Il ciclista Da Ros si difende «Mai preso quella roba Era per un mio amico»

La Liquigas in una nota: «Siamo addolorati ma se è colpevole sarà licenziato»
Ha negato di aver mai preso anabolizzanti e di aver avuto contatti con gli altri indagati il ciclista Gianni Da Ros, finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta dei Nas di Milano sul traffico di sostanze dopanti, che ha portato in manette altre 11 persone. La giovane promessa del ciclismo su pista, originario di Pordenone, studente di Chimica a Padova e arrestato proprio in città (precisamente all’hotel Piroga di Tencarola dove era in ritiro con la squadra azzurra), nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Milano Andrea Pellegrino ha ammesso solo «una leggerezza compiuta», ossia aver messo in contatto un suo amico ciclista dilettante con una persona che trattava quelle sostanze e che conosceva di vista. Da Ros, 23 anni, sospeso dalla Federciclismo dopo l’arresto, ha risposto al gip, come ha spiegato il suo avvocato Maurizio Mazzarella, chiarendo di essere «arrivato con le mie gambe e con la mia forza dove sono arrivato, senza aver mai preso sostanze».


Le intercettazioni
. Ma intanto sono stati diffusi particolari sulla vicenda. «Ho bisogno di quella roba là...». Al telefono è Gianni Da Ros. La promessa del ciclismo azzurro parla con Davide Lucato, anch’egli arrestato, in una conversazione intercettata il 28 settembre dell’anno scorso. «Senti? - Esordisce Da Ros... ho bisogno di quella roba là... che tu mi avevi... quando è che ti arriva da...». Più avanti, nel corso della telefonata, l’atleta insiste: «Appena ti arriva... due mi servono, dai...». E l’amico: «Va bene, dai e... due bussolotti là?». Da Ros risponde: «Sì». In un’altra conversazione riportata nell’ordinanza firmata dal Gip Andrea Pellegrino, che ha disposto l’arresto di 12 persone, Lucato dice a Da Ros che si recherà a Milano la domenica successiva e gli chiede se abbia bisogno di qualcosa. Da Ros dice: «Mi serviva quella roba là...». E Lucato: «Due boccette?». Da Ros risponde: «Ne basta una, intanto... poi ti spiego. Poi quando me la porti ti spiego tutto».


La Liquigas
. «L’arresto di Gianni Da Ros ci ha sorpreso e addolorato: qualora gli inquirenti confermassero eventuali responsabilità a suo carico, manterremo una linea rigorosa e severa perchè consideriamo il doping un peccato mortale». Paolo Dal Lago, presidente del team Liquigas, interviene sulla vicenda del suo corridore e spiega che «risulta difficile comprendere come certi corridori possano cadere nella trappola del malaffare. Per Liquigas, che sostiene un approccio etico allo sport, il doping è in stridente contrasto con la nostra filosofia». Dal Lago ricorda cone un anno fa «al Tour de France sospendemmo e poi licenziammo lo spagnolo Manuel Triki Beltran oltre ad agire legalmente contro di lui per il danno d’immagine arrecato dalla sua positività. L’accertamento dei reati ascritti a De Ros comporterebbe un contegno analogo da parte nostra. Il contributo principale che assicuriamo al ciclismo sta nell’educare e accompagnare gli atleti sulla strada maestra della lealta».

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