Gli italiani in Burkina «Non sono fuggiti»

PADOVA. La notizia della liberazione di Luca Tacchetto e dell’amica canadese Edith Blais sta facendo il giro del mondo ed è arrivata ovviamente anche in Burkina Faso, dove si erano perse le loro tracce nel dicembre 2018.

Qui le persone che hanno seguito dal principio la vicenda non possono fare a meno di esprimere a riguardo alcune loro idee su quello che potrebbe essere successo. «Verso maggio 2019 l’ambasciata italiana in Costa d’Avorio aveva ricevuto indiscrezioni secondo le quali Luca e Edith si sarebbero trovati in Niger, nella zona di Tera poi delle tre frontiere», dice Monica Rinaldi, italiana che da diversi anni vive in Burkina. «Si diceva anche che fossero insieme al sacerdote rapito in Niger poco prima. Ma dopo questo, non si è più saputo nulla». Indiscrezioni che avrebbero una fonte precisa. «Erano voci che provenivano dai servizi segreti. Mai confermate».

Quello che è sicuro, secondo la donna, è che i due non possono essere rimasti a lungo a Bobo Dioulasso. «Bobo è una grande città. Parlando con alcuni amici che ci abitano, le ricerche sono state capillari. Poi, a fronte del continuo esito negativo delle ricerche, hanno smesso di cercarli. Anche perché i Burkinabè hanno altre priorità al momento. Ormai ci sono 750.000 profughi interni, una regione (Sahel) completamente isolata, e le elezioni politiche a novembre». Qualcun altro, che vuole rimanere anonimo, dice che la popolazione di Ouagadougou ha forti dubbi sul fatto che i due siano scappati dai rapitori: «Tutti credono che il Canada abbia pagato per il rilascio di Edith Blais e di Luca Tacchetto». —

A.FER.

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