I piatti stellati ora arrivano con i riders. Lo chef Alajmo sbarca su mymenu
«Abbiamo testato i sapori dopo le consegne, sono impeccabili: operazione in perdita ma diamo un senso di comunità»

La storia
Tre stelle Michelin a domicilio grazie ai riders, che tra hamburger, patate fritte e sushi sistemano con religiosa cura anche il risotto allo zafferano con spruzzate di liquirizia firmato Alajmo. I piatti dell’olimpo della gastronomia italiana sbarcano su mymenu, la piattaforma per il servizio di ristorazione a domicilio. Ormai da tre giorni le creazioni dello chef Massimiliano Alajmo del ristorante Le Calandre si possono gustare anche a casa. Ed è una specie di rivoluzione: un mondo esclusivo (e costoso) che si mescola all’universo pop delle consegne a domicilio. Contaminazioni da epoca Covid.
L’IDEA
«Siamo fermi, quasi immobili. Allora ci siamo detti: proviamo», confidano Raffaele e Massimiliano Alajmo, artefici di un successo che li colloca in vetta alla prestigiosa guida ormai da 17 anni. All’apice di un successo che ha consentito loro di aprire il Ristorante Quadri a Venezia, il Caffé Stern a Parigi, l’Amor a Milano e ora anche l’Hostaria a Cortina.
«Ovviamente non c’è nulla di improvvisato in tutto ciò, prima di deciderci abbiamo fatto una serie di prove per vedere come arrivano a destinazione i piatti» spiegano i fratelli Alajmo. Ed è proprio questo il punto. Molti dei piatti di Max Alajmo portano in dote una procedura precisa per affrontarli. Il famoso Cappuccino di seppie al nero, definito dello stesso chef un “bianco-nero verticale”, con la crema di patate in superficie e le seppie sul fondo, prevede che il cucchiaio arrivi fino al fondo del bicchiere per raccogliere tutti gli elementi del piatto. «Se una portata del genere arriva tutta mescolata dopo il trasporto, ovviamente perde il suo valore aggiunto» ragiona lo chef. «Ma i rider stessi hanno lo zaino diviso in scomparti, sono formati per mettere e
togliere le porzioni».

I fratelli Alajmo hanno testato il trasporto di tutti i piatti che ora si possono comprare nella piattaforma di delivery. «Altra prova che ha superato il nostro test: lasciare le portate confezionate con l’involucro per il trasporto circa mezz’ora, prima di mangiarle. Il gusto non era minimamente alterato», spiegano. L’idea di sbarcare su mymenu è stata casuale. «Siamo a Cortina con un temporary winter restaurant e lì ci siamo organizzati con un servizio che fa consegne a domicilio in paese» racconta Raffaele, il manager del gruppo. «Abbiamo avuto un sacco di richieste, il riscontro è stato ottimo. Il caso ha voluto poi che uno dei soci di mymenu fosse in vacanza a Cortina proprio in quel periodo. Ci ha proposto di farlo a Padova, abbiamo accettato».
SPERANZE
E quindi ora apri l’applicazione mymenu, dove nel frattempo si sono affacciati anche ristoranti rinomati come Antonio Ferrari o il Belle Parti, e in testa campeggia il brand Alajmo, con le portate che hanno reso grande questo chef. I prezzi sono sempre quelli del ristorante stellato. «Non ci aspettiamo una rivoluzione del fatturato, solo chi governa pensa che con il delivery si possa campare» dicono i due fratelli. «Noi abbiamo deciso di farlo per rimarcare una presenza, per esserci, per dare un servizio ai clienti affezionati».
ORGANIZZAZIONE
Non è semplice l’organizzazione del servizio a domicilio per un ristorante di questo tipo. Piatti così complessi necessitano la presenza di tre o quattro cuochi. «Con gli incassi di mymenu non riusciamo certo a pagare il personale: è un’operazione in perdita. Ma dà un senso di comunità».
ESPERIENZA
La filosofia di Max Alajmo come chef ruota anche intorno al concetto di esperienza. A un certo punto decise di eliminare le tovaglie dai tavoli per consentire ai clienti di appoggiare le mani sul legno grezzo, un modo per abbinare i sensi: gusto e tatto.
«Il ristorante è un posto che va vissuto» fa notare Massimiliano. «In queste condizioni manca tutta la parte esperienziale. Il cliente abituato a mangiare i nostri piatti non vedrà l’ora di tornare, questo è ovvio. È la stessa differenza che passa tra guardare un film al cinema oppure a casa in televisione. Ma questo è il momento che stiamo vivendo e anche noi ci siamo dovuti adeguare in qualche modo, sperando di ritornare presto alla normalità». —
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