Il baratto di Berlusconi con la Lega
La «strana vittoria» della destra alle regionali comincia a produrre tensioni nella maggioranza. A vincere le elezioni è stata, infatti, la Lega e non il Pdl; esito che ha spostato l’asse della coalizione. Il Carroccio rivendica la gestione della partita delle riforme e, in questa prospettiva, è persino disposto a un accordo con l’opposizione: evitare il referendum, e una nuova possibile bocciatura, è suo preciso interesse.
A sua volta il Pdl vuole evitare una cabina di regia leghista, e rivendica la «naturale» primazia in materia del capo del governo. Ma la questione non è semplice. E non solo per i crescenti mugugni interni pidiellini o per i timori di Fini, sempre più lontano da un Berlusconi che fatica a riconoscerlo come co-fondatore del partito e deciso a giocare la partita riforme istituzionali in Parlamento.
Le regionali hanno sancito responsi destinati a durare tre anni, se non vi saranno incidenti di percorso: la tenuta della coalizione di governo è più che mai in mano alla Lega; quella tra i partiti di maggioranza è ormai diventata un’alleanza competitiva. Lo ha lasciato capire Zaia, quando ha parlato di fine del bipolarismo, discorso rivolto non certo alla sola, stordita, opposizione. Ma anche lo stesso Bossi quando, incurante del destino della Moratti, ha messo sul piatto la sua candidatura a sindaco di Milano: la conquista dell’ideale capitale della Padania sarebbe un fatto simbolico enorme per la Lega, che ha guidato la città solo durante la lontana esperienza di Formentini. Anche allora, nel 1993, un’era geologica fa in politica, il vento gonfiava il vessillo del Carroccio; ma solo un anno dopo Forza Italia lo afflosciava sbancando Milano e mettendo, di fatto, fine ai sogni dei seguaci di Alberto da Giussano. Il Senatur è convinto che l’anno prossimo sarà tempo di rivincita e dispone le carte perché la profezia si avveri.
Un passaggio delicato, quello dell’egemonia leghista nell’intero Nord, che ha bisogno del logoramento del Pdl e, allo stesso tempo, della conservazione del consenso nel recinto di maggioranza. Operazione che può riuscire, come è sin qui avvenuto, se il Carroccio riesce a tenere in piedi il governo e, al contempo, apparire come un partito «diverso» dall’ancora partner principale. Traiettoria facilitata dalla stessa natura del Pdl: quello di Berlusconi è un partito personale, salvato anche in questa tornata elettorale dal carisma del leader, riuscito a rovesciare sul filo di lana una corsa che sembrava ormai perduta. Il capo del governo è interessato a una riforma della giustizia che lo metta definitivamente al riparo dalla magistratura e al Quirinale. Punta a salire al Colle per via elettorale, se è possibile; altrimenti attraverso le vie previste attualmente dalla Costituzione.
Per ottenere questi obiettivi, non perseguibili senza il sostegno di Bossi, è disposto a sacrificare molto, anche lo spazio politico della creatura nata dal colpo d’ala del «predellino». Del resto, il partito personale è un mezzo non un fine. Lo si è visto con la cessione del Veneto al Carroccio, che ha spostato, non solo localmente, gli equilibri interni alla maggioranza. Inutile pensare che l’annunciata nomina di Galan a ministro, al posto di Zaia, possa innescare una riorganizzazione pidiellina sul territorio, dove si gioca la competizione tra gli alleati divenuti ormai rivali.
La Lega vuol sfruttare sino in fondo la possibilità di crescere, di diventare il partito più forte dell’area più forte del Paese. E questa prospettiva è destinata a caratterizzare la restante, lunga, parte della legislatura. Bossi può ora ottenere ciò che vuole e Berlusconi glielo darà, indipendentemente dai possibili contraccolpi sul Pdl: per questo molti ora si agitano in quel partito.
Certo il capo del governo resta saldo in sella, ma il suo stesso destino politico non è più, interamente, nelle sue mani. L’alleanza competitiva rischia di imbalsamarlo: fino alla prossima, decisiva, tornata elettorale. Quella a cui potrebbe avvicinarsi non più come dominus ma semplicemente come un leader con ottime chances personali.
Argomenti:elezioni regionali 2010
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