Guerra dei sondaggi da Vespa La Moretti “aggancia” Zaia

PADOVA. Se la riforma Boschi scardina il Senato, tagliando il numero degli “inquilini” da 315 a 100, la terza Camera di Bruno Vespa è più in auge che mai. E ieri sera il salotto televisivo più ambito d’Italia ha ospitato il primo confronto tra i candidati alla presidenza della Regione Veneto. Quattro su cinque, in realtà, giacché Alessio Morosin, alfiere di Indipendenza Veneta, non è stato invitato alla sfida.
Alessandra Moretti (leader del centrosinistra), Jacopo Berti (Movimento Cinque Stelle), Luca Zaia (Lega Nord) e Flavio Tosi (Ricostruiamo il Paese) si sono misurati senza esclusione di colpi.
Ad animare il dibattito i sondaggi Ipr e Tecné diffusi da Vespa, che sembrano profilare un testa a testa tra Zaia e Moretti. Per Ipr Zaia sarebbe al 39%, mentre per Tecné l’alleanza Lega più Forza Italia vale il 38%. La candidata del centrosinistra sarebbe a un’incollatura: 37% per Ipr e 37,5% per Tecné. Quanto a Tosi, Ipr gli attribuisce un 12% e Tecné l’11%. Berti vale il 10% per Ipr e l’11% per Tecné. Indecisi e astenuti si aggirano, al momento, tra il 33 e il 35%.
Quanto agli elettori, della Lega, due terzi si affidano a Zaia, mentre un terzo sarebbe pronto ad abbracciare la sfida di Tosi. Il Carroccio però non ci sta e diffonde un sondaggio Swg assai più rassicurante per Zaia e la sua coalizione. Ebbene, il governatore uscente, al 27 marzo, disponeva di un bagaglio di consensi pari al 40%: con Lega Nord al 23%, Lista Zaia al 15%, Fratelli d’Italia all’1,5%. Al 40% di venerdì scorso andrebbe però aggiunto il 7% di Forza Italia. Nel sondaggio Swg, che vede un 16% di indecisi, la Moretti sarebbe al 28% (addirittura tre punti sotto Bortolussi versione 2010): con il Pd al 25%, Sel all’1,5%, i Verdi allo 0,5% e Rifondazione comunista all’1%. Il Movimento Cinque Stelle figura al 9% , Indipendenza Veneta al 3,5%.
Ma resta ancora da capire con quale squadra scenderà in campo Tosi. «Per ora l’alleanza con Area Popolare non è ancora certa», puntualizza il sindaco di Verona, «noi siamo ancorati alle liste civiche. Ad Area Popolare abbiamo chiesto di dare una connotazione civica alle candidature. Come andrà a finire in Veneto? Dopo i risultati dell’Emilia Romagna, dove ha votato uno su tre», aggiunge Tosi, «per capire come finisce bisogna vedere chi recupera gli elettori che l’ultima volta non sono andati a votare».
La sfida televisiva si sposta sulla recente visita a Verona della commissione parlamentare Antimafia. «Rosy Bindi», va all’attacco Alessandra Moretti, «sta agendo come presidente dell’Antimafia e non come Partito democratico: però non vorrei strumentalizzare la vicenda a due mesi dalle elezioni». Tosi non ci sta: «Il procuratore di Verona nega che ci siano prove evidenti di un fenomeno diffuso di mafia a Verona. Credo quindi che si tratti di una bega politica. A Verona non ci sono un appalto né un dipendente o un amministratore indagati per mafia». E a Jacopo Berti che gli ricorda che c’è un vicesindaco indagato e arrestato, Tosi replica: «È condannato per un fatto di corruzione, la mafia non c’entra».
»Si sapeva», riprende Moretti, « che in Veneto ci sono fenomeni di collusione ed è noto che la giunta Zaia è stata interessata da fenomeni pesantissimi di corruzione. Sta a noi prevedere forme di reato contro la corruzione ed evitare che il caso Galan si possa ripetere. Galan ha patteggiato, ma grazie alla nuova legge anticorruzione, il caso Galan non si potrebbe ripetere perché da ora in poi chi patteggia deve restituire tutti, non solo due milioni e mezzo di euro su venti come ha fatto Galan. E Zaia non ha vigilato sul Mose quando era nella giunta Galan. Io non c’ero, c’eri tu e non hai fatto nulla. A Orsoni invece io e Renzi abbiamo chiesto subito di dimettersi». Zaia passa al contrattacco: «La mia giunta», ribatte il governatore, «non c’entra nulla con la vicenda del Mose, io non ho avuto avvisi di garanzia, Non accetto lezioni dal Pd, che a livello nazionale ha 400 indagati e ben 35 arrestati».
Moretti insiste con Zaia: «Salvini è il capo della Lega e ti ha commissariato perché ha commissariato il Veneto. In queste elezioni il Veneto non decide nulla, decide tutto Salvini».
Berti va invece all’assalto di Moretti: «Alessandra è alla quinta candidatura, ogni sei mesi cambia poltrona e non ha finito neanche una legislatura».
Quanto alla nomina di Graziano Delrio a ministro delle Infrastrutture, Moretti è sicura che «sarà un ottimo ministro». Per Zaia «anche questa volta, con la nomina di Delrio, Renzi fa l’asso pigliatutto e dà la dimostrazione che le altre forze del suo governo non contano nulla».
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