Glamour, web e colpi bassi nella corsa per Strasburgo

VENEZIA. Frammenti di una campagna europea dai sapori antichi. Dopo anni di elezioni blindate, con i parlamentari nominati dai ras di partito, ai cittadini è restituita la facoltà di scelta e la corsa a Strasburgo diventa competizione vera, caccia alle preferenze sul territorio, arcobaleno di volti e personaggi.
La primadonna democrat. È fotogenica e sa di esserlo. Qualcuno le ha suggerito di privilegiare la tv e di snobbare le piazze ma lei, Alessandra Moretti, la capolista del Pd, segue una strategia mista. Graffia su Facebook - «Per Pierò Pelù 80 euro non sono nulla, sembra che comici e rocker milionari non comprendano più i disagi delle famiglie italiane», punge su Fb - e twitta di persona la fotogallery dove cambia le scarpe prima di incontrare gli industriali, abbraccia un bimbo al mercato, cena con lo staff in pizzeria. Avvocato di famiglia e mamma, racconta a «Vanity Fair» la sua separazione - «È stata una scelta consapevole e sofferta che ho condiviso con il mio ex marito. Ci siamo fatti aiutare da una psicoterapeuta per trovare le parole giuste per dirlo ai ragazzi» - e la abbina al disegno di legge sul “divorzio breve” del quale è relatrice alla Camera. Gli avversari - incluso - qualche rivale di partito - la bollano come “velina di sinistra”: all’inizio si arrabbiava, adesso replica snocciolando il lavoro svolto in Parlamento. Vicentina, nipote di un partigiano, il 25 aprile ha offerto l’aperitivo democrat cantando Bella ciao.
Diario di un cinquestellato. «Una coppia di sposi si fa le foto nel parco, ci notano, mollano tutto e vengono a stringerci la mano. Beh è una soddisfazione». David Borrelli, veterano del M5S, sta galoppando ventre a terra: «È la più grande campagna elettorale che abbiamo organizzato finora, in Veneto abbiamo 71 liste, per noi, che siamo volontari, è un impegno notevole. Una grossa mano ce la danno i nostri parlamentari e Beppe Grillo ha promesso che verrà dalle nostre parti almeno un paio di volte». Il trevigiano alterna incursioni sul territorio e offensiva sul web - «Mettiamo on line i video di tutte le nostre iniziative, così la gente può ascoltare e valutare» - e racconta le reazioni contrastanti di chi passa accanto ai banchetti di grillini: «Un tizio ci ha mostrato il dito indice, un altro il segno di vittoria, nessuno è sembrato indifferente». Segnali d’ attenzione da parte delle pmi: «Nella zona del Garda 400 imprenditori turistici hanno chiesto di incontrarci a porte chiuse, arriverà Casaleggio, e a Treviso la Confartigianato è molto interessata ai nostri programmi. Sorpreso? No, perché in Parlamento abbiamo posto la piccola e media impresa al centro della nostra azione: costituzione del fondo di garanzia, blocco delle cartelle esattoriali, cancellazione dell’Irap».
Doppia sede, che spreco. Sembrava un boomerang, gli ha regalato notorietà. Remo Sernagiotto, candidato di Forza Italia che gira con la pistola sotto la giacca per autodifesa, è diventato il beniamino dei gestori di poligono e dei cultori delle armi... «Massì», scherza il trevigiano, assessore regionale uscente «sono famoso in tutto il Veneto ma la pistola è solo un dettaglio, la gente apprezza soprattutto il mio lavoro nei servizi sociali, l’impegno con cui mi sono battuto per aiutare i più deboli e riformare o abolire i carrozzoni». Sernagiotto parla di Europa e lancia le sue provocazioni. Energia: «Le centrali nucleari sul continente o vengono chiuse o devono diventare europee: eventuali incidenti coinvolgerebbero tutti, non è ammissibile che a beneficiarne siano solo solo alcuni». Debito pubblico: «Noi paghiamo il nostro, senza chiedere sconti, ma tutti devono fare altrettanto e attualmente non è così». Tassazione: «La Carinzia è al 23, l’Italia al 48%, è evidente che si tratta di aiuti di Stato, questa è concorrenza sleale inaccettabile». È tutto? «No, la trasferta mensile da Bruxelles a Strasburgo costa 500 milioni, se sarò eletto invierò una lettera a tutti gli eurodeputati chiedendo di fissare una sede unica per il nostro lavoro».
Vecchi amici di campagna.Il padovano Clodovaldo Ruffato prova il salto dalla presidenza del Consiglio del Veneto all’europarlamento e lo fa nel segno del Ncd. «È bello, è entusiasmante, mi diverto tantissimo perché sento la carica della gente. C’è una cosa che mi colpisce: rispuntano vecchi amici con i quali avevo perso i contatti nel tempo e si offrono di darmi una mano senza chiedere nulla in cambio». Chi sono? «Gente di campagna come me, legata ai valori della terra, ma non solo. I miei gadget sono presine da cucina, mi sembra che siano utili, oggi un sindaco mi ha detto: “Valdo, dammene un paio perché mia mamma le viste e le piacciono”. Molti amministratori mi sostengono, anche al di fuori del partito».
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