I 600 mila euro ereditati da "Zairo""Non posso considerarli soldi miei"

Rivela Franco Filimbeni, titolare del ristorante in Prato della Valle: "Non è la prima volta che mi succede una cosa del genere". E racconta: "I soldi non guadagnati non li ho mai considerati miei, ho sempre fatto del bene"
Il ristorante "Zairo" in Prato della Valle
Il ristorante "Zairo" in Prato della Valle
PADOVA. «I soldi non guadagnati, non li ho mai considerati miei. Ho sempre fatto del bene». Franco Filimbeni, gestore del ristorante Zairo di Prato della Valle, commenta così a chi sorride malizioso per l’eredità di 600 mila euro avuta dall’amico Umberto Carzoli. «Qualche anno prima della morte mi ha chiesto se gli organizzavo il funerale, annunciando l’intenzione di lasciare a me tutto il patrimonio. Ma, alla fine, ho portato a casa pochi spiccioli e un paio di quadri interessanti...». La batteria del telefono cellulare, ieri mattina, è durata solo poche ore. Dopo la notizia pubblicata sul mattino dell’eredità d’oro lasciata a «mister Zairo», Franco Filimbeni è stato tempestato di telefonate. Amici, semplici conoscenti e clienti hanno dovuto faticare per nascondere l’invidia.


IL TESTAMENTO.
Umberto Carzoli, ex giornalista e consigliere comunale polesano di Ariano Polesine, è mancato il 24 ottobre 2009 a 83 anni. Ha firmato un testamento donando gran parte del patrimonio proprio a Filimbeni, il gestore del suo ristorante preferito, incaricandolo anche di distribuire alcuni lasciti ad enti, associazioni e ad una parrocchia: 10 mila euro alla Comunità di San Patrignano, 10 mila euro all’associazione per la ricerca sul cancro, 10 mila euro ad una associazione per la ricerca sull’Aids, 10 mila euro all’asilo di Ariano Polesine e 10 mila euro a testa ad un nipote, ad un pronipote e ad una cugina. La parte consistente del capitale però va a Franco Filimbeni e a Lucio Negri, 41 anni, di Rivà di Ariano, anch’egli grande amico di Umberto Carzoli. Ai quattro fratelli (Giampaolo, Leo, Giuliana e Domenico Ginaldo) non ha lasciato nulla.


IL RICORDO.
«Veniva a mangiare minimo una volta ogni settimana - ricorda Filimbeni - è stato ricoverato per due mesi all’ospedale di Adria e mi ha chiesto se potevo fare qualcosa per farlo trasferire a Padova. Così ho iniziato a informarmi e sono riuscito ad esaudire questa sua richiesta. Ma, tanto per intenderci, il primo testamento è datato 2005, quindi io sapevo da tempo le sue intenzioni. Sapevo che non voleva includere i fratelli nella suddivisione del patrimonio. Ogni anno che passava, poi, aggiungeva postille, annotando le varie associazioni a chi ha destinato quote da 10 mila euro. Tra me è Umberto c’era un rapporto speciale di amicizia, che si è creato proprio all’interno del mio ristorante».


IL RISTORANTE.
Appunto, un locale e il suo titolare che diventano il punto di riferimento per una persona sola. Com’è possibile? «Non bisogna dimenticarsi che a tavola si parla più che in confessionale - scherza mister Zairo - a volte si creano amicizie anche molto solide. Tuttavia ci tengo a sottolineare che la gestione di questo testamento mi sta portando via molto tempo. Non è semplice». E se gli chiedi se è la prima volta che succede, si mette a ridere. E allora giù a fantasticare su altre eredità da centinaia di migliaia di euro. «Altri testamenti? Diciamo che ho la promessa di una persona che vive non molto lontano da Prato della Valle - rivela - anche questo amico mi ha chiesto di organizzargli il funerale, promettendomi che poi lascerà tutto a me. Cosa vuole che le dica, evidentemente la gente si fida di me».

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