Gli orfani di Berlusconi tra Tosi e Giannino

Anche il segretario della Lega all’incontro di Fermare il declino a Padova. Schierato mezzo Pdl veneto, ciellini e cislini
SALMASO - GIANNINO A LIMENA
SALMASO - GIANNINO A LIMENA

PADOVA. Berlusconi, Tremonti e Bossi addio. Il nuovo vate del post forzaleghismo si chiama Oscar Giannino, il giornalista economico animatore di «Fermare il declino» che punta a sbaragliare il Grande Centro e la destra per raccogliere l’eredità del governo Monti. Sul fronte opposto, il centrosinistra ruota attorno all’asse Bersani-Vendola, ma nel Veneto gli orfani di Berlusconi tifano Renzi e scommettono su Giannino e Cl, che fanno il tutto esaurito a un ogni meeting. In sala si respira lo stesso clima del 1994, dei circoli di Forza Italia e molti protagonisti del ventennio berlusconiano sono accorsi, alla ricerca del vate pronto a mettere alle corde il Pd.

«Ce la faremo. In 7 settimane daremo vita ad un partito per intercettare i voti dei tanti delusi: la politica li ha traditi, ma non può vincere il qualunquismo di Grillo. Il Veneto è un modello da esportare in Europa, qui le piccole imprese e le partite Iva sanno reggere la sfida della globalizzazione, questa è l’area Ue a più alta densità imprenditoriale e la riforma del fisco è ineludibile. Basta con le tasse, dobbiamo investire per riprendere la crescita e la nostra proposta è l’unica che può far ripartire l’economia: lo statalismo di Vendola diventerà una trappola per il Pd. E sono convinto che gli elettori capiranno...»., dice Giannino.

Ad animare la serata è Domenico Menorello, avvocato e consigliere provinciale cresciuto alla scuola di Cl, come l’europarlamentare Mario Mauro, un Pdl lombardo dell’area Formigoni-Lupi, che dà spessore alla proposta.

«Dobbiamo costruire una grande coalizione di centro sul modello tedesco, destra e sinistra non hanno più alcun senso: si tratta di fare alleanze solo con chi vuole continuare nel processo di integrazione europea», dice Mauro.

Al suo fianco non ci sono solo i delusi di Berlusconi. Sul palco sale anche Flavio Tosi, segretario regionale della Lega, che evita ogni demagogia: «Non sono qui per proporre le liste Tosi allargate alla società civile, ho accettato l’invito per avviare il confronto con una classe politica rinnovata. Sono qui per ascoltare, per capire cosa si muove nel profondo della società veneta, la nostra proposta di federalismo resta valida anche se il governo Monti fa di tutto per togliere autonomia ai Comuni e alle Regioni. Lunedì a Treviso chiameremo a raccolta tutti i sindaci per organizzare la rivolta contro il patto di stabilità», dice Tosi. E il sindaco di Verona entra anche nelle primarie del Pd: «Spero che vinca Renzi per rinnovare la sinistra, ma la Lega non farà mai alleanze con il Pd. Noi guardiamo al centrodestra, per ricostruire il patto e difendere gli interessi del Veneto che non sa mai fare squadra e finisce schiacciato a Roma».

In sala la chitarra di Federica Frassineti avvia le note di un Canto della Pasqua Irlandese: cosa sia successo a Belfast è scritto sui libri di storia, senza scomodare gli U2 di Bono. Il Veneto che sogna l’indipendenza e la rivolta fiscale ha trovato il suo nuovo inno celtico?

Tocca a Giorgio Santini, numero 2 della Cisl nazionale, riportare l’analisi sul tema drammatico della crisi economica: «Noi ci battiamo perché la classe politica si rinnovi davvero e metta l’occupazione al centro del programma. Ai giovani va data una risposta concreta: basta con i tagli, l’Italia deve tornare a crescere. Basta con i conflitti sociali, dobbiamo costruire una vera alleanza tra il sindacato e le imprese e creare posti di lavoro».

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