Il business con i giapponesi, affare che fruttò a De' Loghi 660 milioni

L'accusa di insider trading, il closing a fine 2015 con Mitsubishi Electric e il tesoretto per future acquisizioni: il futuro dell’azienda è nelle case delle persone.

TREVISO. Era stata una delle operazioni meglio riuscite. Con l’acquisto di Climaveneta a inizio anni Novanta il gruppo De’ Longhi era entrato nella climatizzazione industriale, mentre per la parte riscaldamento aveva Dl Radiators.

Con la forte espansione nel mondo dell’elettrodomestico l’azienda fondata a Treviso oltre 100 anni fa aveva iniziato a differenziare le sue due anime. Quella professional, dove l’ammiraglia era appunto Climaveneta, e quella del segmento household, dove De’ Longhi era forte con il mitologico Pinguino, il condizionatore portatile. Erano altri tempi, un’altra epoca.

Poi i due business crescono ci sono le acquisizioni, lo sviluppo globale, arriva un punto in cui l’anima professional va valorizzata, come si dice in gergo. E quindi De’ Longhi, che è quotata in Borsa, sceglie la via dei mercati finanziari, spacca in due l’azienda facendo nascere DeLClima, è il 2012.

L’esordio in Borsa non è esaltante, il primo anno DeLClima inizia ad arrancare sui mercati finanziari, al contrario l’azienda del Pinguino che negli anni passati è diventata anche campione nelle macchine automatiche per il caffè, si è presa la licenza perpetua di Braun e ancora prima Kenwood, corre che è un piacere. Dopo due anni la famiglia De’ Longhi decide di vendere DeLClima.

Il closing avviene a fine 2015, passa ai giapponesi di Mitsubishi Electric per oltre 660 milioni. Oltre la metà di quel sostanzioso assegno finisce a De’ Longhi Industrial (azionista di oltre il 60%). Quei soldi potranno servire per future acquisizioni, il futuro dell’azienda è nelle case delle persone.

De’ Longhi studia nuove acquisizioni. Dopo la vendita di DeLClima tutti scommettono su un’accelerazione. Invece si aspetta, escono rumors, possibili interessi. Si parla della possibilità del gruppo di sostenere shopping fino al miliardo di euro. La pingue cassa finisce in parte in distribuzioni di dividendi. Ma recentemente si è tornato a parlare di acquisizioni (delle macchine Gaggia).

Il gruppo ha chiuso il 2018 superando con i ricavi quota 2 miliardi (2.078,4 milioni di euro, in crescita del 5,4% sul 2017), e un utile netto di 183,9 milioni di euro. I flussi di cassa prima dei dividendi sono stati pari a 127 milioni, più che raddoppiati rispetto ai 54 milioni dell'anno precedente.

Nonostante i conti in crescita il cda ha proposto di distribuire una cedola di 0,37 per azione, in calo del 63% rispetto al dividendo di un euro staccato del 2017, «nell'ottica strategica di privilegiare nuove iniziative di investimento e la crescita esterna» si era spiegato durante la conferenza a commento dei dati. Per finanziare l'eventuale shopping De’ Longhi dispone di valide munizioni: una posizione finanziaria netta positiva per 228,1 milioni di euro alla fine del 2018, dopo aver sostenuto nel corso dell'anno investimenti per 66,4 milioni e pagato dividendi per 149,5 milioni. —




 

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