Il commercialista Castellini: «Il pm Dini è rigoroso sono sereno e ho fiducia»

Alessandro Castellini, il commercialista padovano ex amministratore unico del Venezia calcio ai tempi di Zamparini, nutre piena fiducia nel pm Dini
«Ritengo il dottor Sergio Dini una persona intelligente e preparata. Ho la massima fiducia in un magistrato rigoroso come lui. Ma sull’inchiesta nata attorno all’eredità di Mario Conte non ho nulla da dichiarare. Sono tranquillo e sereno». A parlare non è Antonio Di Pietro, sempre prodigo di complimenti con i pm, ma Alessandro Castellini, il commercialista padovano, ex amministratore unico del Venezia Calcio ai tempi di Maurizio Zamparini, uno dei personaggi chiave del «testamento Conte» che divide la città in attesa di sapere dov’è finito il tesoro di 90 milioni di euro che il pellicciaio aveva promesso di distribuire con equità a parenti, amici e associazioni cattoliche e umanitarie.


L’heredity-gate ha trasformato in un nababbo Luciano Cadore, il factotum del pellicciaio erede unico finito sott’inchiesta per appropriazione indebita e falso dopo la pubblicazione del testamento olografo nello studio del notaio Giancarlo Muraro di Asiago. E ha lasciato profondamente delusi sia l’Oic - guidata dal professor Angelo Ferro, big dell’imprenditoria cattolica e membro del Cda del Corriere della Sera - sia il Cuamm di padre Mazzuccato che contava su parte dell’eredità per realizzare un ospedale in Africa. Sogni svaniti nel nulla, come le legittime aspettative dei cugini del ricco imprenditore, rimasti con un pugno di mosche in mano. Ed è stata proprio Elena Fontani, cugina del defunto Conte, a firmare uno dei ricorsi che hanno avviato la causa civile, mentre un successivo esposto è finito sul tavolo del pubblico ministero Dini, che mette in guardia da ricostruzioni fantasiose.


E’ possibile, intanto, fare il punto sul valore patrimoniale dell’eredità. A partire dalla «Aurora», società d’intermediazione creata dal commercialista Alessandro Castellini con studio in piazza Garibaldi: proprio all’«Aurora» Mario Conte risulta aver versato 8 milioni di euro. La finanza ne ha però trovati solo cinque, investiti. La parte rimanente del gruzzolo è sparsa. Ma dove? Del tesoro di 90 milioni di euro, parte in denaro e parte in beni immobili, finora gli inquirenti hanno disposto il sequestro su 44 milioni di euro in contanti, di cui 12 recuperati a novembre sul conto di Luciano Cadore, di sua moglie e di sua figlia. E ci sono gli 8 milioni finiti alla società «Aurora». Altri 15 sono invece depositati nel paradiso fiscale delle Bahamas, via Svizzera. Mancano ancora all’appello 9 milioni. Le indagini del pm Sergio Dini sono adesso incentrate più sul recupero di questa «fortuna» che sulla presunta falsità del testamento. Ieri il pm Sergio Dini è apparso fiducioso ma laconico: sa che coi romanzi d’appendice, pur se suggestivi, non si vincono i processi. E sono molti i personaggi che intrecciano i loro destini in questo romanzo, perché Luciano Cadore è stato generoso non solo con la «Libera Fondazione» creata dall’onorevole Giustina Destro, cui ha donato un milione di euro per tenere viva la memoria di Conte, ma anche con Marco Marin, che ha beneficiato di un contributo elettorale. «Sì, è vero. Luciano Cadore ha versato una cifra non rilevante a sostegno della campagna elettorale di Marin, come risulta dal rendiconto unico depositato alla segreteria del Comune di Padova», spiega il dottor Castellini, mandatario elettorale del candidato sindaco del centrodestra. Insomma, dei 192 mila euro spesi da Marin, Cadore ne ha versati 15 mila. Peraltro solo Marin e la sua lista hanno presentato il resoconto, nel centrodestra. Il Pdl non l’ha fatto.

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