Gobbo, sull’Orient Express corre l’eccellenza del made in Veneto

CITTADELLA. Una storia che inizia mezzo secolo fa. Giovanni Gobbo aveva più o meno quattordici anni e faceva l’apprendista da un tappezziere. Le commissioni erano tante, si lavorava anche per le ferrovie, e intanto Giovanni diventava un fine artigiano. Poi incontrò Teresa. Lei faceva l’impiegata, ma quando sposò il giovane si mise a cucire in casa. Anzi, in un garage in via delle Forche a Cittadella, in provincia di Padova. Lì, dal basso, come iniziano tutti i più grandi progetti, i coniugi imbastirono il loro sogno. Sogno di lavoro, di famiglia. «Tra il ’75 e l’ ’80 furono gli anni più belli» racconta Teresa «si pensava anche all’amore, in sei anni abbiamo avuto quattro figli». Lavoravano fianco a fianco. Producevano tappezzeria per mobili, tendaggi con operati classici, di quelli che costavano 5mila lire al metro. Negli anni Ottanta Gobbo e famiglia espandono la loro azienda. Assumono impiegati, creano nuovi modelli di living style. Salotti su misura, bellezza e qualità in formato benessere.
Nel 1982 la svolta. Arriva una commessa per tappezzare le carrozze dell’Orient Express. Un lavoro che ancora oggi dà prestigio al laboratorio di via delle Forche. Nei primi anni 2000 i Gobbo addobbavano una carrozza al giorno. Un record per una famiglia che con cura mette a punto la tappezzeria del mitico treno con filati di cotone e viscosa da 200 euro al metro, abbinati a legno di faggio e tutta una gamma di particolari che fanno di una singola carrozza un gioiello da 30mila euro. Insomma, chi viaggia tra Parigi e Vienna usufruisce di nuovi sistemi comfort abbinati a design d’epoca. Non solo: la bravura dei Gobbo è legata al convoglio speciale “Conference” allestito dalle Ferrovie dello Stato in occasione dei Mondiali di Calcio in Italia del 1990. Ancora: il loro marchio porta “Salotti” accanto al cognome. Ed è un premio per molte famiglie, non solo padovane. Più di mille complimenti per i Gobbo, per Giovanni, Teresa, e naturalmente per i figli, Sonia, Alessandro, Cristian ed Enrico. In un biglietto natalizio del 2010 a loro recapitato leggiamo: «La storia della nostra famiglia inizia tredici anni fa con il vostro divano e le poltroncine Tango… oggi la storia continua e così pure la stima nei vostri confronti e verso i vostri prodotti». La stima che diventa affetto per molti, tanti clienti. Piuttosto, il marchio “Gobbo Salotti” negli anni Novanta giunge in Olanda, in Australia, in Russia. Qui l’azienda padovana mette a punto l’arredamento per una famosa banca di Mosca. Poi Parigi e infine Pechino, ultima tappa all’interno di uno showroom di recente apertura. All’estero il made in Italy è l’asso nella manica dei Gobbo. Ma anche in casa giocano bene. La loro presenza da almeno sette anni ad Arte Padova ne è la conferma. Tra pochi giorni potremo ammirare i loro prodotti nella zona Vip ma anche nello spazio libero dell’esposizione fieristica.
Tra le altre, le creazioni degli architetti di fama internazionale Mauro Fadel, Davide Longhi e Itamar Harari. E i favolosi salotti nati dalla collaborazione con Giampaolo Atzeni. Le immagini dell’artista sardo si accoppiano al design del marchio Gobbo e diventano “Monet Art”, tessuti e pittura, cioè arte a portata di mano. A raccontarlo è Enrico, l’ultimo dei figli di Giovanni e Teresa. Trentatre anni, si occupa del laboratorio di famiglia. È lui a parlarci di nuove collezioni, del divano “El Caregon de Quercia” (in collaborazione con Cadorin Group) presente al Made Expo 2013 di Milano, delle commissioni in Russia, Francia, Cina. E soprattutto della sana abitudine di stare tutti insieme, la famiglia al completo; dei pranzi che si trasformano in scambi di idee e progetti per il futuro dell’azienda. La passione, in fondo, quella di Giovanni, del giovane tappezziere di cinquant’anni fa è sempre viva. Passa da padre in figlio e trasmette valori, sicurezza e voglia di crescere.
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