Il leghista Boron contro il corso per perdere l'accento rovigotto: "Demonizza le nostre origini"

Il Collegio dei Geometri di Rovigo aveva organizzato lezioni di dizione per chi volesse attenuare l'inflessione polesana per motivi professionali. Duro attacco del consigliere regionale: "Dimentica le glorie del nostro popolo"
Il consigliere regionale Fabrizio Boron
Il consigliere regionale Fabrizio Boron
VENEZIA. Vuoi mettere un toscano? Fa allegria solo a sentirlo. O un bolognese? Lo ascolti parlare e viene voglia di andare tutti a cena insieme. E un veneto? Beh, insommna, a essere sinceri qualcuno non ha mai tentato, almeno una volta, di parlare senza la nostra inflessione? Magari per apparire meno provinciale, magare per reggere allo slang dei milanesi imbruttiti, che fanno tanto figo?.
Il Collegio dei geometri di Rovigo, spettabilissima isituzione professionale persa nelle nebbie tra Po e Adige, ha così pensato di proporre, per i soci che lo volessero, dei corsi di dizione per attenuare l’inflessione veneta, e rovigotta in particolare.
Apriti cielo! Tradimento! Per un consigliere regionale della Lista Zaia Presidente perdere l’inflessione equivale a tradire la millenaria storia della Serenissima.
A parte il fatto che nei tre secoli di occupazione di Rovigo la Serenissima non abbia brillato per opere pubbliche fondamentali capaci di sollevare  la durezza della vita nel Polesine, qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di un corso professionale, come quello degli annunciatori radio.
No, per il consigliere regionale Fabrizio Boron, che tra l’altro non è nemmeno di Rovigo ma di Padova, non parlare con accento rovigotto equivale a sputare sul vessillo di San Marco:  “Questa mattina ho inviato una lettera al presidente del Collegio dei Geometri di Rovigo, Claudio Barison, e ai consiglieri dopo aver appreso dai giornali della decisione di istituire un corso di dizione rivolto a tutti i geometri della provincia. Un corso pensato perché l’utilizzo esclusivo della lingua veneta danneggerebbe, secondo il presidente, l’immagine del Collegio. Questa decisione mi lascia a dir poco basito e molto rammaricato”, attacca Boron che si definisce “leghista da sempre”.
“La nostra lingua dovrebbe essere valorizzata e non certo demonizzata - continua Boron - è un simbolo di appartenenza, ci identifica come popolo veneto. Ha alle spalle una storia millenaria ed è espressione di una repubblica, la Serenissima, che con la sua gloriosa storia e la sua letteratura ha lasciato il segno in tutto il mondo. Voler demonizzare e rinnegare le proprie origini, dimenticare le glorie di un popolo che si è distinto per valori, lungimiranza e sacrifici, va davvero a contraddire quello spirito di laboriosità di cui pochi altri popoli possono vantarsi”.
Insomma, i poveri geometri rovigotti dovranno tenersi la loro inflessione, alla faccia dei milanesi imbruttiti e degli affari: ne va della salvezza del popolo veneto. 
 

 

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