Il primo vaporetto arrivò a Venezia nel 1881 e scatenò la protesta dei gondolieri

VENEZIA. Nel marzo del 1891, Giacinto Gallina, il drammaturgo veneziano cantore dai toni conservatori e nostalgici di una Venezia decaduta, metteva in scena al Teatro Drammatico di Roma “Serenissima”, che trasportava sulle scene la fiera opposizione di una parte della città e dei gondolieri all’introduzione dei vaporetti in Canal Grande.
La vicenda risaliva a dieci anni prima.
Dal 1872 la navigazione a vapore aveva introdotto un servizio di vaporetti - chiamati ironicamente “caponère” - tra San Giuliano e il centro storico, Fusina, Chioggia, sino a Jesolo (allora Cavazuccherina) e San Donà, gestito dalla “Società veneta di navigazione lagunare”.
Ma nei canali vigeva il monopolio dei gondolieri; vi erano sì degli “omnibus” con cui gli albergatori gestivano gli arrivi in treno o sui piroscafi, ma nessuno aveva mai pensato di chiedere una concessione per coprire la “strada di 1a classe”, come una statale, cioè il Canal Grande.
Ci pensò il piemontese Finella, da tempo a Venezia, stanco dei tempi lunghi della laguna. Emulo dei tram che un po’ dovunque avevano sostituito gli omnibus a cavallo, nel 1879 Finella ottenne dal prefetto Sormani Moretti la prima autorizzazione, perfezionata il 27 luglio 1880, dopo essersi associato all'imprenditore Frédéric Williams nella parigina “Compagnie des Bateaux Omnibus de Venise”.
La sua idea era di dotare la città di «un rapido servizio di vaporetti, dello stesso tipo di quelli che funzionano in Francia, sulla Senna», i celebri “bateaux mouches”.
Il primo “batèo”, contrassegnato dal n. 1 e dal nome “Regina Margherita” era lungo 20 metri con un motore da 50 cavalli. Costruito nel cantiere di Paul Oriolle a Nantes, partì il 7 maggio, scese alla foce della Loira, poi lungo la costa Atlantica fino a Bordeaux dove imboccò la Garonna e il Canal du Midi, per circumnavigare la penisola con una vela da cutter, entrando finalmente a Venezia l'11 giugno 1881. Ingresso poco trionfale, a dir il vero, se finì in secca vicino a San Michele.
L’anno successivo vennero ordinati – e arrivarono con itinerario pressoché uguale – altri otto vaporetti: e se il primo continuò fino al 1937, quando venne ceduto a una compagnia di navigazione sul Po, gli altri restarono in attività sino al 1956.
Incagliamento a parte, l’arrivo del primo vaporetto a Venezia fu accolto con opposizione da parte di puristi e politici come Pompeo Molmenti, ma soprattutto da parte dei gondolieri, che dopo qualche mese di malumori – e di palleggiamento di responsabilità tra il sindaco Dante di Serego Allighieri e il governo romano – il 1° novembre 1881 organizzarono uno sciopero di 48 ore, volto a creare disagio in occasione della commemorazione dei defunti, con tutta la popolazione in attesa di farsi portare all’isola di San Michele.
Alla fine il municipio dovette ascoltare le ragioni di gondolieri e barcaioli, ma solo poche delle loro proposte vennero accolte e per breve tempo, come l’assicurazione che il servizio si sarebbe svolto solo dall’alba al tramonto o che alcune delle dodici fermate previste, come quella della Ferrovia, sarebbero state spostate.
Dopo otto anni la questione ancora non si era definita, al punto da coinvolgere la regina Margherita e il principe di Napoli, futuro Vittorio Emanuele III, al centro di un’altra manifestazione di protesta, durante la visita reale in laguna, nel 1889.
Sarà stato per queste agitazioni o per il desiderio di monetizzare che nel 1890 Finella si fece da parte e subentrò la “Società veneta lagunare di navigazione”, quella che gestiva i servizi foranei.
Alessandro Finella poté godersi poco i suoi guadagni: morì poco dopo, stroncato da un malore, a 50 anni, il 24 maggio 1891.
Il 5 novembre 1903, la giunta Grimani decise di avocare a sé il servizio, creando una municipalizzata. Provvedimento in controtendenza con la prassi del momento che vedeva invece esternalizzare i vari servizi, dall’acquedotto all’illuminazione pubblica. Dell’opposizione dei gondolieri sarebbe rimasta traccia successiva nel film “Canal Grande” di Andrea di Robilant, tratto nel 1943 proprio da “Serenissima” di Gallina.
Forte anche di un referendum, il Comune il 1° gennaio 1905 varava l’Acni, l’Azienda comunale per la navigazione interna, che irrobustiva le destinazioni interne, comprendendo anche le isole con i vari ospedali (san Servolo, San Clemente, le Grazie, Sacca Sessola), San Michele, San Lazzaro o le Quattro Fontane del Lido, e persino Marghera e Fusina.
Il 1° gennaio 1930 la Grande Venezia – unificate in unico comune le isole con Venezia, Mestre. Favaro e Chirignago – acquistava in blocco le 14 motonavi della “Veneta lagunare” e tutto il personale: nasceva così l’Acnil, con l’aggiunta di un tocco di “Lagunare” in più, mantenendo lo stesso nome anche quando iniziò ad occuparsi (1965) del trasporto terrestre, sino al 1978, quando subentrò l’Actv.
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