Il carburante che perde le tasse per strada e finisce nelle pompe a prezzo di favore

la storia
La benzina viene comprata in Slovenia a un costo piuttosto alto, poi in Italia viene venduta a un prezzo decisamente più basso. Manco a dirlo, in quelle pompe di benzina c’è poi la coda per fare il pieno con gran risparmio. Compagnie petrolifere masochiste? No, probabilmente evasione dell’Iva attraverso broker stranieri che, quando è il momento di pagare le tasse allo Stato, spariscono nel nulla. Il meccanismo è ormai noto, ma è stato “rispolverato” l’altra sera dalla trasmissione “Le Iene” di Italia 1, che a questo ricchissimo business ha dedicato un intero servizio. L’ambientazione? Il Veneto.
IL PLATTS
Un prezzo basso alla pompa non può che avere alla radice un acquisto della materia prima altrettanto vantaggioso. Nell’inchiesta condotta da “Le Iene”, l’inviato Luigi Pelazza intervista alcuni benzinai dell’area veronese che confermano di comprare la benzina a “platts +10”. Da chi? Da società venete. Cosa significa? Il platts rappresenta il valore del carburante a cui vengono sommate le accise. Quel +10, invece, equivale a 10 millesimi di litro. Acquistare a “platts +10”, quindi, significa comprare la benzina al costo totale che comprende quotazione giornaliera di borsa, tasse e 10 millesimi di euro a litro. Peccato che questo valore sia troppo basso, così basso che una normale compagnia petrolifera andrebbe in bancarotta vendendo a queste cifre: «Per non rimetterci dobbiamo vendere ad almeno “platts +40”», conferma il titolare di una compagnia “onesta” al microfono di Pelazza. Il servizio fa due nomi di altrettante compagnie petrolifere veronesi che riescono a vendere a “platts +10”: la Cordioli Petroli srl di Sommacampagna e la Energy Group di Cologna Veneta (ma con radici a Monselice, nel Padovano, dove risiedono i titolari Andrea e Rino Ballan). Qui, testimonia ancora il servizio, arrivano perlopiù autobotti con targa slovena.
LA SLOVENIA
È in Slovenia che si compra il carburante a basso costo? Mica tanto. La Petrol, l’unica compagnia petrolifera Slovena (ha sede a Lubiana), conferma: la società vende a “platts +15”. Se si considera poi dei carichi di tasse obbligatori e il trasporto fino al Veneto (per almeno 600 chilometri), il prezzo sale e tocca il “platts +75”. Come fa, dunque, una compagnia italiana a rivendere quello stesso carburante a “platts +10”, ossia a 65 millesimi in meno rispetto a quanto ha speso per acquistarlo? Concretamente, vorrebbe dire rimetterci 2/300 euro a camion. Semplice, grazie a speciali broker. Lo spiegano a Pelazza gli stessi vertici di Energy Group: «Ho un broker olandese che mi trova tutte queste robe qua», sono le parole dell’imprenditore. Broker che, se è confermato il meccanismo evidenziato da “Le Iene”, non paga l’Iva allo Stato (8 mila euro a camion) e quindi rimedia nettamente alla vendita sottocosto. «Ci guadagnano tutti» sottolinea Pelazza «La Slovenia perché vende all’Italia a caro prezzo; i broker che si intascano l’Iva; i depositi che comprano a sottoprezzo e vendono poi alle pompe a prezzi vantaggiosi».
INDAGINI E INCHIESTE
Il servizio di Italia 1 evidenzia in realtà meccanismi già noti (che però continuano a funzionare, evidentemente). Alessandro Cordioli, titolare della Cordioli Petroli srl citata nel servizio, è stato non a caso arrestato due settimane fa nell’ambito di una maxi-indagine che ha fatto emergere frodi sui carburanti gestite dalla Camorra. Della Energy Group, invece, si erano già occupati il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Venezia e la trasmissione “Report” di Rai 3, nel novembre 2018. In quell’occasione aveva sicuramente impressionato la crescita esponenziale della società monselicense, che nel 2012 dichiara 4 milioni di euro di fatturato, resta a secco per un biennio per poi “esplodere” con un fatturato di 70 milioni di euro nel 2015.
Sempre nel servizio trasmesso l’altra sera, il titolare della Energy Group ha affermato di ricevere cinquanta autobotti al giorno. Che, calcolatrice alla mano, fa quindicimila all’anno e, se il meccanismo fosse confermato, porterebbe un mancato versamento di Iva allo Stato per ben 120 milioni di euro. —
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