale, dal procuratore e da tutti gli ordini degli avvocati della regione. Già il titolo lascia pochi spazi a dubbi sul contenuto della lettera: «L’emergenza giustizia nell’emergenza Covid: quali possibili soluzioni?»

l’emergenza

Nella missiva viene subito premesso che senza iniziative immediate almeno per il prossimo biennio l’amministrazione della giustizia andrà in affanno. «La normazione d’urgenza dello scorso marzo», si legge nella lettera per il ministro, «cerca di conciliare la prosecuzione del servizio indifferibile della giustizia con le esigenze immediate di tutela della salute. Si limita però ad affrontare il problema contingente senza occuparsi del dopo che invece è altrettanto urgente e indifferibile: come affrontare cioè le migliaia di processi che hanno dovuto e dovranno ancora essere rinviati a causa della pandemia e che si sommeranno all’arretrato storico ed ai “nuovi” processi, rischiando così di inceppare la giustizia». È proprio in questa ottica che i firmatari dell’appello elencano alcuni spunti da cui partire.

i dati del problema

«Per far funzionare la giustizia», si legge, «occorrono le risorse umane e innanzitutto i magistrati “ordinari” e il personale amministrativo. Per quanto riguarda i magistrati, già prima della pandemia, occorrevano di media quattro anni dal bando del concorso per immettere in servizio i “nuovi” magistrati e gli ingressi non riuscivano a colmare i pensionamenti né a coprire tutti i posti messi a concorso». Per quanto riguarda il personale amministrativo la situazione non è molto diversa. «Tutti gli uffici giudiziari registrano una accentuata scopertura», aggiungono, «tanto che essa costituisce ormai un forte limite alla attività giurisdizionale. Ma la scopertura ha raggiunto proporzioni non più sostenibili anche nella Procura generale e in tutti i circondari del Distretto, Rovigo, Treviso e Padova sono da tempo in sofferenza e analoghe difficoltà affliggono Belluno, Verona e Vicenza».

l’appello

A questo punto i firmatari rivolgono al ministro un vero e proprio appello: «Signor ministro, gli uffici giudiziari del Distretto di Venezia , giudicanti e requirenti, già gravati da un arretrato “storico” non sono in grado di affrontare l’emergenza che già si palesa quando arriveranno le migliaia di processi rinviati a causa della pandemia da Covid nella attuale situazione di gravissima carenza di magistrati e di personale amministrativo». Per quanto riguarda il personale amministrativo, proseguono, si devono prendere decisioni non più rinviabili: «Occorre prevedere concorsi ad accesso su base regionale, con vincoli di stabilità all’interno della regione, per evitare la diaspora del personale presso i luoghi di origine. Occorre prendere atto della “specialità” della città di Venezia anche sotto il profilo delle condizioni di lavoro ed estendere al personale in servizio nelle sedi lagunari degli uffici giudiziari di Venezia benefici economici per sede disagiata, attualmente già previsti per i dipendenti del Dap e, in ogni caso, prevedere punteggi di anzianità aggiuntivi o titoli preferenziali ai fini della futura mobilità». —

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