Il ministro D'Incà: «Se l’Rt resta alto il Veneto prolunghi la zona rossa fino all’11 gennaio»

PADOVA. Ministro D’Incà, come ha trascorso il Natale?
«A casa, con mia moglie e mia figlia. Abbiamo pranzato e visto un cartone animato, prima ho fatto gli auguri ai miei genitori che ci abitano a fianco. Li ho salutati dalla finestra, senza incontrarli. Io vivo a Roma e incontro persone, ci vogliono tutte le precauzioni e rispetto delle regole».
Oggi sarà il vaccino-day Ue: lei cosa farà?
«Mi vaccinerò, senza alcun timore. Appena sarà possibile e quando sarà il mio turno. Prima dobbiamo tutelare il personale sanitario, i grandi anziani e le fasce sociali a rischio. Certo, qualche ministro farà da testimonial per dare il buon esempio».
Dobbiamo ringraziare l’Europa per gli accordi con Pzifer e Moderna: le siringhe le avete acquistate, Zaia ha qualche dubbio…
«C’è tutto. Il commissario Arcuri fornirà le dosi di vaccino con le siringhe, kit completo. Con il vaccino diamo il segnale concreto del punto di svolta nella lotta alla pandemia. I paesi dell’Ue hanno imboccato con grande unità la strada della difesa della salute dei loro popoli: il piano deciso dalla presidente Von Der Layen dimostra che l’Europa può diventare come gli Stati Uniti. Spero che anche in Veneto ci sia una grandissima adesione alla campagna vaccinale, i dati sui contagi non sono affatto rassicuranti e la zona gialla non ha funzionato».
Purtroppo il Veneto e il Bellunese sono in testa alla classifica dei contagi da quasi un mese, lei come se lo spiega?
«L’Rt del Veneto è anomalo e quindi mi sento di avanzare una proposta al presidente Zaia, con l’obiettivo di dare una mano ai medici e al personale sanitario degli ospedali che vivono una fase difficilissima. Ci aspettano ancora mesi molto duri, fino a quando non sarà conclusa la campagna di vaccinazione in estate».
Nel concreto di cosa si tratta?
«Vanno rafforzate le misure decise dal governo: il presidente Conte ha varato dei provvedimenti restrittivi con l’obiettivo di abbassare l’Rt che in Veneto è nettamente più alto rispetto alla media italiana. Le zone rosse e arancioni hanno dato dei buoni risultati. Se il 5-6 gennaio i dati dei contagi dovessero essere ancora così elevati potrebbe essere importante prolungare la zona rossa per il Veneto fino all’11 gennaio. Altri 4 giorni. Certo, ci vuole un accordo tra il presidente Zaia e il ministro Speranza per coordinare un provvedimento che ha come unico obiettivo la tutela della salute. Stiamo facendo uno sforzo a Natale, si tratta di prolungarlo di 4 giorni per dare maggiore respiro ai nostri ospedali e alle terapie intensive. Tutto dipenderà dall’Rt. Basta un po’ di buon senso. A gennaio ci sarà un nuovo decreto ristori che si avvarrà di uno scostamento di bilancio di 20-30 miliardi di euro e così sarà più facile aiutare le aziende chiuse in questo periodo».
Ma chi dovrebbe chiedere il prolungamento della zona rossa?
«Penso che dovrebbe essere il Veneto ad avanzare la proposta, sulla base della curva dei positivi rilevati dai tamponi. Poi ci vuole l’intesa con il governo che farà la sua parte con il decreto ristori che copre tutte le attività chiuse nella zona rossa. La valutazione va fatta a gennaio. Certo, il dato di Belluno che ha il record italiano di infettati per numero di abitanti mi preoccupa moltissimo, ma non sollevo polemiche».
I ristori a che punto sono? Le categorie economiche lamentano perdite pesantissime, soprattutto per il turismo invernale.
«Lo so che c’è una neve stupenda, ma si è deciso di difendere la salute e di non aprire gli impianti di sci a Natale. Il governo ha varato 4 decreti ristori e a gennaio ne faremo uno ad hoc per rimborsare tutte le attività economiche chiuse in questo periodo».
L’opposizione in Parlamento chiede i ristori sulla base della perdita del fatturato: si può fare o la voragine del debito pubblico ce lo impedisce?
«Facciamo parlare i numeri dei provvedimenti a favore del Veneto. Il fondo di garanzia conta 14 miliardi di euro di prestiti garantiti e quelli fino a 30 mila euro con la garanzia statale al 100% sono 1 miliardo 700 milioni. Poi ci sono i contributi a fondo perduto pari a 870 milioni: la prima tranche per 678 milioni ha coinvolto 226.029 aziende nel decreto Rilancio, mentre nel Ristori abbiamo aggiunto per il Veneto altri 192 milioni 700 mila euro arrivati a 38.136 aziende. Il governo ha bloccato fino al 31 marzo i licenziamenti con la cassa integrazione che ha garantito la tenuta sociale in una fase molto difficile. Nella legge di bilancio l’anticipo ai truffati delle banche popolari è stato portato al 100% mentre era del 40% e in questi giorni i bonifici arrivano sui conti correnti grazie a quel miliardo e 575 milioni voluto dal M5s».
Ministro, è sicuro di poter brindare al 2021 con il premier Conte a palazzo Chigi? Renzi vi vuole rovinare le feste: a che punto siamo con la verifica. Il braccio di ferro sul Recovery Plan è appena iniziato?
«Renzi ha esagerato nelle polemiche. E non solo lui. Ma non c’è la crisi di governo all’orizzonte. Il M5s continuerà a difendere il premier Conte per sconfiggere il Covid con il piano di vaccini sostenuto in legge di bilancio che prevede 400 milioni di euro per la fornitura delle dosi e del materiale medico e 644 milioni per il personale coinvolto. L’altra ambizione è rimettere in moto l’Italia, far correre l’economia con i 209 miliardi del Recovery Plan. Vanno finanziati l’industria 4.0, il superbonus del 110% della casa fino al 2022 e tutte le politiche green e di innovazione tecnologica della pubblica amministrazione. Il made in Italy deve tornare a volare nei mercati globali, i litigi della vecchia politica sulle “careghe” non c’interessano. Gli uomini che si muovono nell’ombra non fanno parte della storia del M5s».
Renzi però ha posto una questione centrale: la cabina di regia con 6 supermanager che rischia di esautorare il Parlamento su ogni decisione. È così o no?
«No. Ci sono sempre state le strutture di missione a palazzo Chigi: infatti c’erano anche con Matteo Renzi premier. Tutti i paesi europei hanno una cabina di monitoraggio sul Recovery Plan e anche noi dobbiamo attivare una struttura che monitori la gestione e la spesa di questi 209 miliardi. La cabina di regia dev’essere a Palazzo Chigi: ho visto passare 6 governi diversi nei miei 8 anni di parlamentare e il coordinamento è materia della Presidenza del Consiglio per non ripartire da zero a ogni cambio di premier. Sarà una struttura democratica coordinata con Camera e Senato ma non cadiamo nell’errore di farci gli autosgambetti da soli. C’è chi scommette sul fallimento dell’Italia e dobbiamo invece ritrovare la tenacia dei nostri nonni e genitori che ci hanno portato dal disastro della fame della guerra a un livello di benessere tra i più elevati al mondo. Ma ci vuole un sussulto d’orgoglio». —
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